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mercoledì 30 novembre 2011

ARMI IN CASA DEI GIUDICI - PATTEGGIA IL GIUDICE DI PACE ANTONIO LEONE

 Ha rischiato 12 anni di  detenzione , ma i suoi colleghi del tribunale di Roma ne hanno commiato soltanto  4 con l’aggiunta di sei mesi . Si conclude così il primo grado per il giudice di pace Antonio Leone posto in stato di detenzione lo scorso 29 ottobre 2010, dopo  che  il giudice De Benedictis era stato già coinvolto nella inchiesta  del traffico d’armi.  Antonio Leone era stato indagato  nell'ambito delle indagini sul traffico di armi della procura sammaritana che ha portato al fermo  di Giuseppe De Benedictis, gip in servizio presso il tribunale di Bari, ai domiciliari con l'accusa di detenzione illegale di armi dopo una perquisizione nella sua abitazione a Molfetta nel corso della quale fu trovata  trovata una pistola detenuta illegalmente e proveniente da Caserta. Leone era stato  anche indagato dalla Procura di Roma nel 2009 perchè coinvolto nell'inchiesta "Crash ghost" sui falsi incidenti stradali liquidati come se fossero veri grazie alla complicità di medici, tecnici di radiologia, avvocati specializzati nelle pratiche di rimborso con le compagnie assicurative. E proprio dall'operazione "Crash ghost" erano partite le indagini sul traffico di armi che sono ancora in corso. La sentenza è stata letta in aula  venrdì scorso davanti al suo difensore il professor Camilo Irace , ma la notizia è stata in ogni caso resa pubblica,  in mattinata nei corridoi del palazzo di giustizia con  brusii  mentre si aspetava l’udienza del processo a carico di Michele Santonastaso , ma anche conferme che  venivano  proprio dagli avvocati che avevano avuto a che fare con il tribunale della città capitolina. Il processo riguarda anche le armi che sono state ritrovate in casa dell’ex moglie posta ingiustamente  in stato di detenzione. Ma per  Antonio leone pende  ancora l’inchiesta crash ghost sempre presso il tribunale di Roma.  

SANTA MARIA CAPUA VETERE- FURTO AGGRAVATO PRESI IN TRE

Nel pomeriggio odierno i carabinieri della compagnia di santa maria capua vetere hanno tratto in arresto tre uomini ritenuti responsabili di furto aggravato in concorso:

• Valletta Salvatore cl.’ 78 residente in sant’angelo in formis (ce);

• S. A. Cl.’82 residente in pastorano (ce);

• Maiello Giovanni cl.’65 residente in capua (ce).

Predetti nella tarda mattinata odierna sono stati sorpresi all’interno di un capannone industriale di santa maria capua vetere dove, dopo aver scardinato due porte per entrarvi, stavano tentando di sottrarre fili di rame previo danneggiamento delll’impianto elettrico ed idraulico, prima di essere sorpresi dai militari dell’aliquota radiomobile intervenuti sul posto poiche’ allertati dai proprietari della ditta che avevano sentito rumori sospetti provenienti dall’interno del fabbricato.

Nelle vicinanze del luogo dove sono stati trovati i tre individui e’ stata rinvenuta anche una cassetta di legno con 30 kg di cavi contenenti rame successivamente sequestrata dai militari operanti.

Gli arrestati, dopo le formalita’ di rito,. Sono stati associati presso la casa circondariale di santa maria capua vetere in attesa del rito direttissmo previsto per la mattinata di domani

SANTA MARIA CV- PRESENTAZIONE EVENTI NATALIZI CON SINDACO ROCCOCO' E MUSTACCIULI

Sarà presentato venerdì 2 dicembre, nel corso di una conferenza stampa, il programma completo delle iniziative per le prossime festività natalizie organizzate dall’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere.All’incontro con i giornalisti – che si terrà nella sala consiliare di Palazzo Lucarelli alle ore 12 – parteciperanno il sindaco Biagio Di Muro, l’assessore alla Cultura Mario Tudisco, i referenti cittadini di Ascom-Confcommercio e Confesercenti Rosario Capitelli e Rosida Baia, il presidente della Pro Loco Antica Capua Dario Cicala.

GRAVE ERRORE STRATEGICO PER LA PROVINCIA DI CASERTA SOSTITUIRE UN BIODIGESTORE ANAEROBICO ALLO STIR

(Con i CDR e i termovalorizzatori si puntò esclusivamente sulla frazione secca; con i Digestori previsti nel nuovo Piano Regionale si sposta l’attenzione sulla frazione umida)


Il 19 novembre 2008 il Parlamento Europeo ha adottato la nuova Direttiva sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE). In essa viene considerato come obiettivo primario di una corretta politica in materia di rifiuti la maggior riduzione possibile delle conseguenze negative per la salute umana e l’ambiente. Bisogna applicare la cosiddetta “gerarchia dei rifiuti”: ordine di priorità delle migliori opzioni ambientali nella normativa e nella politica dei rifiuti. Al primo posto di questa scala gerarchica figura la prevenzione, ossia l’adozione di misure in grado di ridurre la quantità di rifiuti, anche con il riutilizzo o il prolungamento del loro ciclo di vita, e di ridurre gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull'ambiente e la salute umana. Successivamente va considerato il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Esso include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. Quindi il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». In particolare la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" fissati dalla direttiva stessa.

Solo come ultima opzione va considerato lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia.

La stessa Direttiva 2008/98/CE evidenzia che: “ Le parti interessate e il pubblico in generale dovrebbero avere la possibilità di partecipare all’elaborazione di tali programmi (programmi di prevenzione dei rifiuti incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali) e dovrebbero avere accesso ad essi una volta elaborati, come previsto dalla direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale.”.

I Piani devono comprendere il tipo la quantità e le fonti dei rifiuti prodotti all’interno del territorio, i sistemi di raccolta dei rifiuti e i grandi impianti di smaltimento e recupero esistenti, una valutazione della necessità di nuovi sitemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti.

Le procedure di approvazione dei piani non sembra mutata: le regioni, sentite le Province, i Comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d’ambito, predispongono e adottano piani regionali di gestione dei rifiuti. L’articolo 199 stabilisce esplicitamente che per l’approvazione dei piani si applica la procedura della Valutazione Ambientale Strategica (parte II del D.Lgs. 152/2006)

Per quanto riguarda la localizzazione dei siti, come si legge nel Rapporto Ambientale (Capitolo 2 - illustrazione dei contenuti e degli obiettivi principali del PRGRU della Campania) dello stesso Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani in Campania -

essa è di competenza delle Province: “E’ estremamente rilevante rimarcare l’ambito di azione del PRGRU rispetto alle operazioni di localizzazione dei siti di trattamento e smaltimento. Secondo la norma vigente, infatti, (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., art. 196 comma 1, punti elenco n e o), è competenza specifica delle Regioni la sola definizione dei criteri per la determinazione delle aree non idonee alla

localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti nonché dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento, mentre l’individuazione delle stesse aree è una competenza esclusiva delle Province. Le Province, nell’esercizio di propria esclusiva competenza di individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento, dovranno definire accuratamente,

nell’appropriato livello di scala, la distribuzione spaziale dei vincoli corrispondenti ai criteri di localizzazione individuati nel PRGRU.”



Dal Rapporto Rifiuti Urbani 2011 (ISPRA-Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si può valutare una produzione regionale dei rifiuti di circa 2.750.000 t/a ed una popolazione di circa 5.800.000 abitanti per una produzione pro capite di crica 480 Kg/a

Per la sola provincia di Caserta gli abitanti sono circa 910.000 con una produzione di rifiuti di circa 425.000 t/a e una produzione pro capite di circa 470 Kg/a.

In provincia di Caserta nell’anno 2009 la raccolta differenziata ammontava a 87.690 tonnellate/anno mentre la parte indifferenziata risultava 336.658 tonnellate/anno (totale 424.328): questi dati possono essere considerati costanti anche per gli anni successivi e per i prosimi anni.

Considerando che la frazione umida rappresenta circa il 30% della produzione totale di rifiuti, si può stimare una massa totale della sola frazione umida di circa 128.000 t/a e, considerato che si deve raggiungere il 50% di raccolta differenziata (RD) entro il 2011 che sale al 65% entro il 2012, si deve prevedere una quantità pari a circa 83.000 t/a di frazione umida (65% di 128.000).



Gli impianti di trattamento meccanico biologico (STIR ex CDR) della Regione sono in tutto sette per una quantità massima autorizzata di 2.579.034 tonnellate/anno e solamente 757.196 tonnellate trattate (circa il 29%)

Nell’impianto di S. Maria C.V., unico in provincia di Caserta, la quantità massima autorizzata è 361.700 tonnellate/anno che corrisponde all’85% della produzione totale della provincia di Caserta ma la quantità realmente trattata è stata 148.831 tonnellate di rifiuti indifferenziati (circa il 41 % della quantità massima autorizzata).

In Campania funziona un solo impianto di incenerimento ad Acerra che, nell’anno 2009, ha processato 239.602 tonnellate di frazione secca proveniente dagli STIR e 105.930 di frazione classificata CDR (12,7 % della produzione complessiva dei RU).

Lo smaltimento dei RU in Campania ha registrato nel 2009 un incremento della

quantità di rifiuti smaltita in discarica: 1.335.130 tonnellate su una produzione totale di 2.719.000 (49% in discarica) (nei due anni precedenti in discarica è stata conferita una quantità compresa tra il 34 e il 38%).

