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venerdì 23 aprile 2010

OMICIDIO GIOVANBATTISTA TARTAGLIONE , LA DDA DI NAPOLI CHIEDE QUATTRO ERGASTOLI.

CASERTA. Ergastoli ai quattro capi della organizzazione malavitosa dei Belforte . Li ha chiesti il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli Dottor D’avino nella seduta dell’udienza preliminare eseguita davanti alla dottoressa marina Cimma 36 esima sezione del tribunale di Napoli. Per Salvatore Belforte Pasquale Cirillo, Felice Napolitano, Francesco Zarrillo, è stata chiesta la massima pena . I cinque perché vi è anche Gennaro Buonanno devono rispondere di concorso in omicidio pluriaggravato, con l’aggravante di avere agito al fine di agevolare le attività dei clan camorristici “Belforte”, egemone a Marcianise, e “Natale” di Caivano (Napoli). Il provvedimento riguarda l’omicidio di Giovanbattista Tartaglione, esponente del clan Piccolo (detto anche dei “Quaqquaroni”), compiuto il 22 settembre del 1996 a Caivano. Le indagini, supportate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Marino, esponente del gruppo Natale-Marino, che materialmente partecipò all’omicidio, Antonio Gerardi e Michele Froncillo, entrambi organici al clan Belforte, hanno fatto luce su uno dei più efferati delitti commessi nel corso della sanguinosa faida di camorra che contrappose nel corso degli anni ’90 i Belforte e i Piccolo per il predominio nelle attività illecite a Marcianise.Tartaglione fu assassinato, dopo crudeli sevizie, per aver partecipato a sua volta all’omicidio di Luchino Famiano, già appartenente al clan Perreca, alleato dei Piccolo, poi transitato nel gruppo vincente dei Belforte. Si era recato a Caivano da Salvatore Natale per acquistare della cocaina, ma fu attirato in una trappola. Accompagnato in un garage dove si sarebbe dovuto incontrare con Natale, Tartaglione fu aggredito e immobilizzato dai cinque arrestati e da altri esponenti dei clan Belforte e Natale-Verde, legati da un’alleanza per la comune passata appartenenza alla Nco (Nuova camorra organizzata) di Raffaele Cutolo. Tartaglione fu “incaprettato”, colpito con un tubo di ferro al capo fino a cagionarne lo sfondamento e successivamente trasportato nel cofano della sua auto nelle campagne di Caivano, località Sant’ Arcangelo, dove Salvatore Natale gli esplose contro diversi colpi di pistola. L’autovettura, con il corpo rinchiuso nel portabagagli, fu poi data alle fiamme. Salvatore Belforte, nella sua qualità di esponente di vertice del clan, deve rispondere anche della partecipazione diretta e materiale alla esecuzione del delitto. Prossima udienza 30 aprile 2010. in aula erano presenti gli avvocati Vittorio Giaquinto  Massimo Trigari, Enrico Accinni , Romolo Vignola , e Peppe Foglia .