Omicidio di Nicola falco, il pm della Dda di Napoli Cesare Sirignano chiede ed ottiene ergastoli e condanne per i pentiti. E’ Stata la terza corte di assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presidente Elisabetta Garzo a condannare all’ergasdtolo Gaetano Piccolo, secondo ergastolo per lui in meno di tre mesi e Pasquale Aveta, mentre ha concesso le attenuanti ai due coileboratori di giustizia Antonio Gerardi e Domenico Cuccari condannati a 15 anni di reclusione . Fu il personale della Squadra mobile che eseguì una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta del p.m. Cesare Sirignano della Direzione distrettuale antimafia. Tutti elementi di spicco del clan Belforte di Marcianise, sono stati ritenuti responsabili in concorso tra loro dell’omicidio premeditato in pregiudizio di Nicola Falco, avvenuto Marcianise il 17 settembre del 2003, organico all’opposto clan dei “Quaqquaroni”. L’omicidio sarebbe stato, infatti, commesso nell’ambito della faida tra i gruppi criminali dei Belforte detti “mazzacane” e dei Piccolo detti “quaqquaroni”, da anni in guerra per il predominio camorristico a Marcianise e nei comuni limitrofi. Verso le 9 di quel giorno, la vittima fu sorpresa dai killer all’interno di un’autofficina sita in via Musone a Marcianise, mentre si intratteneva a parlare con il titolare della stessa dove aveva in riparazione un’autovettura. Due killer, armati di pistola e col volto celato dal passamontagna, fecero irruzione nell’officina e simulando una rapina, esplosero numerosi colpi all’indirizzo del solo Falco, nonostante all’interno vi fossero anche altre persone. Dopo il delitto, i killer si allontanarono a bordo di un’autovettura Bmw 320, guidata da un altro complice. Successivamente, il mezzo fu rinvenuto completamente bruciato nei pressi della Metano sud, risultata rapinata la sera precedente a Frattaminore da quattro uomini con il volto nascosto dal passamontagna. Le prime indagini svolte dalla Squadra mobile si erano subito indirizzate nei confronti di Antonio Gerardi, oggi collaboratore di giustizia, di Gaetano Piccolo e di altri appartenenti al clan Belforte ed oggi, con l’apporto probatorio fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori, hanno ricevuto definitivo riscontro.