Nello stesso anno la provincia di Caserta ha smaltito in discarica 317.152 t/a che su un totale di circa 425.000 t/a corrisponde ad una percentuale del 75%: stranamente nello stesso anno risulta che le province di Caserta, Avellino, Benevento e Napoli hanno conferito in discarica una quantità molto simile: non risulta la quantità smaltita in discarica dalla provincia di Salerno.

La discarica della provincia di Caserta è quella di San Tammaro con una capacità residua di 1.232.849 m3 in cui sono stati smaltiti 317.152 tonnellate nell’anno 2009.



- Nell’anno 2009, in Campania, risultavano 7 impianti per il compostaggio autorizzati per una quantità annuale di frazione selezionata complessiva di 98.199 tonnellate/anno. La quantità di rifiuto realmente trattata durante l’anno2009 è stata di solo 19.916 tonnellate.

Di questi impianti due risultavano attivi in provincia di Caserta: a) Orta di Atella con una quantità massima autorizzata di 15.500 tonnelate; b) Villa Literno con 16.400 tonnellate autorizzate. A questi si dovrebbero aggiungere un impianto di compostaggio a San Tammaro con una quantità massima autorizzata di 30.000 t/a, di cui sono state finanziate le opere di completamento e di cui si prevede la conversione in digestore anaerobico da 40.000 t/a, e a Castelvolturno con una quantità massima autorizzata di 50.000 t/a che figura nel Rapporto Rifiuti Urbani relativo all’anno 2008

Complessivamente la Provincia di Caserta ha una disponibilità massima di

(15.500 + 16.400 + 40.000 + 50.000) 121.900 t/a



Considerato che:

a) in provincia di Caserta la produzione di RU è di circa 425.000 t/a;

b) selezionando tutta la frazione umida che è circa il 30% dell’intera massa

si dovrebbero teoricamente trattare una quantità massima di circa 127.000 t/a



Quindi la nostra Provincia dovrebbe già essere autosufficiente senza altri impianti!



Il piano provinciale della gestione dei rifiuti (PPGR) ha previsto con il DP n.65 del 30 settembre 2010 le seguenti esigenze impiantistiche della Provincia di Caserta in materia di trattamento di rifiuti solidi urbani:

a) un impianto di digestione anaerobica, con una potenzialità di circa 40.000t/a, da

realizzare nell'area di S. Tammaro per riconversione industriale dell'impianto di

compostaggio in via di realizzazione ;

b) perlomeno due impianti di digestione anaerobica, con una potenzialità tra 30.000 e

50.000t/a, da realizzare, qualora fossero individuate, preferibilmente in aree già strutturate e comunque nel rispetto dei criteri di localizzazione, di prossimità e di attrattività individuati dal PPGR. Il numero e la potenzialità di tali impianti saranno definiti a valle di concertazioni ed accordi con i Comuni che hanno presentato progetti per impianti di tecnologia similare;

• per l'impianto di trattamento meccanico-biologico di S, Maria Capua Vetere, noto anche come STIR, al fine di consentirne la piena funzionalità, si dovrà realizzare una sezione di biostabilizzazione frazione umida tritovagliata, che consenta di ottenere una riduzione considerevole, non inferiore al 30%, del volume di tale frazione da inviare a discarica; (Per quanto riguarda lo STIR di Santa Maria Capua Vetere viene affermato che già è stato realizzato ed è funzionante dal novembre 2010, un impianto mobile di stabilizzazione dalla potenzialità di 150 t/g nel capannone MVS per ridurre il volume di rifiuto di circa il 30% e minimizzare gli effetti odorigeni)

• per gli impianti di trattamento termico, si ritiene che la potenzialità di 250.000t/a indicata dal PPGR per la frazione secca non riciclabile di rifiuto residuale alla raccolta differenziata e scarti delle filiere provinciali del riciclo di carta e plastica debba essere soddisfatta da:

a) conferimenti per oltre 150.000t/a di rifiuto residuale ai termovalorizzatori funzionanti (ad Acerra) o programmati (a Napoli Est e Salerno) in Campania;

b) un impianto di tecnologia avanzata, preferenzialmente di gassificazione, con una

potenzialità di circa 90.000t/a, da realizzare preferibilmente in un'area del basso casertano che rispetti i criteri di localizzazione, di prossimità e di attrattività individuati dal PPGR.





Per quanto riguarda l’impianto di termovalorizzazione per gassificazione in Provincia di Caserta da 90.000 t/a non vengono definite le caratteristiche tecniche del processo.

Questo sarà l’unico gassificatore della Campania ed è probabile che ci sia un collegamento con il contenuto del seguente comunicato stampa: “Napoli, 29 marzo 2011 – Presentati oggi a Napoli da CONAI e AMRA i risultati della sperimentazione di un innovativo processo per il recupero di energia e materia da rifiuti urbani e di imballaggio, realizzato presso il primo impianto pilota di gassificazione a letto fluido in Italia, installato in Campania, nella zona industriale di Caserta.”



Il Conai è il consorzio privato senza fini di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi con la finalità di perseguire, in una logica di responsabilità condivisa fra cittadini, pubblica amministrazione, imprese, gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. AMRA S.c. a r.l. è una società consortile senza fini di lucro a capitale interamente pubblico (sono attualmente soci le cinque Università campane, il CNR, l’Istituto Nazionale di Geofìsica e Vulcanologia e la Stazione Zoologica Anton Dhorn), nata dal progetto sui Centri di Competenza promosso dall’Assessorato alla Ricerca Scientifica della Regione Campania, nell’ambito del Piano di sviluppo dell'innovazione in Campania, e finanziato con Fondi Europei.



La tecnologia al centro della sperimentazione viene indicata come una soluzione innovativa per contribuire ulteriormente a ridurre la quota di materiale che finisce in discarica e consentire di recuperare materia e/o energia anche degli scarti dei processi di selezione e riciclo del materiale da raccolta differenziata.



Contrariamente a quanto previsto da quello Provinciale, il Piano Regionale prevede invece un ulteriore impianto di digestione anaerobica con una quantità massima autorizzata di 75.000 t/a e la dismissione dello STIR, rendendo la Provincia di Caserta non autosufficiente sul piano smaltimento rifiuti. Infatti si troverà con un numero di impianti sbilanciato a favore della frazione umida che “dovrà essere selezionata” ma, seppure si riuscisse a rispettare le previsioni del Piano Regionale, la quantità teorica recuperabile dai RU della Provincia è inferiore a quella che si dovrebbe trattare negli impianti..



Questa “Parziale incoerenza” tra i due piani è stata evidenziata nel Rapporto Ambientale dove si legge: “... appare rilevarsi, invece, tra le previsioni dei singoli atti provinciali e il PRGRU, che propende alla realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica presso gli STIR, che, nell’ipotesi preferita dello scenario B2, vengono progressivamente a tale finalità riconvertiti, fuoriuscendo dal ciclo di gestione dei RUR. Tale fuoriuscita, seppur considerata in alcuni casi, non corrisponde esattamente con le ipotesi delle Province. A questo proposito conviene analizzare nel dettaglio le diverse previsioni per quanto attiene la rifunzionalizzazione degli STIR.”



Nel Piano Regionale, in considerazione dell’obiettivo legislativo del 65% di raccolta differenziata media, è stato prefissato di voler raggiungere l’obiettivo del 75% e, in modo arbitrario, è stato stabilito che per il raggiungimento di tale obiettivo è necessario elevare al 90% l’efficienza di intercettazione della frazione umida. E’ chiaro che da questo scenario aumenterebbe la quantità di umido da trattare ed i costi relativi ad un sistema di raccolta porta a porta.

Non è possibile, come lo stesso Piano lo prevede e probabilmente non vuole, realizzare una raccolta differenziata efficiente ed efficace che riguardi il 100% dei rifiuti prodotti. Una parte rimarrà necessariamente indifferenziata e, nonostante le pretese del Piano Regionale, la stessa qualità dell’umido raccolto porta a porta non potrà essere della qualità richiesta per la trasformazione in compost quindi, anche dagli impianti anerobici, lo stabilizzato andrà in discarica:

è un problema tanto pagano i cittadini.



Aspetto non trascurabile è dato dai tempi previsti per la realizzazione degli impianti che, pur nella loro relativa semplicità tecnologica, hanno bisogno di un tempo di progettazione, installazione e collaudo di circa 18/24 mesi. Non è un problema si manda tutto fuori Regione: “una frazione di umido da raccolta differenziata viene inviata ad impianti biologici aerobici ed anaerobici installati fuori dalla Campania, e rappresenta quindi la potenzialità impiantistica da saturare.”

E’ evidente il gravissimo errore già commesso quando si sono costruiti gli impianti STIR (allora CDR) senza avere i termovalorizzatori e le discariche; errore che si rivelò ancora peggiore di tutte le più nefasti previsioni con la constatazione che essi non erano in grado di produrre CDR e di assicurare un serio processo di stabilizzazione della frazione organica.

A breve non avremo gli impianti STIR in cui trattare l’indifferenziato, sulla base delle previsioni del Piano dovrebbe aumentare la quantità di umido da trattare ma, a livello Regionale, non avremo gli impianti di digestione.



