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mercoledì 21 settembre 2011

L'OMICIDIO DI ANTONIO AMATO DIVENTA UN CASO GIUDIZIARIO NAZIONALE . DOPO DIECI ANNI CONDANNATI I COLPEVOLI CHE SONO DIVENTATI PENTITI . INTANTO LA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE DOVRA' DECIDERE SU ALBERTO OGARISTI

Le sentenze emesse per l’omicidio di Antonio Amato adesso diventano un caso giudiziario nazionale . Oggi, la seconda corte di assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dopo che la Direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva raccolto le nuove dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha emesso la sentenza di primo grado nuovamente per l‘omicidio di Antonio Amato. Questa volta però a carico di cinque collaboratori di giustizia, che all’epoca dei fatti erano tutti personaggi in cerca di autore nella camorra casalese, è stata emessa la sentenza . Luigi Guida , Luigi Grassia , Massimo Iovine,Gaetano Ziello e Emilio di Caterino sono stati condannati ad una pena fra i 14 e 15 anni ciascuno , pena bassa perché hanno considerato le attenuanti. Il delitto vennero eseguiti il 18 febbraio del 2002 a Villa Literno nell'ambito della lotta tra clan per il controllo del territorio. Per l'omicidio e i tentato omicidio , fu indagato un operaio di Principe, Oreste Ogaristi, che fino a al giugno di qualche anno fa era stato addirittura condannato sia in appello che in cassazione. Ma dopo alcune dichiarazioni, la Dda di Napoli chiese ed ottenne la custodia cautelare per i cinque personaggi adesso collaboratori di Giustizia. E’ a quel punto che l’avvocato Romolo Vignola e Massimo Biffa chiesero la revisione del processo . Il 4 novembre la corte di appello di Firenze si dovrà pronunciare sulla istanza degli avvocati difensori che presenteranno alla corte la sentenza di primo Grado emessa dal collegio della seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduto da Maria Alaja, la sentenza di oggi . Ed allora i giudici fiorentini dovranno scegliere se accogliere le tesi della difesa che da circa otto anni aspetta una sentenza definitiva per un omicidio , dove Alberto Oraristi non era neanche a numero nel commando. L'albanese Qoqu Telat, tornato poi nella sua patria, aveva riconosciuto in foto Ogaristi quale esecutore materiale del delitto. Ma chi è che lo spinse a dichiarare il falso ?? Ecco il caso giudiziario italiano . Non c’è soltanto Berlusconi .