Casal di Principe. Trentadue milioni di euro in nero. Questo era il giro di denaro che il clan dei casalesi , ma anche dei calabresi e soprattutto personaggi legati a Cosa Nostra gestivano lungo la penisola Italiana. Da Lucca a Cologno Monzese passando per Cremona , da Cassino, a Sant’arpino, da Teverola a Ferentino, da Padova a Brescia passando anche per Cernusco sul Naviglio, c’è ne era per tutti i gusti. Trentadue milioni di euro dei quaranta che gli italiani giocano normalmente all’anno . Truffando anche il monopolio. Si perché l’organo istituzionale ne incassa soltanto otto . Un vero e proprio nuovo pozzo di san patrizio per il clna che riciclavano il denaro proveniente da estorsione e quant’altro e lo ripulivano chiedendo autorizzazioni per il gioco delle scommesse . Una Holding Finanziaria illecita che gestiva altre società che attraverso il metodo matrioska o scatole cinesi. Tutti si sentivano imprenditori di se stessi con altri personaggi invece formavano il gruppo imprenditoriale illecito che fruttava il denaro che serviva al reintegro delle attività illecite . La betting 2000 la società che gestiva tali scomesse è la conferma che il clan era in contatto diretto con le istituzioni . Ieri c’era tutto il gotha dei servizi segreti della guardia di finanza il Gico e lo Scico che insieme alla Dda di Napoli hanno smascherato il giro di denaro riciclato. A coordinare le indagini è stato il sostituto procuratore della repubblica presso la procura di Napoli Cafiero De raho titolare di una inchiesta storica al clan dei casalesi il processo Spartacus che insieme al procuratore capo della repubblica Giandomenico Lepore e gli ufficiali della Guardia di finanza del Gico e dello scinco coordinati dal generale di Brigata Giovanni Mainolfi, hanno illustrato i termini dell’operazine . Erano presenti anche il colonnello Umberto Sirico del servizio centrale, il colonnello Saverio Baldassarre e il colonnello del nucleo regionale di Napoli Antonio Quintavalle cecere che è stato colui che ha coordinato tutte le indagini con la procura della repubblica di Napoli, insieme al maggiore Falchetti. Un duro colpo al clan dei casalesi che comunque non ha retto alle indagini che si sono eseguite in lungo ed in largo. Le sale bingo , ma anche le slot machine e le scommese presso il Betting 2000 erano in continua ascesa e fruttavano giornalmente centinaia di migliaia di euro al mese , se si considera che ogni macchinetta della slot machine che veniva immesse sul territorio dal gruppo di Renato Grasso a grazie all’interessamento di due personaggi del clan dei casalesi Mario Iovine e Vincenzo Pellegrino incassava la bellezza di 250 euro in nero al giorno . In sostanza vi erano macchinette che invece di essere collegate con appositi modem al monopolio , queste venivano depistate attraverso un sistema informatico nei computer di alcuni gestori che controllavano le giocate . Era questo il sistema sofisticato messo a punito dalla più grande coalizione criminale che controllava il gioco nelle sale Bingo dove erano ubicate le slot machine e videopoker . Un sistema che ha fruttato tanto denaro tanto da far entrare soltanto una minima parte nelle casse dello stato. A Questo ci aveva pensato il Renato grasso tuttora laitante che aveva un vera e propria organizzazione che permetteva di controllare tutto il territorio .