In questo scenario la provincia di Caserta risulterà la più penalizzata in quanto ad oggi, sarebbe già potenzialmente in grado di trattare l’umido provinciale (impianti che oggi lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità) e con lo STIR sarebbe in grado di trattare la parte indifferenziata. Giustamente il Piano provinciale lo ha previsto e sono stati già realizzati interventi per migliorarne il processo di stabilizzazione dell’umido. Gli stessi si dovrebbero ancora migliorare con una sezione di selezione meccanica destinata alla selezione delle raccolte, ad es. quella multi-materiale, da avviare alle specifiche filiere di riciclo, e una sezione di raccolta e trattamento dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), per il massimo recupero in sicurezza dei materiali effettivamente riciclabili e per il corretto smaltimento dei residui (Ipotesi prevista ma scartata dallo stesso Piano Regionale).

Ricordiamoci che dovremmo favorire il recupero dei materiali rispetto al recupero energetico

La necessità di insistere maggiormente sulla raccolta differenziata della frazione secca è tristemente e continuamente confermato dalla quantità e dalla tipologia di rifiuti abbandonati lungo le strade periferiche della nostra Città, Provincia e Regione.



Questione ambientale

E’ preoccupante dover constatare che non si trova nel Piano Regionale dei rifiuti una attenzione altrettanto dettagliata sulla necessità di dover procedere alla valutazione dell’impatto che gli impianti esistenti hanno determinato sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo. Con leggerezza si prevedono trasformazioni, che nel caso della conversione dagli STIR a biodigestori anaerobici significa smantellamento e costruzione ex-novo dell’impianto senza che sia finalmente prevista una fase di verifica dell’inquinamento che esso ha prodotto e la bonifica delle stesse aree. Si è volutamente trascurato che il sistema di monitoraggio con postazioni fisse previsto nei territori che ospitano gli impianti per il trattamento dei rifiuti, nonostante la disponibilità dei fondi necessari per la realizzazione, non è stato mai avviato.

Fu bandita una regolare gara di appalto per l’acquisto di centraline per il monitoraggio in continuo in questa zona riferite all’impianto FIBE Campania SPA, perché esse non furono mai installate?

Campagne di monitoraggio periodiche hanno confermato una scarsa qualità dell’aria e dell’acqua. E’ di alcuni mesi la notizia della presenza di sostanze clorurate nell’acqua di alcuni pozzi nel territorio del rione S. Andrea. Con questo non si vuole affermare che la causa sia l’impianto STIR ma non lo si può nemmeno escludere se non se ne accerta la causa.



Sarebbe stato auspicabile e normale, dopo 10 anni di un funzionamento che è stato accertato essere “non regolare”, procedere ad una attenta ed approfondita verifica di eventuali danni ambientali arrecati. Il sito in cui si trova lo STIR di S.Maria Capua Vetere risulta maggiormente a rischio perché negli anni precedenti ha ospitato anche un impianto di compostaggio! E pensare che oggi si pensa di ritornare ad un impianto che tratti l’umido.



Per gli assertori della tecnologia all’ultimo grido che si sforzano di spostare il problema sulla corretta gestione piuttosto che sulla tipologia degli impianti e sul processo, si deve ricordare cosa si verificò quando fu espletata la gara per la costruzione e gestione dei CDR. La valutazione tecnica ottenuta dal progetto presentato da ATI-FISIA ITALIMPIANTI S.p.a risultò il più basso tra quelli presentati ma si aggiudicò la gara perché offriva un costo di lavorazione più basso. Anche allora si parlava di tecnologia all’avanguardia e i risultati oggi li conosciamo tutti ma potevano benissimo essere previsti già allora.



Per quanto riguarda le quote di ristoro mai incassate i cittadini aspettano ancora una spiegazione!



Quale strumento di controllo è stato messo al servizio del cittadino?



Prof. V. De Felice




 
(Con i CDR e i termovalorizzatori si puntò esclusivamente sulla frazione secca; con i Digestori previsti nel nuovo Piano Regionale si sposta l’attenzione sulla frazione umida)



Il 19 novembre 2008 il Parlamento Europeo ha adottato la nuova Direttiva sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE). In essa viene considerato come obiettivo primario di una corretta politica in materia di rifiuti la maggior riduzione possibile delle conseguenze negative per la salute umana e l’ambiente. Bisogna applicare la cosiddetta “gerarchia dei rifiuti”: ordine di priorità delle migliori opzioni ambientali nella normativa e nella politica dei rifiuti. Al primo posto di questa scala gerarchica figura la prevenzione, ossia l’adozione di misure in grado di ridurre la quantità di rifiuti, anche con il riutilizzo o il prolungamento del loro ciclo di vita, e di ridurre gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull'ambiente e la salute umana. Successivamente va considerato il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. Esso include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento. Quindi il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». In particolare la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" fissati dalla direttiva stessa.

Solo come ultima opzione va considerato lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia.

La stessa Direttiva 2008/98/CE evidenzia che: “ Le parti interessate e il pubblico in generale dovrebbero avere la possibilità di partecipare all’elaborazione di tali programmi (programmi di prevenzione dei rifiuti incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla considerazione dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali) e dovrebbero avere accesso ad essi una volta elaborati, come previsto dalla direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale.”.

I Piani devono comprendere il tipo la quantità e le fonti dei rifiuti prodotti all’interno del territorio, i sistemi di raccolta dei rifiuti e i grandi impianti di smaltimento e recupero esistenti, una valutazione della necessità di nuovi sitemi di raccolta, della chiusura degli impianti esistenti, di ulteriori infrastrutture per gli impianti per i rifiuti.

Le procedure di approvazione dei piani non sembra mutata: le regioni, sentite le Province, i Comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d’ambito, predispongono e adottano piani regionali di gestione dei rifiuti. L’articolo 199 stabilisce esplicitamente che per l’approvazione dei piani si applica la procedura della Valutazione Ambientale Strategica (parte II del D.Lgs. 152/2006)

Per quanto riguarda la localizzazione dei siti, come si legge nel Rapporto Ambientale (Capitolo 2 - illustrazione dei contenuti e degli obiettivi principali del PRGRU della Campania) dello stesso Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani in Campania -

essa è di competenza delle Province: “E’ estremamente rilevante rimarcare l’ambito di azione del PRGRU rispetto alle operazioni di localizzazione dei siti di trattamento e smaltimento. Secondo la norma vigente, infatti, (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., art. 196 comma 1, punti elenco n e o), è competenza specifica delle Regioni la sola definizione dei criteri per la determinazione delle aree non idonee alla

localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti nonché dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento, mentre l’individuazione delle stesse aree è una competenza esclusiva delle Province. Le Province, nell’esercizio di propria esclusiva competenza di individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento, dovranno definire accuratamente,

nell’appropriato livello di scala, la distribuzione spaziale dei vincoli corrispondenti ai criteri di localizzazione individuati nel PRGRU.”



Dal Rapporto Rifiuti Urbani 2011 (ISPRA-Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si può valutare una produzione regionale dei rifiuti di circa 2.750.000 t/a ed una popolazione di circa 5.800.000 abitanti per una produzione pro capite di crica 480 Kg/a

Per la sola provincia di Caserta gli abitanti sono circa 910.000 con una produzione di rifiuti di circa 425.000 t/a e una produzione pro capite di circa 470 Kg/a.

In provincia di Caserta nell’anno 2009 la raccolta differenziata ammontava a 87.690 tonnellate/anno mentre la parte indifferenziata risultava 336.658 tonnellate/anno (totale 424.328): questi dati possono essere considerati costanti anche per gli anni successivi e per i prosimi anni.

Considerando che la frazione umida rappresenta circa il 30% della produzione totale di rifiuti, si può stimare una massa totale della sola frazione umida di circa 128.000 t/a e, considerato che si deve raggiungere il 50% di raccolta differenziata (RD) entro il 2011 che sale al 65% entro il 2012, si deve prevedere una quantità pari a circa 83.000 t/a di frazione umida (65% di 128.000).



Gli impianti di trattamento meccanico biologico (STIR ex CDR) della Regione sono in tutto sette per una quantità massima autorizzata di 2.579.034 tonnellate/anno e solamente 757.196 tonnellate trattate (circa il 29%)

Nell’impianto di S. Maria C.V., unico in provincia di Caserta, la quantità massima autorizzata è 361.700 tonnellate/anno che corrisponde all’85% della produzione totale della provincia di Caserta ma la quantità realmente trattata è stata 148.831 tonnellate di rifiuti indifferenziati (circa il 41 % della quantità massima autorizzata).

In Campania funziona un solo impianto di incenerimento ad Acerra che, nell’anno 2009, ha processato 239.602 tonnellate di frazione secca proveniente dagli STIR e 105.930 di frazione classificata CDR (12,7 % della produzione complessiva dei RU).

Lo smaltimento dei RU in Campania ha registrato nel 2009 un incremento della

quantità di rifiuti smaltita in discarica: 1.335.130 tonnellate su una produzione totale di 2.719.000 (49% in discarica) (nei due anni precedenti in discarica è stata conferita una quantità compresa tra il 34 e il 38%).

Nello stesso anno la provincia di Caserta ha smaltito in discarica 317.152 t/a che su un totale di circa 425.000 t/a corrisponde ad una percentuale del 75%: stranamente nello stesso anno risulta che le province di Caserta, Avellino, Benevento e Napoli hanno conferito in discarica una quantità molto simile: non risulta la quantità smaltita in discarica dalla provincia di Salerno.

