“Troisi era un mito per noi.
L’idea di creare qualcosa di mio, cha appartenesse
alla mia sensibilità umana prima che professionale mi ha sempre affascinato”
Sulle note di “Qualcosa arriverà”, di cui Pino Daniele ha inciso per l’occasione una
strofa in Massimo.
Il mio cinema secondo me” che
il Liceo Manzoni ha proiettato in un’Aula Magna gremita di giovani, alla
presenza dell’autore e regista Raffaele
Verzillo. E quando hanno risuonato quelle dolcissime note, colonna sonora
di una delle opere più belle di Troisi, nonché canzone che ha fatto breccia nel
cuore di un’intera generazione, trattenere l’emozione è stato davvero difficile.
Sul video scorrevano il volto, gli occhi e lo sguardo di chi come pochi ha
saputo coniugare malinconia e comicità, ed in sala è stato come riaprire le
pagine di un libro mai chiuso, sebbene strappato con rapidità ingiustificata.
una versione originale su accompagnamento ad archi, e lasciata come
omaggio all’amico di sempre, si chiude il film-documentario “
“Il paradosso che vive Massimo è che ad oggi
è più conosciuto all’estero che in Italia: i diritti e le questioni familiari
in qualche modo non aiutano la sua memoria”. Queste le parole di Aldo Vella, ex-sindaco di san Giorgio a
Cremano e fondatore del premio dedicato a Massimo Troisi, ospite dell’incontro
tenutosi sabato scorso al Manzoni.
Si è ripercorsa
la straordinaria carriera dell’attore, la sua poetica piena di profondità e filosofia,
la sua vis comica, intatta nel corso
degli anni. E il film-documentario di Verzillo è stato seguito in un silenzio
quasi religioso. “Per me, come per tanti
della mia generazione- ha ricordato il regista, rispondendo alle domande
della giornalista Nadia Verdile,
moderatrice dell’incontro – Troisi era un
mito: quando mi sono imbattuto per puro caso nella registrazione audio contenente
un’intervista che aveva concesso ad una laureanda di Genova, decisa a
realizzare su di lui la propria tesi, mi è subito venuta in mente l’idea di
realizzare qualcosa di mio. Che appartenesse alla mia sensibilità umana prima
ancora che professionale. E ci sono riuscito”. E di quelle parole fissate
nel nastro di una cassetta, dal suono un po’ retrò, molte rimangono impresse e
scalfiscono come la dura pietra: il vero rivoluzionario è solo un passo avanti
agli altri, e non un’immensità, altrimenti, dietro di lui, non ci resta
nessuno…
E così, il
documentario di Verzillo, andato in onda sulla Rete Nazionale il 4 giugno
quando cadevano i venti anni della morte dell’attore, ha ottenuto anche tra i
giovani liceali casertani il successo che meritava. Le parole di Francesca Neri, Maria Grazia Cucinotta,
Massimo Bonetti e, soprattutto, di Lello Arena, senza mai sfociare nel
melenso, si sono intrecciate in immagini e volti trattati con una speciale
tecnica di produzione, motion graphic,
che ha contribuito a rendere tutto vivo e reale. E per finire…“Qualcosa arriverà” con cui tra tanta emozione
si spengono le luci del documentario sugli occhi di Troisi.
Davvero una
giornata da ricordare. “Tutto nasce dalla
volontà del nostro liceo e del professore Massimo
Santoro - orgogliosa, ribadisce, la Preside Adele Vairo – di proporre la licealità
classica attraverso i ‘figli della nostra terra’, che si stanno facendo spazio
nel mondo dello spettacolo, attingendo proprio al patrimonio umanistico che la
scuola ha offerto loro”. E come ha contribuito la formazione umanistica
alla carriera di un regista? “Ragazzi
– le accorate parole che Verzillo ha lasciato ai giovani del Manzoni – lo studio, soprattutto quello classico, vi
aiuta a scegliere. E solo chi sa scegliere, può dirsi davvero libero.” Si
può pensare diversamente?