VEDERE PER CREDERE CLICCA QUI

Pagine

sabato 31 luglio 2010

DECAPITATO IL CLAN DI MASSIMO UCCIERO CHE AVEVA RAPPORTI CON I BIDONETTIANI . LA PROCURA E I CARABINIERI FERMANO NOVE PERSONE.

Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta hanno dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere ed a misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Caserta e Napoli nei confronti di soggetti affiliati al clan “dei casalesi” – gruppo Ucciero, operante su Villa Literno (CE), ritenuti responsabili dei reati di associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi ed estorsione.

I provvedimenti cautelari traggono origine da una complessa attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Dr. Federico Cafiero de Raho e D.ssa Annamaria Lucchetta) e condotta dal Nucleo Investigativo di questo Comando, avviata in seguito all’arresto in flagranza, avvenuto il 9 settembre 2009 in Villa Literno, dei pregiudicati ZIELLO Gaetano, classe 1979, poi divenuto collaboratore di giustizia, e GAROFALO Costantino. I due furono colti dai Carabinieri del luogo all’atto di presentarsi sul cantiere di una società edile, vincitrice della gara d’appalto per la riqualificazione del centro urbano di quel comune, per un importo totale di € 3.500.000/00, al fine di imporre la tangente in nome e per conto di tale “Capaspaccata”, identificato in UCCIERO Massimo, elemento apicale dell’omonima fazione, protagonista di una sanguinosissima guerra di camorra con la famiglia Bidognetti, per il controllo delle attività illecite nel liternese, tra la seconda metà degli anni ’90 ed i primi anni 2000.

Il risultato dell’indagine è stato di particolare rilevanza, per un insieme di elementi, tutti di estrema attualità, che gli investigatori sono riusciti a far emergere e cristallizzare. La prima novità consiste proprio nell’identificazione del gruppo camorristico, completamente nuovo, quantunque capeggiato da una “vecchia conoscenza” di Magistratura e Forze di polizia, il citato Ucciero Massimo.

L’attività investigativa ha quindi permesso di ricostruire l’organigramma e le dinamiche del sodalizio criminale, promosso, organizzato, diretto ed avviato, alcuni mesi dopo l’arresto del boss latitante SETOLA Giuseppe, capo dell’ala stragista del clan “dei casalesi” – fazione Bidognetti, dai detenuti Massimo Ucciero, alias “Capaspaccata”, dal fratello Vincenzo Ucciero, alias “cul e’ papera”, da Sergio Ferraro, alias “Spenk”, e da Gaetano Ziello, classe 1980, alias “u Ziell”. A capo del sodalizio si pone quindi Massimo Ucciero, il quale, stanco dei lunghi anni di faida con l’avverso gruppo bidognettiano e duramente colpito nel 2004 dalla morte per omicidio del fratello Domenico, riesce a stringere un’alleanza, nel carcere di Melfi (PZ), con Giuseppe Dell’Aversano, alias “Peppe o’ diavolo”. L’Ucciero si allea inoltre con Ziello Gaetano, classe 1980, paradossalmente coinvolto in diversi omicidi in danno di soggetti del vecchio gruppo Tavoletta-Ucciero ed in passato fedelissimo di Bidognetti.

Altro elemento nuovo è l’utilizzo, per la riscossione delle tangenti e gli acquisti di armi da parte del “direttivo” del sodalizio attualmente operante su Villa Literno, di pregiudicati provenienti da Casapesenna e San Cipriano d’Aversa, quali ZIELLO Gaetano, classe 1979, GAROFALO Costantino, DIANA Costantino e PICCOLO Renato, quest’ultimo già esponente di spicco della fazione facente capo a Zagaria Vincenzo.

Ed ancora, altra novità è la trasmissione agli affiliati liberi, da parte dei capi detenuti, degli ordini e degli elenchi dei soggetti da sottoporre ad estorsione, attraverso “pizzini” veicolati, nel corso dei colloqui in carcere, mediante familiari di detenuti considerati gregari nell’ambito del clan e quindi sottoposti a controlli meno pressanti da parte delle Forze dell’ordine. I latori dei messaggi riuscivano quindi a far pervenire all’esterno delle strutture carcerarie una vera e propria lista di nominativi di operatori economici dell’area liternese, con l’indicazione, per ognuno, della cifra da estorcere nei periodi di Natale, Pasqua e Ferragosto.

Rilevante anche l’efferatezza degli ordini impartiti che prevedevano, tra l’altro, di intimidire, con l’esplosione di colpi d’arma da fuoco all’esterno delle abitazioni, gli operatori economici che avessero rifiutato di pagare il rateo estorsivo.

Il sodalizio, inoltre, diversamente dal passato, non prediligeva più solo alcuni tipi di attività commerciali ed imprenditoriali, ma aveva posto in essere una “campagna” del tutto trasversale, che andava dalle tipografie ai centri medici, dalle società di autotrasporti alle concessionarie d’auto, alle rivendite di materiale edile, alle sartorie, ai negozi di generi alimentari.



Nel corso delle indagini sono state recuperate e sottoposte a sequestro anche numerose armi e munizioni, in particolare due fucili da caccia, un fucile a canne mozze e munizionamento di vario genere, tra cui proiettili per Kalaschnikov con i relativi caricatori.

Gli arrestati non già detenuti sono stati associati presso la Casa Circondariale di S.Maria C.V. (CE).