La discarica della provincia di Caserta è quella di San Tammaro con una capacità residua di 1.232.849 m3 in cui sono stati smaltiti 317.152 tonnellate nell’anno 2009.



- Nell’anno 2009, in Campania, risultavano 7 impianti per il compostaggio autorizzati per una quantità annuale di frazione selezionata complessiva di 98.199 tonnellate/anno. La quantità di rifiuto realmente trattata durante l’anno2009 è stata di solo 19.916 tonnellate.

Di questi impianti due risultavano attivi in provincia di Caserta: a) Orta di Atella con una quantità massima autorizzata di 15.500 tonnelate; b) Villa Literno con 16.400 tonnellate autorizzate. A questi si dovrebbero aggiungere un impianto di compostaggio a San Tammaro con una quantità massima autorizzata di 30.000 t/a, di cui sono state finanziate le opere di completamento e di cui si prevede la conversione in digestore anaerobico da 40.000 t/a, e a Castelvolturno con una quantità massima autorizzata di 50.000 t/a che figura nel Rapporto Rifiuti Urbani relativo all’anno 2008

Complessivamente la Provincia di Caserta ha una disponibilità massima di

(15.500 + 16.400 + 40.000 + 50.000) 121.900 t/a



Considerato che:

a) in provincia di Caserta la produzione di RU è di circa 425.000 t/a;

b) selezionando tutta la frazione umida che è circa il 30% dell’intera massa

si dovrebbero teoricamente trattare una quantità massima di circa 127.000 t/a



Quindi la nostra Provincia dovrebbe già essere autosufficiente senza altri impianti!



Il piano provinciale della gestione dei rifiuti (PPGR) ha previsto con il DP n.65 del 30 settembre 2010 le seguenti esigenze impiantistiche della Provincia di Caserta in materia di trattamento di rifiuti solidi urbani:

a) un impianto di digestione anaerobica, con una potenzialità di circa 40.000t/a, da

realizzare nell'area di S. Tammaro per riconversione industriale dell'impianto di

compostaggio in via di realizzazione ;

b) perlomeno due impianti di digestione anaerobica, con una potenzialità tra 30.000 e

50.000t/a, da realizzare, qualora fossero individuate, preferibilmente in aree già strutturate e comunque nel rispetto dei criteri di localizzazione, di prossimità e di attrattività individuati dal PPGR. Il numero e la potenzialità di tali impianti saranno definiti a valle di concertazioni ed accordi con i Comuni che hanno presentato progetti per impianti di tecnologia similare;

• per l'impianto di trattamento meccanico-biologico di S, Maria Capua Vetere, noto anche come STIR, al fine di consentirne la piena funzionalità, si dovrà realizzare una sezione di biostabilizzazione frazione umida tritovagliata, che consenta di ottenere una riduzione considerevole, non inferiore al 30%, del volume di tale frazione da inviare a discarica; (Per quanto riguarda lo STIR di Santa Maria Capua Vetere viene affermato che già è stato realizzato ed è funzionante dal novembre 2010, un impianto mobile di stabilizzazione dalla potenzialità di 150 t/g nel capannone MVS per ridurre il volume di rifiuto di circa il 30% e minimizzare gli effetti odorigeni)

• per gli impianti di trattamento termico, si ritiene che la potenzialità di 250.000t/a indicata dal PPGR per la frazione secca non riciclabile di rifiuto residuale alla raccolta differenziata e scarti delle filiere provinciali del riciclo di carta e plastica debba essere soddisfatta da:

a) conferimenti per oltre 150.000t/a di rifiuto residuale ai termovalorizzatori funzionanti (ad Acerra) o programmati (a Napoli Est e Salerno) in Campania;

b) un impianto di tecnologia avanzata, preferenzialmente di gassificazione, con una

potenzialità di circa 90.000t/a, da realizzare preferibilmente in un'area del basso casertano che rispetti i criteri di localizzazione, di prossimità e di attrattività individuati dal PPGR.





Per quanto riguarda l’impianto di termovalorizzazione per gassificazione in Provincia di Caserta da 90.000 t/a non vengono definite le caratteristiche tecniche del processo.

Questo sarà l’unico gassificatore della Campania ed è probabile che ci sia un collegamento con il contenuto del seguente comunicato stampa: “Napoli, 29 marzo 2011 – Presentati oggi a Napoli da CONAI e AMRA i risultati della sperimentazione di un innovativo processo per il recupero di energia e materia da rifiuti urbani e di imballaggio, realizzato presso il primo impianto pilota di gassificazione a letto fluido in Italia, installato in Campania, nella zona industriale di Caserta.”



Il Conai è il consorzio privato senza fini di lucro costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi con la finalità di perseguire, in una logica di responsabilità condivisa fra cittadini, pubblica amministrazione, imprese, gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. AMRA S.c. a r.l. è una società consortile senza fini di lucro a capitale interamente pubblico (sono attualmente soci le cinque Università campane, il CNR, l’Istituto Nazionale di Geofìsica e Vulcanologia e la Stazione Zoologica Anton Dhorn), nata dal progetto sui Centri di Competenza promosso dall’Assessorato alla Ricerca Scientifica della Regione Campania, nell’ambito del Piano di sviluppo dell'innovazione in Campania, e finanziato con Fondi Europei.



La tecnologia al centro della sperimentazione viene indicata come una soluzione innovativa per contribuire ulteriormente a ridurre la quota di materiale che finisce in discarica e consentire di recuperare materia e/o energia anche degli scarti dei processi di selezione e riciclo del materiale da raccolta differenziata.



Contrariamente a quanto previsto da quello Provinciale, il Piano Regionale prevede invece un ulteriore impianto di digestione anaerobica con una quantità massima autorizzata di 75.000 t/a e la dismissione dello STIR, rendendo la Provincia di Caserta non autosufficiente sul piano smaltimento rifiuti. Infatti si troverà con un numero di impianti sbilanciato a favore della frazione umida che “dovrà essere selezionata” ma, seppure si riuscisse a rispettare le previsioni del Piano Regionale, la quantità teorica recuperabile dai RU della Provincia è inferiore a quella che si dovrebbe trattare negli impianti..



Questa “Parziale incoerenza” tra i due piani è stata evidenziata nel Rapporto Ambientale dove si legge: “... appare rilevarsi, invece, tra le previsioni dei singoli atti provinciali e il PRGRU, che propende alla realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica presso gli STIR, che, nell’ipotesi preferita dello scenario B2, vengono progressivamente a tale finalità riconvertiti, fuoriuscendo dal ciclo di gestione dei RUR. Tale fuoriuscita, seppur considerata in alcuni casi, non corrisponde esattamente con le ipotesi delle Province. A questo proposito conviene analizzare nel dettaglio le diverse previsioni per quanto attiene la rifunzionalizzazione degli STIR.”



Nel Piano Regionale, in considerazione dell’obiettivo legislativo del 65% di raccolta differenziata media, è stato prefissato di voler raggiungere l’obiettivo del 75% e, in modo arbitrario, è stato stabilito che per il raggiungimento di tale obiettivo è necessario elevare al 90% l’efficienza di intercettazione della frazione umida. E’ chiaro che da questo scenario aumenterebbe la quantità di umido da trattare ed i costi relativi ad un sistema di raccolta porta a porta.

Non è possibile, come lo stesso Piano lo prevede e probabilmente non vuole, realizzare una raccolta differenziata efficiente ed efficace che riguardi il 100% dei rifiuti prodotti. Una parte rimarrà necessariamente indifferenziata e, nonostante le pretese del Piano Regionale, la stessa qualità dell’umido raccolto porta a porta non potrà essere della qualità richiesta per la trasformazione in compost quindi, anche dagli impianti anerobici, lo stabilizzato andrà in discarica:

è un problema tanto pagano i cittadini.



Aspetto non trascurabile è dato dai tempi previsti per la realizzazione degli impianti che, pur nella loro relativa semplicità tecnologica, hanno bisogno di un tempo di progettazione, installazione e collaudo di circa 18/24 mesi. Non è un problema si manda tutto fuori Regione: “una frazione di umido da raccolta differenziata viene inviata ad impianti biologici aerobici ed anaerobici installati fuori dalla Campania, e rappresenta quindi la potenzialità impiantistica da saturare.”

E’ evidente il gravissimo errore già commesso quando si sono costruiti gli impianti STIR (allora CDR) senza avere i termovalorizzatori e le discariche; errore che si rivelò ancora peggiore di tutte le più nefasti previsioni con la constatazione che essi non erano in grado di produrre CDR e di assicurare un serio processo di stabilizzazione della frazione organica.

A breve non avremo gli impianti STIR in cui trattare l’indifferenziato, sulla base delle previsioni del Piano dovrebbe aumentare la quantità di umido da trattare ma, a livello Regionale, non avremo gli impianti di digestione.



In questo scenario la provincia di Caserta risulterà la più penalizzata in quanto ad oggi, sarebbe già potenzialmente in grado di trattare l’umido provinciale (impianti che oggi lavorano molto al di sotto delle loro potenzialità) e con lo STIR sarebbe in grado di trattare la parte indifferenziata. Giustamente il Piano provinciale lo ha previsto e sono stati già realizzati interventi per migliorarne il processo di stabilizzazione dell’umido. Gli stessi si dovrebbero ancora migliorare con una sezione di selezione meccanica destinata alla selezione delle raccolte, ad es. quella multi-materiale, da avviare alle specifiche filiere di riciclo, e una sezione di raccolta e trattamento dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), per il massimo recupero in sicurezza dei materiali effettivamente riciclabili e per il corretto smaltimento dei residui (Ipotesi prevista ma scartata dallo stesso Piano Regionale).

