Santa
Maria Capua Vetere - Nel 2002, quando giornalisticamente io
ricostruii l’attentato delle “Br” al magistrato sammaritano
Nicola
Giacumbi,
( ucciso a Salerno quando era Procuratore della Repubblica ) ne
scaturì un dibattito – tra vari rappresentati della società
civile - per le intitolazioni delle aule bunker del Tribunale di S.
Maria C.V.
“Dopo
la proposta di Carlo
Fucci,
allora segretario dell’Associazione nazionale magistrati e p.m. a
Santa Maria Capua Vetere, di intitolare ai magistrati Giovanni
Falcone,
Paolo Borsellino o
Mario
Livatino
le aule bunker del Tribunale; dopo gli interventi di Carlo
Alemi,
all’epoca Presidente del Tribunale (“sarebbe opportuno un
dibattito tra tutti gli operatori della giustizia”); di Pasquale
Giuliano,
ex magistrato, componente della commissione giustizia, senatore di
Forza Italia (“non mi dispiacerebbe il nome di una personalità
della nostra terra”); di Nicola
Garofalo,
avvocato penalista, già segretario della camera penale e all’epoca
assessore alla cultura della Provincia di Caserta (“le aule non
debbono essere intitolate ai magistrati caduti nell’adempimento del
dovere, perché loro, vanno onorati nei luoghi della società civile
e non già dove si celebrano i processi. Mi piacerebbe dedicarne una
a Enzo
Tortora”
); e in ultimo Alberto
Zaza,
giornalista, avvocato, componente il direttivo dell’Ordine Forense
(“tutti i luoghi del tribunale andrebbero intitolati a qualcuno
anche se la proposta di Garofalo invita a meditare”).
Io intervenni nel dibattito
( come decano dei cronisti giudiziari ) e mi permisi di proporre
di intitolare l’aula bunker (che si trova all’interno del
carcere) all’ex direttore prematuramente scomparso, il generale
Francesco
Uccella
(peraltro mio compagno d’infanzia; abbiamo frequentato assieme le
elementari con il Maestro Beniamino
Carnevale,
padre di due magistrati ), e l’altra aula, quella alle porte di
Capua, al magistrato sammaritano Nicola
Giacumbi,
assassinato a Salerno negli anni 80 dalle Br.
Ma
ignoravo che già le organizzazioni sindacali dell’apparato
carcerario avevano stimato inoltrare la proposta di intitolare, non
già l’aula bunker, come da me prospettato, ma tutto il complesso
carcerario al Generale Francesco Uccella, deceduto a Londra nel 2001
che era stato per 10 anni direttore dello stesso.
A
dicembre 2007, si ripropose la questione dovuta alla morte di
Michele
Pilleri (morto
a 78 anni) fondatore della Medicina Legale a Caserta, perché alcuni
magistrati proposero di intitolare l’aula della Corte di Assise
di S. Maria C.V. allo stesso. Mentre l’Università Federico II°
propose di intitolargli la biblioteca di patologia forense.
Io ho insistito nella mia
proposta di intitolare le aule ai “martiri” locali: a Uccella è
stato riconosciuto lo status di “vittima del dovere” mentre per
Giacumbi il suo assassinio parla chiaro. Ed ecco una breve cronaca
dell’accaduto ( per i più giovani). Il delitto avvenne il 16
marzo del 1980 allorquando fu assassinato il procuratore della
repubblica, lo stesso, come detto, era nativo di S. Maria C.V. –
Venne freddato con 12 colpi da due uomini mascherati. Due anni dopo
via Fani, diciotto mesi dopo il delitto Paolella, le “Brigate
rosse”, in un agguato, assassinarono il giudice Nicola Giacumbi che
aveva 52 anni e che in quel periodo occupava il posto “ad interim”
di Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Salerno e da 14
anni svolgeva il suo ruolo di sostituto. NicolaGiacumbi, stava rientrando a casa con la moglie, Carmela Di Renna (dalla quale aveva avuto un figlio Giuseppe, che allora aveva 5 anni, oggi è ingegnere e lavora a Bari ) non aveva scorta, ma era stato più volte minacciato ed aveva addirittura redatto un dossier sulle Brigate Rosse, allorquando due killer, a volto coperto, gli spararono 12 colpi di 7,65. Era domenica del 16 di marzo del 1980 e da poco erano passate le 20, la strada era deserta per i soliti capricci di marzo di dispensare improvvisi acquazzoni, Nicola Giacumbi, assieme alla moglie, era stato a fare visita ai suoceri in via Raffaele Conforti, sul lungomare di Salerno, a pochi passi dal palazzo di giustizia e dalla sua abitazione, sita al Corso Garibaldi al civico 195.
