Il giorno 7 Marzo A Santa Maria Capua Vetere ,si terrà un interessante
incontro di Antropologia forense patrocinato dall’Osservatorio
Giuridico Italiano e dall’Ordine degli Avvocati. Il Prof. Matteo
Borrini ,noto archeologo e antropologo forense,il Dott. Francesco
Todisco,magistrato napoletano e gli Avv.ti Giulio Amandola e Tiziana
Barrella ,Presidente e Responsabile Scientifico dell’OGI
argomenteranno circa l’utilizzabilità dell’archeologia e antropologia
forense in ambito processuale. Sono discipline largamente impiegate
qualora ci sia il rinvenimento di resti scheletrici o altamente
decomposti e deteriorati. Attraverso lo studio dei resti e del
contesto è possibile stabilire la natura umana o animale dei reperti,
nonché procedere ad una prima datazione in modo da stabilirne l’epoca
della morte e valutarne così la competenza giudiziaria. Oggi si è
soliti pensare che il DNA sia la prova regina e che aiuti a risolvere
casi e identificare cadaveri sconosciuti, ma senza una banca dati
genetica questo non è possibile. L'antropologia forense serve proprio
a questo, a ricostruire il profilo dai suoi resti scheletrici (sesso,
età, gruppo umano, statura), tutte caratteristiche che aiutano a
restringere il campo delle indagini e a trovare possibili candidati
per l'esame del DNA.
Inoltre l'antropologia forense fornisce informazioni circa quello che
il DNA non dice, ovvero le cause e le modalità del decesso. Insieme al
medico legale, infatti, l'antropologo valuta i traumi e le lesioni
riscontrabili sullo scheletro per meglio ricostruire la dinamica del
crimine. Il recupero dei resti con tecniche di archeologia forense
possono fornire informazioni circa le modalità di
deposizione-occultamento del cadavere e permettere il repertamento di
indizi utili alle forze investigative.
L’incontro si terrà presso i locali della fondazione Elio Sticco in
via Lussemburgo a Santa Maria C.V. alle ore 15.30