Ricordiamoci che dovremmo favorire il recupero dei materiali rispetto al recupero energetico

La necessità di insistere maggiormente sulla raccolta differenziata della frazione secca è tristemente e continuamente confermato dalla quantità e dalla tipologia di rifiuti abbandonati lungo le strade periferiche della nostra Città, Provincia e Regione.



Questione ambientale

E’ preoccupante dover constatare che non si trova nel Piano Regionale dei rifiuti una attenzione altrettanto dettagliata sulla necessità di dover procedere alla valutazione dell’impatto che gli impianti esistenti hanno determinato sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo. Con leggerezza si prevedono trasformazioni, che nel caso della conversione dagli STIR a biodigestori anaerobici significa smantellamento e costruzione ex-novo dell’impianto senza che sia finalmente prevista una fase di verifica dell’inquinamento che esso ha prodotto e la bonifica delle stesse aree. Si è volutamente trascurato che il sistema di monitoraggio con postazioni fisse previsto nei territori che ospitano gli impianti per il trattamento dei rifiuti, nonostante la disponibilità dei fondi necessari per la realizzazione, non è stato mai avviato.

Fu bandita una regolare gara di appalto per l’acquisto di centraline per il monitoraggio in continuo in questa zona riferite all’impianto FIBE Campania SPA, perché esse non furono mai installate?

Campagne di monitoraggio periodiche hanno confermato una scarsa qualità dell’aria e dell’acqua. E’ di alcuni mesi la notizia della presenza di sostanze clorurate nell’acqua di alcuni pozzi nel territorio del rione S. Andrea. Con questo non si vuole affermare che la causa sia l’impianto STIR ma non lo si può nemmeno escludere se non se ne accerta la causa.



Sarebbe stato auspicabile e normale, dopo 10 anni di un funzionamento che è stato accertato essere “non regolare”, procedere ad una attenta ed approfondita verifica di eventuali danni ambientali arrecati. Il sito in cui si trova lo STIR di S.Maria Capua Vetere risulta maggiormente a rischio perché negli anni precedenti ha ospitato anche un impianto di compostaggio! E pensare che oggi si pensa di ritornare ad un impianto che tratti l’umido.



Per gli assertori della tecnologia all’ultimo grido che si sforzano di spostare il problema sulla corretta gestione piuttosto che sulla tipologia degli impianti e sul processo, si deve ricordare cosa si verificò quando fu espletata la gara per la costruzione e gestione dei CDR. La valutazione tecnica ottenuta dal progetto presentato da ATI-FISIA ITALIMPIANTI S.p.a risultò il più basso tra quelli presentati ma si aggiudicò la gara perché offriva un costo di lavorazione più basso. Anche allora si parlava di tecnologia all’avanguardia e i risultati oggi li conosciamo tutti ma potevano benissimo essere previsti già allora.



Per quanto riguarda le quote di ristoro mai incassate i cittadini aspettano ancora una spiegazione!



Quale strumento di controllo è stato messo al servizio del cittadino?



Prof. V. De Felice



CASERTA - UN VECCHIO DETTO NAPOLETANO DICE " MUNNEZZA E' RICCHEZZA "

RIFIUTI - DOMANI, GIOVEDI’ 1 DICEMBRE, CONFERENZA STAMPA SULLA REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO TERMICO DEI RIFIUTI A CAPUA.




Domani, giovedì 1 dicembre alle ore 13, presso la Sala Giunta della Provincia in corso Trieste, è in programma una conferenza stampa relativa alla realizzazione dell’impianto di trattamento termico dei rifiuti a Capua. Interverranno il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, il sindaco di Capua, Carmine Antropoli, e l’assessore provinciale all’Ambiente, Maria Laura Mastellone.

SANTA MARIA CV - LE ASSOCIAZIONI ,L'AMMINISTRAZIONE ( STELLATO) E LA CUCINA DEI CASALESI

Nessuno potrà mai  dimenticare quella famosa frase che il procuratore  della repubblica di Santa Maria Capua Vetere  Corrado Lembo disse al’indomani di alcuni fermi nella città del Foro in una conferenza stampa .  Corrado Lembo  disse che Santa Maria Capua Vetere era una città dove i casalesi creavano il loro interesse per riciclare denaro per i clan per ripulirli costruendo  grandissime cattedrali pieni di appartamenti. Non per niente affermò che “la città era la cucina  dei casalesi”. Le associazioni, nate per sostenere un cambiamento  politico amministrativo ne hanno fatto  un credo e una battaglia .  Non a caso , anzi oseremo dire guarda caso , l’attività edilizia e imprenditoriale di  Santa Maria Capua Vetere, in questo ultimo periodo,  ha ruotato intorno a tre ordinanze della direzione distrettuale antimafia di Napoli. La prima, che ha seguito poi, anche la seconda, riguarda il fermo del consigliere comunale Francesco Cecere detto Franchino. Secondo i magistrati sfruttando la carica di consigliere si aggirava in comune anche per sapere chi apriva cantieri edilizi  per poi segnalarli ai clan in modo da chiedere denaro. La seconda  ordinanza di custodia cautelare, ancor prima   che scattasse la prima, riguarda  la concessione edilizia dell’Eurospin nei pressi del Cimitero  poi sfociata nello scandalo del comune con personaggi che fino ad ieri sono stati sui giornali come politici e professionisti forse  poco seri nel far camminare  la macchina amministrativa, per non contare poi l’indagine  sui rifiuti che è ancora all’inizio essendo in corso d’opera . Ma non possiamo neanche dimenticarci dell’ordinanza che ha riguardato il sindaco di Villa Literno , con tre imprenditori  dell’edilizia, raggiunti da una ulteriore ordinanza proprio ieri , guarda il post che c’è dopo,  che dal 1996 ad oggi hanno riconosciuto Santa Maria Capua Vetere come il pozzo dei desideri ammazzando con i loro interessi aree  industriali dismesse e costruendo su casermoni per appartamenti . Ma a chi giova tutto questo? Questi appartamenti chi li comprerà ?Certamente non sarà il cittadino sammaritano perché non ha interesse a spostarsi in zone dove il terreno è servito, come lo dice la storia politica sammaritana a far costruire un industria quella del tabacchificio per dare lavoro alla citta’ di Santa Maria Capua Vetere . In questo turbillon pieno di richieste di licenze edilizie rilasciate dal comune di Santa Maria Capua Vetere  le due anime del consiglio comunale, vecchio e nuovo per certi versi si assomigliano  perché adesso chi sta all’opposizione governava  in un altro partito , ma era in  maggioranza  mentre  chi ora sta in maggioranza vien risucchiato dal gruppo del pd a  non bloccare ogni cosa creando così all’interno del consiglio una parallela amministrazione , insomma un amministrazione targata Giuseppe Stellato .   Perché l’avvocato  Giuseppe Stellato  non riesce a far capire ai suoi iscritti al partito, che hanno contribuito a questa vittoria elettorale con le associazioni e quest’ultime sono state messe da parte dopo che avevano combattuto sugli scempi, che bisogna essere lungimiranti e salvare Santa Maria Capua Vetere dall’enorme distruzione del patrimonio occupazione e lavorativo con l’insediamento di  nuove industrie sul territorio??  Ma chi c’è dietro questo mega business dell’edilizia ? Quali lobby ci sono ??

martedì 29 novembre 2011

CASO FABOZZI - NUOVA ORDINANZA PER LUI , MA SOPRATTUTTO ANCHE PER I FRATELLI MASTROMINICO E L'IMPRENDITORE DI AILANO MALINCONICO

