VEDERE PER CREDERE CLICCA QUI

Pagine

mercoledì 4 febbraio 2009

Inchiesta Thanatos , libero l'imprenditore Costantino Ferrara, le accuse non hanno retto

Inchiesta Thanatos scarcerato l’imprenditore Costantino Ferrara. E’ l’unico libero dell’inchiesta a cui è stato riconosciuto la libertà, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza . Era stato posto in detenzione domiciliare con il provvedimento che aveva interessato altre persone firmato dal gip Antonio Baldassarre su richiesta del pubblico ministero Maurizio Giordano. Dopo l’interrogatorio, avvenuto qualche giorno fa Costantino Ferrara, assistito dal suo legale Raffaele Gaetano Crisileo, aveva chiarito la sua posizione e quindi il gip lo ha rimesso in libertà. I carabinieri di Caserta avevano accertato che gli impiegati della sala mortuaria dell’Ospedale Civile di Caserta procuravano solo ad alcune imprese di pompe funebri (organizzatesi su base territoriale all’interno della provincia di Caserta) i dati anagrafici delle persone appena decedute nei vari reparti dell’ospedale casertano, così consentendo a tali imprenditori di giungere tempestivamente in ospedale per il trasporto della salma e per l’organizzazione dei funerali, lasciando così intendere ai familiari delle persone decedute che tale servizio fosse convenzionato con la struttura sanitaria pubblica. In cambio, i titolari delle pompe funebri corrispondevano agli impiegati dell’ospedale di Caserta somme pari a 200 euro per ogni funerale organizzato, così da consentire a ciascun impiegato di incassare illecitamente circa 6.000 euro pro capite mensili, spesso incassate dagli impiegati “a domicilio”, ossia recandosi direttamente – con cadenza mensile - presso le sedi delle imprese funebri coinvolte nelle indagini. Il sistema corruttivo era talmente collaudato e radicato nel sistema della gestione della sala mortuaria dell’Ospedale di Caserta che ogni impresa funebre favorita dalla prestazione dei pubblici impiegati ricorreva alla sistematica dazione della somma illecita in favore dei pubblici impiegati, tanto che è stata ipotizzata – allo stato delle indagini – l’esistenza di un sistema corruttivo “ambientale”, ossia talmente radicato nella abitudini illecite dei protagonisti da non richiedere alcuna condotta di trattativa o di persuasione nel raggiungimento dell’accordo illecito.