La scena si svolse
fulminea, e i due brigatisti aggredirono alle spalle il magistrato,
crivellandolo di colpi e sfiorando appena la moglie che, per lo
spavento, perse i sensi. Giacumbi, figlio di magistrato, il padre
Giuseppe
è stato procuratore della Repubblica a Santa Maria Capua Vetere per
molti anni, aveva da poco tempo finito di lavorare ad un dossier
sulle brigate rosse in merito all’incendio della locale filiale
Fiat nella cui sede furono fatte esplodere con cariche di tritolo
numerose autovetture. Il crimine venne anche rivendicato dalle br di
Salerno.
Come del resto il suo
assassinio, rivendicato con un volantino, il classico delle br (negli
anni Ottanta non eravamo ancora all’epoca della diffusione dei
computers e le rivendicazioni non avvenivano via “e mail” come
quella sull’omicidio di Marco
Biagi
trasmessa a Caserta
news)
lasciato nel bar “Natella & Beatrice” sul lungomare di
Salerno, con avviso alla tv locale, “Telecolor”. “Abbiamo
ucciso il boia fascista Giacumbi”, questa la delirante
rivendicazione.
L’Amministrazione civica
di S. Maria C.V., all’epoca presieduta dal dr. Prisco
Zibella,
in seguito al vile assassinio, proclamò il lutto cittadino e i
magistrati del Tribunale, per ricordarlo e commemorarlo sospesero le
udienze per due giorni. Nell’aula della 1° sezione civile, alla
presenza del Presidente di allora, Vittorio
Palazzi e
del Procuratore Capo Antonio
Manzillo,
l’avvocato Alfonso
Martucci,
ebbe l’incarico di commemorarlo. Martucci era amico di famiglia di
Giacumbi (il giudice, come detto, era anche molto legato alla
famiglia del dr. Tafuri, infatti all’epoca del delitto il fratello
Mario, subito dopo la costituzione di Aurelio, si rivolse proprio a
Giacumbi per alcuni consigli. L’episodio è ricostruito
ampiamente nel mio libro “Il
delitto di un uomo normale”).
Ancora due ricordi
personali. Quando in pompa magna fu inaugurato il nuovo complesso
carcerario, con la presenza del Ministro della Giustizia dell’epoca
Salvatore
Caianiello e
il generale Francesco Uccella faceva gli onori di casa, ( io ero
accreditato come giornalista per seguire l’evento) mi venne
incontro abbracciandomi. Quando poi nel 2000 fui ristretto, “per
sfizio del governo”, e lui era direttore in carica ( ancora oggi
sono in attesa della indennità per ingiusta detenzione) mi face
“silenziosamente” assegnare una cella isolata, con tutti i
comfort e spesso, il capo degli agenti di custodia, veniva a
chiedermi “se avevo bisogno di qualcosa”.
Anche per il generale
Uccella, l’attuale civica amministrazione, presieduta da Biagio
Di Muro (
nell’apprendere la notizia della intitolazione del carcere ha
detto “uomo amatissimo e dalle immense doti professionali”) ha in
animo di organizzare una grande manifestazione e forse intitolargli
anche una strada o una piazza. Mentre nel giorno della memoria delle
vittime del terrorismo il sindaco ha ricordato alla cittadinanza con
manifesti e foto il sacrificio di Nicola Giacumbi.