Quel 23 novembre del 1980 per me è stato qualcosa che non si può scordare cosi facilmente . Sant’Angelo dei Lombardi, paese di origine della mia famiglia dove era nato ed ha concluso la sua vita mio nonno e dove fin da piccolo potevo scorrazzare senza che nessuno mi dicesse niente , non c’era più e con il vecchio paese si erano cancellati in parte anche i miei ricordi . Gli stessi sono stati rivissuti quella sera quando ero su un camion militare in procinto di giungere a Laviano , perché ero militare a Persano nel gruppo artiglieria e fui uno dei primi insieme ad altri commilitoni a giungere nel cratere del terremoto. Fra me e me, sul camion pensavo che qualcuno ci potesse deviare su Sant’Angelo dei Lombardi dove quella sera la casa di famiglia che divenne poi di proprietà dei cugini di mio padre alla famiglia Antoniello, crollò del tutto e così tutti ricordi . Volevo dare un mano anche io. Scoccata l’ora x della distruzione totale del paese i miei cugini e i miei parenti , mentre giungevo a Laviano, iniziarono a telefonare a casa in piazza stella nei pressi del nuovo tribunale di Sant’Angelo dei lombardi dove risiedevano i miei parenti , ma nessuna risposta . Quella sera, immediatamente dopo, i miei cugini in primi Raffaele Antoniello Direttore all’epoca del’Ufficio di Pesaro insieme all’altro mio cugino Nicola insieme a Paolo Saia , partirono con le proprie macchine da Pesaro a sant’Angelo. Da Baia Domizia mio zio Tonino, fratello di mio padre, anche lui giunse a Sant’Angelo passando per il ponte dell’Assunta che si reggeva a stento perché immediatamente dopo venne chiuso e bisognava passare da un’altra parte. Tutti si improvvisavano perché Guglielmo Castellano , sindaco del comune , era deceduto e il suo corpo venne ritrovato sotto le macerie come quelli di alcuni miei zii che quella sera erano all’interno del circolo in piazza de Sanctis . Ma lo strazio più grande era un grande vuoto , come gli americani hanno definito il Ground zero le torri gemelle , il palazzo Iapicca segno di fiorente vita sant’angiolese che si affacciava sul campo di calcio dove d’estate in maniera campanilistica si affrontava le squadre di calcio dei paesi dell’irpinia, completamente raso al suolo, morirono tanti giovani e compagni di giochi quando arrivavano in quel paese insieme alla mia famigliaa. Ma un ricordo porterò per sempre con me . L’affetto che i santangiolesi come Ermanno e Michele Vespasiano e soprattutto quello di mio cugino Raffaele che per amore di Sant’Angelo dei Lombardi si prese una fissazione tanto da ammalarsi a tal punto che la sua vita cessò aveva da poco superati i cinquanta . A lui è intitolato l’istituto oncologico di Pesaro IOPRA , ISTITUTO ONCOLOGICO PESARESE RAFFAELE ANTONIELLO.