1. Nel pomeriggio odierno, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, in esito ad una richiesta integrativa della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dell’ex sindaco di Villa Literno FABOZZI Enrico cl.’50 e di tre imprenditori (i fratelli MASTROMINICO Pasquale cl.’51 e Giuseppe cl.’58 di San Cipriano d’Aversa e MALINCONICO Giovanni cl.’52 di Ailano).
I predetti, già destinatari di misura cautelare in carcere eseguita il 15 novembre u.s. per reati aggravati dalla finalità mafiosa, sono accusati anche di concorso in turbativa d’asta e (gli imprenditori) di illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan “dei casalesi”.
2. In particolare, all’esito di ulteriori approfondimenti investigativi connessi all’indagine che ha permesso di riscontrare l’esistenza di un patto criminale fra il clan “dei casalesi” e l’ex sindaco di Villa Literno (anche in concorso e con la mediazione di FERRARO Nicola, imprenditore e politico tratto in arresto in data 12 luglio 2010 nell’ambito dell’indagine del R.O.S. denominata NORMANDIA II), fondato su un accordo generale mirato a garantire al clan il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici, personali ed elettorali, è stato possibile accertare gravi violazioni relative alle procedure di gara per l’assegnazione di importanti appalti pubblici che avevano interessato il comune di Villa Literno, studiati ad arte allo scopo preordinato di favorire gli imprenditori edili sponsorizzati dal clan, che proprio in virtù di tale rapporto privilegiato ottenevano costante appoggio per l’aggiudicazione delle gare.
3. Gli appalti per i quali sono state ipotizzate violazioni riguardano:
- i “lavori di riqualificazione e riuso urbano delle strade del centro storico di Villa Literno” per un valore di Euro 1.161.608,89, aggiudicato ad un’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) composta tra gli altri dall’imprenditore GAROFALO Raffaele, cugino di MACCARIELLO Raffaele affiliato al gruppo Bidognetti;
- la realizzazione del “Programma integrato di riqualificazione urbana ed ambientale”, per l’importo complessivo di Euro 13.602.833,19, aggiudicato all’ATI composta dagli imprenditori MALINCONICO-FAVELLATO-MASTROMINICO.
4. I tre imprenditori rispondono anche dell’accusa di illecita concorrenza mediante violenza e minaccia, con l’aggravante della finalità mafiosa, poiché “nell’esercizio della loro attività imprenditoriale e con l’utilizzo di molteplici società ed imprese commerciali a tal fine costituite e gestite direttamente o per interposta persona, avvalendosi del legame camorristico con il boss Antonio IOVINE, compivano con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ripetuti atti di concorrenza con violenza e minaccia, consistite nell’indurre le imprese concorrenti ad accettare gli esiti concordati delle gare d’appalto, secondo il sistema della rotazione gestita dall’associazione criminale o della scelta ad opera del clan”.
5. I provvedimenti cautelari sono stati notificati agli interessati presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere e Napoli-Secondigliano.




PROCESSO COSAENTINO - CITATO CORRADO CATENACCI

12° Appuntamento in Tribunale per il coordinatore del PDL
prossima udienza 12 dicembre
E’ proseguita la deposizione del cap. Starace del Noe. Citato il Prefetto Corrado Catenacci quale teste della DDA – Presente l’On. Casentino.
Santa Maria Capua Vertere – ( di Ferdinando Terlizzi ) - Dodicesimo appuntamento per l’On. Nicola Casentino, presente ieri in aula. E’ stata una udienza assai intensa quella innanzi al Tribunale ( Prima Sezione Presidente Gianpaolo Guglielmo, giudici Luigi D’Angiolella e Tommaso Perrella, P.M. Alessandro Milita ) per il processo a carico del Coordinatore Regionale del PDL, accusato di voti di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa, assistito, come sempre dagli avvocati Prof. Agostino De Caro e Avv. Stefano Montone. Addirittura il Collegio Giudicante si è dovuto anche sobbarcare – anticipando la chiusura dell’udienza Casentino – un processo per direttissima che ha visto un uomo di Castelvolturno giudicato – con i ferri ai polsi – per tentativo di corruzione avendo offerto ad un carabiniere, che l’aveva fermato con l’assicurazione scaduta, una banconota d 50 euro. L’udienza di ieri era stata riservata alla conclusione della escussione del capitano Pasquale Starace, ex comandante del nucleo Noe di Roma, che ha quasi completato la sua deposizione, mentre per la prossima udienza, già fissata per il 12 dicembre, sarà la volta del cap. Alessadro Pulcri l’altro estensore della informativa di base, che regge le sorti del Nucleo Centrale dei Carabinieri del Noe di Roma dal settembre del 2009. Il Dr. Alessandro Milita della DDA che sostiene l’accusa ha anche citato per la successiva udienza il Prefetto Corrado Catenacci che è stato Commissario Straordinario del Governo per l’emergenza rifiuti in Campania ( ma non è indagato per reato connesso nel processo ad Antonio Bassolino ?) Anche questa udienza ha evidenziato il fatto che il processo è concentrato nelle intercettazioni telefoniche tra il Presidente della “Impregeco”, Giuseppe Valente e gli interlocutori di turno in alcuni casi anche Parlamentarti: Gennaro Coronella, Mario Landolfi e naturalmente Nicola Casentino. Nel corso delle quasi 5 ore di istruttoria dibattimentale il Cap. Pasquale Starace – su continuo impulso del piemme d’udienza – ha reso note le intercettazioni tra i diversi soggetti e le informative che tendevano tutte allo scopo di dimostrare che Nicola Casentino aveva piazzato suoi uomini nei consorzi che gestivano l’emergenza rifiuti in Campania e particolarmente presso il Consorzio Ce4 dei fratelli Sergio e Michele Orsi. In particolare sono state evidenziate le intercettazioni tra Giuseppe Valente e i fratelli Orsi con Roberto Marino, Carlo Savoia, Suè Capaldo, On. Vincenzo Capuano (di Forza Italia ), Ugo Conte nelle quali si parlava della probabile messa in minoranza della Giunta Conte di Mondragone e dell’imminente accesso della Commissione d’inchiesta per lo scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa.
Poi sono state evidenziate alcune intercettazioni che parlano di assunzioni pilotate dai Parlamentari casertani. Si tratterebbe di dimostrare, in questo caso, l’accusa di “voto di scambio”, Sono stati fatti vari nomi: Mario Sperlongano, Maria D’Agostino, Carlo Savoia, Alfredo Piscitiello, Claudio Piscitiello, Pietro D’Agostino, Michele e Massimo Russo ( padre e figlio ). Ad un certo punto è uscita una intercettazione ambientale ( presso la sede della Ce4) con la presenza dei fratelli Orsi, di Giuseppe Valente e di Raffaele Chianese, nella quale si prospettava la necessità di far intervenire i Parlamentati casertani presso il Prefetto per scongiurare lo scioglimento. E ancora altre assunzioni presso la ECO4 di Vittorio Afragola, Antonio Arcangelo, Vincenzo Mesolella, Giuseppe Petrulo, Giovanni Diana, Antonio Bonacci, Giuseppe Bernardo, Lorenzo Di Iorio ( già assessore al comune di Sessa Aurunca ex dipendente Eco4 ) e del Sindaco di Bellona, Giancarlo Della Cioppa. Sono usciti poi fuori i nomi di altri politici come Giuseppe Sagliocco, Antonio Rucco e Enzo Cioffi. Il tutto – oltre che venuto fuori dalle intercettazioni telefoniche e ambientali anche dagli interrogatori e dalle deposizioni di Gaetano Vassallo, Giuseppe Valente e Michele Orsi. Spesso ci è parso – ma questa non è stata solo la nostra impressione – perché anche la difesa ed a volte lo stesso Presidente del Collegio – ha dovuto evidenziarlo – il piemme d’udienza ha indirizzato il testo verso la risposta che sembrava addirittura scontata. Poi si è parlato della serie di conferenze dei servizi che hanno interessato i comuni di Bellona, Calvi Risorta, Casigliano, Carinola , Castelvolturno, Cellule, Falciano del Massico, Francolise, Giano Vetusto, Grazzanise, Mondragone, Pastorano, Pignataro Maggiore, Roccamonfina, Sesa Aurunca, Sparanise, Teano e Vitulazio i quali, tra l’altro, con apposite ordinanze avevano affidato – anche in proroga e senza gare di appalto – la gestione dei RSU alla ECO4. Un certo interesse hanno suscitato le due intercettazioni tra Giulio Facchi, sub commissario di Governo e una giornalista. Il Cap. Starace ha detto che si trattava di tale Rosa Palomba de Il Mattino ma noi crediamo che si tratti, invece, di Tina Palomba dell’ex Corriere di Caserta. Poi si vedrà più avanti nel corso del processo.
E’ stato anche evidenziato che la ECO4 ha operato senza il certificato antimafia e che gli interventi per le assunzioni hanno interessato in particolare: Enzo Gambardella, Nicola Picone, Sindaco di Trentola Ducenta, Giuseppe Esposito, Giuseppe Oliviero, Consigliere Comunale di Villa Literno, Roberto Mosca, Mario Maccarello, Vittorio Simeone, Nicola Musto, Francesco Mercurio, Antonio Filosa, Franco Sorgente (dirigente Comunale di Cellole da Sessa Aurunca che sollecitava l’assunzione per il figlio ) Armando, Rossella Ferraro, Anna Gravina, Donato Parisi e Luigi Sepe. Infine si è parlato del Fallimento della Eco4 ( con sentenza del Tribunale di S. Maria C.V. del 2008,) e delle assunzioni in esubero in numero di 68 unità presso i consorzi – accertato dalla Guardia di Finanza di Mondragone –avrebbero comportato una spesa di quasi 2 milioni di euro. E’ stato poi ampiamente trattato il caso della allocazione del termovalorizzatore a S. Maria La Fossa, con una serie di ricorsi al Tar da parte dei Comuni di Grazzanise, Casal di Principe. e Cancello Arnone. Che anche altri comuni come Carinola, Cellole ( evidenziato l’intervento del V. Sindaco Ersilio Di Paolo ) e Castelvolturno aspiravano ad avere la gestione dell’impianto, nonché quello del Dr. Ernesto Raiola ( segretario del Prefetto Catenacci ). La prossima udienza è stata fissata per il 12 dicembre.



SESSA AURUNCA,– PRESTAVANO SOLDI CON INTERESSI DEL 20% MENSILE, 5 USURAI IN MANETTE

Alle prime luci dell’alba i carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca hanno dato esecuzione a 5 provvedimenti di sottoposizione agli arresti domiciliari e un obbligo di firma nei confronti di soggetti del Mondragonese. La complessa attivita’ d’indagine condotta nel corso del 2011, coordinata dal sost. Proc. Dott. Michele Caroppoli della procura di Santa Maria Capua Vetere ha permesso di acclarare come il sodalizio avesse a piu’ riprese concesso in prestito somme di denaro ad imprenditori del sessano pretendendo la corresponsione di interessi usurai che arrivavano anche al 20 % mensile.

