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lunedì 15 novembre 2010

L’inspiegabile metamorfosi finiana. Di Gaetano Rauso

Se Fini nel 2008 avesse scelto di non far confluire Alleanza Nazionale nel Popolo delle Libertà, sarebbe stata una scelta più che condivisile, perché tale decisione sarebbe scaturita da ragioni di carattere politico ed ideologico, ma quello che sta succedendo oggi non può avere una ragione comprensibile per noi poveri cittadini che siamo lontanissimi dalle stanze del Potere.

Gianfranco Fini, dopo aver rinnegato le sue origini e tutto quello per cui è stato investito dell’eredità di Giorgio Almirante, non può venirci a raccontare che ora è contro alla concezione liberale della società e dell’economia, così come è vista da Berlusconi e soci.

L’idea sociale del Movimento Sociale Italiano che scaturiva da quella dettata dall’ideologizzazione della Repubblica Sociale Italiana (Salò), per la quale l’economia si fonda su un rapporto di collaborazione tra le classi e non dalla lotta teorizzata dal socialismo, fu perentoriamente rinnegata da Fini e dai suoi colonnelli, quando hanno voluto abbandonare la sua livrea di uomini di destra, buttandosi letteralmente tra le breccia di Berlusconi e dei suoi adepti affaristi sperando forse in un futuro da leader.

Chi ha lottato ed ha creduto in degli ideali di uguaglianza tra le classi, nella meritocrazia, nella giustizia sociale, nei valori della famiglia e dell’unità d’Italia, non l’ha potuto perdonare e non potrà mai giustificare queste decisioni; specialmente quella di mettersi a braccetto con Bossi.

Oggi che assistiamo a questo ennesimo voltafaccia rimaniamo sconcertati, a meno che non spieghi a tutti gli Italiani ed a quelli che per anni lo hanno seguito, quali sono le vere ragioni dello strappo che oggi si è consumato definitivamente.

Fini, quando Casini ebbe il coraggio di mettere fine all’alleanza con Berlusconi, rinunciando alla vittoria sicura alle elezioni, avrebbe dovuto essere seguirlo; ma gli è mancata l’onestà intellettuale di riconoscersi in dei valori che dovevano far parte di un DNA dell’uomo di Destra quale si è sempre professato.

Oggi no! Oggi non doveva tradire il mandato degli elettori e doveva combattere dall’interno il marcio che esiste nel PdL, se ne aveva la forza. Doveva rimanere all’interno del partito o denunciare pubblicamente quello che non condivide, quello che ha fatto capire, a mezza bocca, vi è di marcio nel partito e tra gli uomini di Berlusconi. Avrebbe dovuto comportarsi come ho fatto io, nel mio piccolo, quando sono uscito dal partito in contrapposizione con delle scelte verticistiche imposte dagli stessi gruppi economici e di potere che lui, oggi, vorrebbe smascherare, perché lo hanno messo in un angolo, senza alcuna prospettiva di leadership per il futuro.

Spero che quest’avventura che Fini ha intrapreso con persone degnissime, come Urso e Dalla Vedova, non porti l’Italia in una fase d’inerzia e di crisi irreversibile, inasprendo ed aggravando la situazione che l’economia già sta vivendo.

In me si rafforza sempre di più la convinzione che l’unica alternativa alla sinistra radicale che sta prendendo il sopravvento su quella riformista e democratica, potrà essere costituita solo da un’alleanza tra i moderati che scacci, definitivamente, l’affarismo dal le stanze del Potere dalla società e faccia si che si ritorni alla vera Politica.

Gaetano Rauso
consigliere comunale di Santa Maria Capua Vetere