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lunedì 31 gennaio 2011

LA CONTROINAUGURAZIONE DI GIUSEPPE GAROFALO

La Controinaugurazione (così è stata detta) dell’anno giudiziario fatta dagli avvocati a Napoli è una novità che rompe gli schemi di una teatralita’antica. E non a caso si è tenuto in un antico e prestigioso teatro di Giustizia: Castelcapuano.I fantasmi della Repubblica dei Togati, hanno ascoltato parole sacrileghe: legislazione caotica, giustizia allo sfascio, magistratura inadeguata, carceri isufficienti. Gli avvocati napoletani hanno rinnovato una loro antica tradizione: quella del 1630. In pieno dominio spagnolo scioperarono per tre mesi contro una legge che limitava la loro libertà di difensori. Le doglianze di oggi non sono dissimili da quelle di secoli addietro. Segno che tutto è cambiato fuorché la Giustizia. Si parla oggi di chiamata in correità con gli stessi toni con cui se ne parlava nel 1500. Si denunziano la facilità delle manette allo stesso modo con cui la denunziava Sua Maestà Ferdinando d’Aragona nel 1477. La denunzia dell’apertura di fascicoli processuali senza fondamento, o addirittura per danneggiare, è la stessa di quella del re di Spagna, contenuta nei 28 capitoli che regolavano il funzionamento della Gran Corte della Vicaria. Gli avvocati hanno levato la voce sulla qualità della Giustizia anziché sulla quantità che, pare, sia la preoccupazione di coloro che la gestiscono. Questo è un punto dolente dove però gli avvocati non hanno strumento per intervenire pur essendo i primi a sentire tutti i disagi di coloro che sono colpiti da malagiustizia.La controinaugurazione degli avvocati ha un valore implicito, non detto. E’ la voce, destinata ad essere più alta, contro la facilità con cui li si criminalizza. Rivendica il ruolo di difensore del cittadino nel suo conflitto con lo stato, che non è inferiore a quello di applicare la legge.