A finire in manette sono stati i Mondragonesi Di Ponio Salvatore 44enne, Sorrentino Michelina  45enne, Cinalli Lucio . 53enne e Emilio Miraglia 69enne, nonche’ il napoletano Esposito Vincenzo  45enne. Sottoposto inoltre all’obbligo di presentazione alla p.g. il mondragonese La Torre  Pasqauale., trentacinquenne.La somma complessiva erogata, corrisposta in piu’ tranches, superava i 50.000 euro a fronte di una restituzione di circa centoventimila.L’attivita’ e’ stata condotta anche mediante il ricorso a mezzi tecnici e ad accertamenti bancari e patrimoniali.L’attenzione degli investigatori e’ tuttora incentrata sul fenomeno, stante la condizione di precarieta’ economica in cui versano numerose imprese, con una concreta esposizione al rischio di cadere vittime di usura.

SICUREZZA – ZINZI: “LA VISITA DEL MINISTRO DELL’INTERNO A CASERTA E’ UN SEGNALE IMPORTANTE. SONO CERTO CHE SARA’ MANTENUTA GRANDE ATTENZIONE NEI CONFRONTI DELLA NOSTRA PROVINCIA”.





Signor Ministro, Sig. Capo della Polizia, Autorità, Signore e Signori, mi è gradito partecipare a questo evento annuale del PON Sicurezza, il cui obiettivo strategico è l’aggressione ed il recupero dei beni posseduti dalla Camorra ed è anche l’occasione per presentare il progetto “Scuola internazionale di Alta Formazione per la prevenzione ed il controllo del crimine organizzato”.

Il mio benvenuto e della Provincia che ho l’onore di rappresentare al Ministro dell’Interno, che ha scelto, a pochi giorni dal Suo insediamento, di far visita alla provincia di Caserta, dando un segnale molto preciso e importante a tutti i cittadini di Terra di Lavoro.

Mi auguro, e ne sono certo, Signor Ministro, che Lei manterrà la massima attenzione nei confronti della nostra terra, divenuta celebre negli ultimi anni per quel “Modello Caserta” attraverso il quale sono stati conseguiti tanti e straordinari risultati nella lotta alla criminalità organizzata.

La Provincia di Caserta, negli ultimi 20 mesi, ha svolto iniziative di primaria importanza sotto il profilo della legalità sia a livello nazionale che internazionale. A tal proposito va ricordata l’istituzione dell’Osservatorio Provinciale per la Sicurezza e la Legalità.

La Provincia, poi, ha partecipato a diversi progetti: al progetto “FACILE” (Formazione Ambientale per la Crescita dell’Impresa nella Legalità), al progetto per la realizzazione di un “Centro di aggregazione giovanile sui temi ambientali e diffusione della cultura della legalità”.

Inoltre, essa ha sostenuto il progetto di “Programmazione e Organizzazione dei Servizi per il reimpiego degli immigrati”, e ha preso parte al Gruppo di coordinamento del progetto “LA RES”, promosso dal Comitato Don Peppe Diana, e al Nucleo di Supporto dell’ Agenzia Nazionale per i beni confiscati, presso la Prefettura di Caserta.

Il progetto della Provincia più significativo in tema di lotta alla criminalità e beni confiscati alla Camorra, credo debba ritenersi quello che va sotto l’acronimo di “Sapucca”, che vede la Provincia di Caserta come Ente capofila, con partner quali UPI – TECLA Europa, altre Province italiane del Nord e del Sud, alcuni Stati dell’Europa Orientale, l’Agenzia Nazionale per i Beni confiscati, la Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, il Comitato Don Peppe Diana di Casal di Principe.

Si tratta di un Progetto presentato qualche mese fa presso la Camera dei Deputati, che si concluderà nel 2013, di sicuro respiro internazionale e che si sta sviluppando in Italia e nei Paesi dell’Est Europeo.

“Sapucca” intende esportare in altri Paesi la legislazione italiana in materia di lotta al crimine, sequestro e confisca dei beni appartenuti alla criminalità organizzata per il loro riutilizzo a fini sociali.

Devo sottolineare, infine, come si sia sviluppata una proficua e produttiva collaborazione fra Provincia e Polizia di Stato, che si è concretizzata con alcuni provvedimenti di assoluto rilievo sociale e sotto il profilo della legalità.

Mi riferisco, ad esempio, alla recente firma del Protocollo d’Intesa con le “Fiamme Oro” per la istituzione a Marcianise di una sezione del Gruppo Sportivo Pugilistico delle Fiamme Oro all’interno di un istituto scolastico superiore, concesso a titolo gratuito dalla Provincia.

Sono convinto che, attraverso questi piccoli e grandi gesti, si potrà ripristinare quella condizione di legalità di cui tanto ha bisogno la nostra terra.



LA SQUADRA MOBILE DI CASERTA FERMA FERRUCCIO TOPA

Nella mattinata odierna, personale della Squadra Mobile di Caserta ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di S. Maria C.V., su richiesta di questa Procura della Repubblica, a carico di tale TOPA Ferruccio, nato Napoli 19. 3.1967, residente in Grumo Nevano.

Il TOPA è ritenuto responsabile, in concorso con il figlio Raffaele, dell’omicidio e del tentato omicidio di due giovani, rispettivamente IANNICIELLO Elpidio e IORIO Giulio, colpiti con un coltello, per futili motivi, da TOPA Raffaele in data 22 giugno 2011, al termine di una partita di “calcetto” disputatasi presso il centro sportivo “Ludi Atellani” di Sant’Arpino.

Lo IANNICIELLO, ferito al collo e in altre parti del corpo, era deceduto prima ancora di giungere al vicino ospedale di Aversa, mentre lo IORIO, colpito gravemente all’emitorace sinistro, era stato trasferito all’ospedale San Sebastiano di Caserta e sottoposto a un delicato intervento chirurgico, con iniziale prognosi riservata.



Le prime indagini avevano consentito di individuare l’autore principale del gravissimo fatto di sangue in TOPA Raffaele, già gravato da precedenti di polizia per azioni violente compiute nel corso di competizioni sportive e destinatario di provvedimento di divieto di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo), emesso dal Questore di Napoli.

TOPA Raffaele era stato, perciò, sottoposto a fermo del p.m. e, quindi, alla misura della custodia cautelare in carcere.
Le indagini successive, basate soprattutto su attività di intercettazione telefonica, hanno ora consentito di:

 di identificare in TOPA Ferruccio, il complice del figlio Raffaele,

 di ricostruire come - dopo il violento diverbio scoppiato, il 22 giugno 2011, tra TOPA Raffaele e IANNICIELLO Elpidio, appartenenti alla medesima squadra di calcio (degli “Street Boys”), e dopo che IANNICIELLO aveva colpito con uno schiaffo il giovane TOPA, quest’ultimo si era allontanato dal Centro sportivo per ritornarvi di lì a poco, in compagnia del padre, TOPA Ferruccio appunto, nonché di altre persone non identificate, armato di un grosso coltello, con il quale aveva colpito ripetutamente lo IANNICIELLO e lo IORIO;

 di accertare che TOPA Ferruccio, prima di fuggire, insieme con il figlio, dal campetto dove lo IANNICIELLO e lo IORIO erano stati così gravemente colpiti, aveva percosso ripetutamente IORIO Francesco, padre del ferito, e lo aveva minacciato per vietargli di rilevare i numeri di targa delle autovetture usate per la spedizione punitiva;

 di ben delineare la responsabilità e il ruolo di TOPA Ferruccio, che, con la sua presenza e il suo comportamento, aveva rafforzato il proposito vendicativo del figlio.



CONCLUSA LA MANIFESTAZIONE ALL'HOTEL ORA CITY DELLA LILT

Si è chiusa con successo sabato scorso, 26 novembre, la serata di beneficenza organizzata all'Hotel “ORA CITY” (ex “Serenella”), dal Dr. Roberto Giorgio a sostegno della Lilt, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Il ricavato della serata sarà tutto devoluto alla ricerca scientifica. Il Dr. Giorgio, che presta servizio presso la U.O.C. di Medicina Interna dell'Azienda Ospedaliera cittadina, dopo aver sottolineato assieme al Dr. Enzo Battarra, presidente provinciale della Lilt, l’importanza dell’aiuto alla ricerca contro il cancro, è stato protagonista di una serata di spettacolo ed intrattenimento molto apprezzata dai presenti. Ad accompagnarlo c’era un gruppo di ballerini e artisti cubani, capitanati dal famoso dancer Jrer. Il medico casertano, noto anche per le sue doti canore, ha saputo calamitare e coinvolgere il pubblico con la sua voce, proponendo un repertorio di brani rock, pop, disco, evergreen, italiani ed internazionali. Tra le interpretazioni più applaudite “Malafemmena” di Totò e, in lingua tedesca, la struggente e celebre “Lili Marleene”. Il dottor Giorgio non ha mancato inoltre di rendere omaggio al 150esimo anniversario dell’unità italiana, cantando con ironia un brano che ben ci rappresenta: “Mille lire al mese”. Il medico al termine della serata ha espresso l’auspicio che la ricerca contro il cancro possa fare passi in avanti decisivi.

