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domenica 18 gennaio 2009

Le ragione e le richieste di Biagio Di Muro per una città che è considerata la nobile decaduta

A Santa Maria Capua Vetere continua a tenere banco una gestione della vita politica e amministrativa molto simile alla “Corrida” e cioè con tanti “dilettanti allo sbaraglio”. L’errore di fondo è sempre lo stesso: la mancanza di responsabilità da parte dei partiti. La tanto criticata Prima Repubblica non ha lasciato solo un’immagine negativa in quaranta anni di vita del nostro Paese. Quando c’erano i partiti veri ognuno si faceva carico del proprio ruolo ed era ben consapevole delle proprie responsabilità. Nella nostra Città, invece, continuiamo ad assistere a una gestione approssimativa e a una mancanza di chiarezza che negli ultimi mesi ha fortemente condizionato la crescita e lo sviluppo in ogni settore. Noi puntavamo alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla salvaguardia del commercio locale che non deve essere minacciato da operazioni “commerciali” effimere. Penso che sia arrivato, finalmente, il momento di capire se quella che è in carica a Santa Maria Capua Vetere è un’amministrazione comunale che si riconosce nel Partito democratico. Può darsi che la risposta sia negativa ma è anche possibile che, una volta per tutte, arrivi un segnale forte e chiaro. Nel caso in cui dovessero essere “Pd” la risposta unica e si spera definitiva allora sarà arrivato anche il momento di far comprendere a chi non è molto pratico che qualsiasi scelta politica e non deve necessariamente passare attraverso la sezione del partito. Una sezione che fino ad oggi ha dimostrato di essere ambigua. Al segretario provinciale, perciò, spetta l’onere di risolvere una volta per tutte questa anomalia: se è d’accordo con me nel giudicare negativamente le gestione politica all’interno della vita amministrativa è il caso che si intervenga con urgenza. Il segretario provinciale nomini un commissario che si impegni a stabilire quali sono i ruoli del Pd e quali quelli dell’amministrazione in riferimento al partito nel quale si riconosce. Un esempio su tutti: se il sindaco e/o il capogruppo partecipano alle riunioni del Pd per raccogliere suggerimenti, proposte o spunti per progetti da sviluppare impegnandosi a sostenerli, puntualmente accade che o il giorno prima si è fatto già il contrario oppure lo si fa il giorno dopo. Per essere ancora più precisi basta ricordare alcune delle motivazioni che in due occasioni, con la seconda in maniera definitiva e irrevocabile, mi avevano convinto a rassegnare le dimissioni. Prima di lasciare avevo spiegato che l’amministrazione comunale stava spingendo troppo su alcune questioni che poi puntualmente sono state o si cerca di portare a compimento. Mi riferisco al bando delle giovani coppie, alla questione del centro commerciale nell’ex Tabacchifico, alle zone “F” e tanti altri argomenti. Per alcuni di questi temi erano state fatte delle delibere chiare e indiscutibili sostenute all’unanimità da tutto il consiglio comunale. È importante ricordare che quelle delibere sono state letteralmente ribaltate pochi istanti dopo un “dimissionamento” autorevole e l’abbandono della giunta da parte mia. La città deve sapere chi vuole impegnarsi per farla crescere o quantomeno farla ritornare ad essere il faro della provincia. Di questo passo rischia di diventare solo un quartiere dormitorio. “Grigio cemento” e senz’anima. L’aggressione urbanistica ha una regia forte. E non sammaritana. Il coordinatore cittadino non ha bisogno di “apparizioni” o rivelazioni. Tante cose le conosce bene. Ruoli e priorità di chi lo circonda. Sammaritani e non. Basta avere il coraggio delle idee.