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domenica 21 dicembre 2008

Ecco la vera storia del centro commerciale che dovrà costruirsi a via galatina




Santa Maria Capua Vetere . Il centro commerciale è il progetto iniziale di Enzo Natale. Il sensale o sanzano deve assolutamente essere in grado di portare a termine l’importante business poiché oggi c’è in gioco la credibilità imprenditoriale sua e quella delle persone che hanno sovvenzionato l’affare che è costato circa 20 milioni di euro . Fra gli imprenditori interessati vi è anche il signor Malatesta che addirittura, sembra con un altro socio un certo D’ambra personaggio conosciuto per le note vicende legate all’ex sindaco di Orta di Atella Angelo Brancaccio, abbia comprato dall’Ati, su suggerimento di Enzo Natale che sponsorizza anche la Tab 90 intestataria dei macchinari del tabacchificio, lo stabilimento e l’area senza le dovute precauzioni. L’Ati L’Associazione Tabacchicoltori italiana, invece si legge anche nell’atto pubblico a firma del notaio Umberto Caporaso del 4 aprile del 1957 dopo la costruzione del tabacchificio , se avesse dismesso l’area di 62mila mq dove pagare al comune di Santa Maria Capua Vetere il terreno al valore del momento in cui ciò si verificasse. In sostanza come si evince dall’articolo 4 e 5 dello strumento il terreno era di proprietà del comune . La clausola è contenuta non solo nelle due delibere consiliare del 28 gennaio 1957 e del 18 marzo 1957 ( atto storico) a firma dell’allora segretario comunale Dottor Leucio Di Palma avallata dal sindaco dell’epoca Simmaco Meinardi ed udite udite anche dal consigliere anziano di quell’anno Nicola di Muro . Il verbale recita testualmente “ L’anno millenovecentocinquasette addi ventotto del mese di gennaio alle ore 18.00 in Santa Maria Capua Vetere e nella casa comunale , a seguito di regolari inviti consegnati nel giorno 22 gennaio 1957 dal messo comunale nel domicilio di tutti i consiglieri comunali in carica , si è riunita in seduta straordinaria l’assise in prima convocazione i seguenti consiglieri comunali :Luigi Bifani, Antonio Buffolano, Giuseppe Cappabianca ( ex sindaco) , Carlo Cipullo ( avvocato penalista ) , Riccardo Curzio, Giovanni Ferraiuolo, Antonio Giordano, Alfredo Mangiacapra, Rosa Maria, Simmaco Meinardi, Furio Molinari, Agostino Di Monaco, Giuseppe Monaco, Nicola Di Muro, Mario Palombi, Salvatore Papale, Nicola Pasquariello, Vincenzo Pimpinella, Armando del Prete, Alessandro Raucci, Agostino Salemme, Agostino Salemme, Francesco Salemme,Antonio Valentino, Ernesto della Valle, Guido Ventriglia padre del dottore comercilista Francesco paolo ventriglia e i consiglieri comunali assenti, ma giunti, come si evince dal verbale stesso in un secondo momento , Francesco Lugnano ( ex senatore), Michele Palmieri, Ferdinando Schettino( padre di Marciano) e Antonio Simoncelli (padre dell’avvocato Federico )”. All’ordine del giorno vi era un importante punto, quello dell’acquisto del terreno e cessione all’ Ati per costruzione tabacchificio in Santa Maria Capua Vetere . “ Il sindaco- continua il verbale di seduta straordinaria - con riferimento all’incarico ricevuto con atto di giunta del 21 dicembre 1956 allo scopo di definire la pratica per inizio dei lavori del tabacchificio, su imput dell’allora senatore Giacinto Bosco, riferisce che ha preso contatti con il Comune , il signor Giuseppe Fossataro per la vendita di 62 mila metri quadrati di terreno al prezzo di un milione e cinquecentomila lire al moggio essendo il terreno di comprensive are 32.65” . La proposta del signor Fossataro fu letta in consiglio comunale e si basava su sei punti essenziali che riguardavano anche il pagamento doveva essere eseguito in cinque anni da effettuarsi semestralmente. Fu la prima importante operazione che il comune di Santa Maria Capua Vetere avviò per iniziare quel processo occupazionale che ebbe fiorente stabilità nella città . Infatti il sindaco d’accordo anche con tutto il consiglio comunale dichiarò che nel momento in cui il tabacchificio cessava la sua destinazione d’uso originale, tutto il fabbricato doveva ritornare al legittimo proprietario il comune, che doveva utilizzare l’area per scopi occupazionali poiché già all’epoca al tabacchificio lavoravano circa 600 dipendenti.