LA RISERVA, MEDEA E I LAVORI PUBBLICI.
“Riserva”, parola tanto comune quanto associata a significati diversi. Tutti sanno cosa vuol dire “essere in riserva”: trattasi di quella spiacevole condizione in cui la spia gialla della macchina ci avverte che una piccola “percentuale” di carburante è rimasta nel serbatoio…
E, in gerghi più tecnici, si parla per esempio di “riserva mentale” per indicare la discordanza tra la volontà reale di un soggetto e la sua dichiarazione espressa o di “riserva naturale” per indicare un’area protetta o di “riserva frazionaria” per indicare la percentuale dei depositi bancari che l’istituto di credito è obbligato a detenere in liquidità…
Nel campo dei lavori pubblici, invece, la “riserva” nata come strumento di garanzia dell’esecutore delle opere rischia di trasformarsi in opportunità di lucro per vari soggetti.
Di cosa si tratta? La riserva, in parole povere, è una dichiarazione dell’appaltatore, il quale “avverte” l’ente appaltante che lo svolgimento di un certo lavoro potrebbe comportare dei costi aggiuntivi a causa di situazioni sopravvenute.
Apporre una riserva al momento di assumere un incarico è quindi una legittima tutela dell’appaltatore, il quale “mette le mani avanti” ed evita di trovarsi nella situazione di dover sostenere costi aggiuntivi non previsti, riducendo anche di molto il suo margine di profitto.
Strano è che, troppo spesso, a Santa Maria Capua Vetere questa garanzia diventa un grimaldello per contenziosi ingentissimi, che sistematicamente finiscono con il Comune soccombente e costretto a spendere fior di quattrini per “tappare i buchi” lasciati aperti… Si pensi ai lavori per l’ex Casa Comunale, per l’istituto Cappabianca, per il convento di Santa Teresa, per la scuola Principe di Piemonte e così via.
Sono solo alcuni esempi, ma rappresentano il segno di una tendenza che preoccupa non poco e che si presta a interpretazioni malevole, come quelle raccolte di continuo da Radio Municipio che si riportano per il puro dovere di cronaca: non mancano a Palazzo Lucarelli coloro – sicuramente malpensanti – che alludono a pratiche poco corrette (o quanto meno imprudenti) da parte di responsabili di procedimento o direttori di lavori i quali, non peritandosi nemmeno di contestare alcune riserve iperboliche, lasciano campo libero all’inevitabile e prevedibile contenzioso che fa lievitare i costi delle opere pubbliche.
Certo, Radio Municipio non ritiene di far sue le parole di Medea nella celebre tragedia di Seneca: cui prodest scelus, is fecit (colui al quale giova il delitto, egli lo commise)…
Ma chiedersi a chi giova questa prassi può essere un primo passo per comprendere meglio certe resistenze al cambiamento, certi malumori, certi mal di pancia, certe liaisions dangereuses… e trovare una chiave di lettura delle “riserve mentali” che hanno creato vere e proprie “riserve naturali” con “riserve frazionarie” che lasciano le casse comunali “in riserva”!
IL TARALLARO