COMPAGNIA DEI CARABINIERI A MARCIANISE: PROCEDE L’ITER PER L’INSEDIAMENTO


“Insediare la Compagnia dei Carabinieri a Marcianise significa potenziare la presenza dello Stato, riaffermando ancora il valore della cultura della legalità che di quest’amministrazione rappresenta uno dei principi guida”.Sono queste le parole pronunciate dal sindaco Antonio Tartaglione, a margine della conferenza dei servizi, tenutasi nella giornata di lunedì 28 novembre, presso la Prefettura di Caserta, per definire i dettagli della pratica burocratica che istituirà formalmente la Compagnia dei Carabinieri a Marcianise.Al tavolo, oltre al primo cittadino, sedevano: il comandante provinciale, colonnello Nardone ed il maresciallo Falzarano, in rappresentanza dell’Arma, ed una delegazione della Filiale Campana dell’Agenzia del Demanio.Durante la riunione è stata ribadita la scelta dei vertici dei carabinieri di allocare la Compagnia in un immobile di viale XXIV maggio, in sostituzione di quello vecchio e fatiscente che occupa attualmente la Stazione, mentre l’Agenzia ha comunicato il valore congruito per l’immobile che si aggira intorno ai 250.000 euro annui al netto d’iva.“Su questo fronte- continua il sindaco Tartaglione, ai margini del vertice- abbiamo già raggiunto importanti risultati di cui sono orgoglioso. L’insediamento della Compagnia dei Carabinieri segue l’istituzione del Corpo Forestale, e l’insediamento di una sezione giovanile di pugilato delle Fiamme Oro in un bene di proprietà comunale che l’amministrazione ha messo a disposizione”.



ALLA LIBRERIA SPARTACO C'E' MONICA STRAVINO

Libreria Spartaco-Interno4, Santa Maria Capua Vetere

mercoledì 30 novembre, ore 18.30

“Scrittori in carta e ossa. Una sera con…”

Monica Stravino

autrice del libro

“Racconti al profumo di rosa”

presenta Maria Giovanna Pellegrino

Chi non è rimasto almeno una volta incantato dal mistero che si crea intorno a leggende popolari tramandate di generazione in generazione? Racconti al Profumo di Rosa di Monica Stravino è una raccolta di ventuno storie di ieri e di oggi che parlano del ricordo e della fantasia, del viaggio e della scoperta, della solitudine e della speranza, dotate di una diversità straordinaria di personaggi, narrate con un linguaggio autentico e una scrittura scorrevole. Monica Stravino è la "scrittrice in carta e ossa" ospite mercoledì 30 novembre (ore 18,30) della Libreria Spartaco-Interno4 di via Martucci a Santa Maria Capua Vetere. Presenta la giornalista Maria Giovanna Pellegrino.

Il libro

I racconti di Monica Stravino attingono innanzitutto alla tradizione orale: c'è il racconto del Tarlà della festa nel quale il Tarlà, un pupazzo legato a un fatto popolare tipico di Girona (Spagna) e risalente al tardo Medioevo, prende vita e chiede aiuto a dei passanti; o il racconto intitolato Janare nel quale le janare, che nella tradizione contadina erano in grado di compiere malefici e incantesimi, esistono realmente. Ma anche semplici fatti di vita quotidiana vengono narrati: amanti che comunicano con gli sms in attesa dell’incontro sospirato; o un vecchio alla stazione dei treni che racconta il suo passato nella speranza di ricongiungersi con due persone che hanno segnato la sua vita.

L'autrice

Monica Stravino è nata a Montesarchio (BN) il 30 giugno del 1972 e vive a San Prisco. Insegna Lingua spagnola presso la scuola secondaria di primo grado San Giovanni Bosco di Trentola Ducenta. Ha pubblicato racconti e poesie in diverse antologie e riviste. E' autrice del romanzo "Apparenze" (Blu di Prussia 2009).

Ma questa settimana Libreria Spartaco

riserva un altro incontro ai lettori



Venerdì 2 dicembre, ore 19.00



Edizioni Spartaco presenta:

NIENT’ALTRO CHE IL NECESSARIO…
LABORATORIO DEL RACCONTO
a cura di Paolo Graziano
«Non pensare ai tuoi amici, quando scrivi, né all’impressione che susciterà il tuo racconto. Racconta come se la tua narrazione debba interessare solo il piccolo ambiente dei tuoi personaggi, uno dei quali potresti essere tu» (Horacio Quiroga). La seconda edizione del laboratorio di scrittura, organizzato da Edizioni Spartaco, ha a che fare con l’ossessione, la solitudine, lo sprofondamento del racconto: un luogo della mente in cui riportare alla memoria il dettaglio imperdibile, il giorno da leone in mezzo a cent’anni da pecora; un luogo in cui s’impara il ritmo e la sobrietà delle parole; un luogo in cui – per una volta – ciò che si sceglie di non dire vale più di quello che si decide di dire.

Nei locali di via Martucci, a Santa Maria Capua Vetere, in dodici sedute di scrittura collettiva i partecipanti saranno condotti a scoprire i principi e a sperimentare i modi del racconto come forma narrativa breve, basata sulla folgorazione dell’immagine, sulla gestione dei tempi narrativi, sugli effetti del racconto breve come forma autonoma, dotata di una tradizione autorevole (per quanto poco coltivata in Italia) e, soprattutto, di una spiccata propensione a raccontare i tempi d’oggi.



Info: Libreria Spartaco tel. 0823 797063



… e il 29 dicembre Grande Festa per il quinto compleanno della Libreria Spartaco… da non perdere!!!

PREMI PANATHLON CONI: IN PASSERELLA 150 SPERANZE DELLO SPORT CASERTANO


150 giovani atleti premiati, di cui 31 campioni italiani, 3 campioni o medagliati europei, 8 campioni o medagliati mondiali, con l’aggiunta di 15 squadre medagliate: questo il prestigioso riscontro numerico dei Premi Panathlon Coni, assegnati ogni anno alle giovani promesse dello sport casertano e che sono stati ospitati nell’aula consiliare della Provincia. Atleti e squadre provengono da 25 Federazioni nazionali diverse a testimonianza del livello raggiunto in tutti i campi dallo sport di Terra di Lavoro.

Il significato della cerimonia è stato illustrato in apertura dal presidente del Panathlon Club Giuseppe Bonacci, che ha evidenziato la stretta collaborazione con il Coni e le Federazioni Sportive per la riuscita dell’iniziativa, ormai tradizionale per il sodalizio da tempo impegnato per la promozione dello sport sul territorio e la valorizzazione degli aspetti etici e del fair play. Hanno portato quindi i saluti il presidente del Consiglio Provinciale Giancarlo Della Cioppa (“felici di ospitare nell’aula consiliare la migliore gioventù sportiva di Terra di Lavoro”), il presidente del Coni provinciale Michele De Simone (”le eccellenze dello sport mondiale e olimpico di Caserta hanno la base per il futuro nelle giovani promesse”), Clementina Petillo responsabile dell’ufficio educazione fisica al Provveditorato Studi (“il binomio scuola e sport da sempre apporta frutti positivi all’educazione dei giovani”), il delegato provinciale allo sport Luigi Menditto (“ siamo orgogliosi di avere una Provincia con tanti campioni”), il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio (“nonostante i tempi problematico lo sport continua a regalarci sorrisi e soddisfazioni”), il governatore dell’area Campania del Panathlon Antonio Gambacorta (“una splendida iniziativa che onora il nostro club nella sinergia operativa con il Coni”).

Tra gli esponenti più significativi chiamati in passerella i tiratori Tammaro Cassandro, campione mondiale a squadre nello skeet, dove ha conquistato l’argento individuale tra gli juniores, e Alessia Montanino, argento mondiale a squadre nella fossa olimpica; i tiratori Michele Ursida, Giuseppe Lupoli, M. Caputo e S. Acito argento a squadre ai campionati italiani di pistola automatica; il cavaliere Sergio Morgillo (Grifondoro Pontelatone) unico casertano in lizza a Piazza di Siena; gli arcieri Vincenzo Schiavone (Normanni Aversa) tricolore nel tiro da campagna e Gelsomina Nozzolillo (Afrodite Castelvolturno) tricolore nel tiro alla targa; i tennisti Flavio Pasquariello (Tc Ercole) vicecampione italiano under 8 e Antonia Aragosa (Tc Caserta) vice campionessa italiana under 10; gli schermidori Alessia Cocozza (Giannone Caserta) , campionessa italiana under 14; le ginnaste tricolori Dionisia Ebraico e Sara Gugliotta (La Verdiana), Anna Paola Di Lella (Asd Biquadro); campione italiano juniores; la campionessa italiana cinture rosse di taekwondo Ester Sole (Hwa Rang Kwan), e tanti altri.

L’organizzazione della riuscita kermesse, guidata dallo speaker Lucio Bernardo responsabile dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, è stata curata dal direttivo del Panathlon Caserta, presieduto dal presidente Giuseppe Bonacci e composto dal vicepresidente Enrico Posillico, dal segretario Bruno Giannico, dal tesoriere Enzo De Lucia, dai consiglieri Pietro Amenta, Irene Calzetta, Luigi Campofreda, Paolo Santulli e Agostino Natale.