“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Non vorrei fare una retorica sulla
frase che nella immaginazione di Dante Alighieri ha scritto prima di entrare
nell’inferno. Già, perché quei fantomaci “giornalisti
e non giornalisti giornalisti”- così come il capo redattore del
giornale “ Il Mattino” della sede di
Torre Annunziata, faceva presente a Giancarlo Siani nel film Fort Apache
durante una passeggiata sulla spiaggia, quando “gli scoop erano ruttura e c….zz”. Oggi
se ne sono andati con una mano avanti ed un’altra indietro. E lo sapete il perché??
Perché oggi non si potevano depositare in udienza le dichiarazioni del collaboratore
di Giustizia Francesco Schiavone di Nicola, perché doveva essere a conoscenza
anche la difesa degli imputati.
Il codice di procedura penale- lo diciamo in maniera
maccheronica, visto che lo devono capire tutti- recita, che se vi sono
dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, queste devono essere depositate
presso le cancellerie dei pm, tale da permettere agli avvocati difensori di essere
a conoscenza e quindi , in udienza di eseguire il controesame del collaboratore
di giustizia .
Come siamo caduti in basso con questi fantomaci giornalisti.
Cio’ conferma che gli ordini, la federazione della stampa, i media televisivi radiofonici
e del web, si fidano di pseudo giornalisti che non
conoscono né il codice penale né il codice di procedura penale e ne le
normative che sono basilare per il procedimento penale in presenza di pentiti.
Troppo presto per i professionisti dell’antimafia, in prima
linea anche “le manchen” tipo “ brutte copie di Moira Orfei” gridare
già vittoria sul niente. Ci vuole molto
ancora da capire, invece oggi è stata soltanto una passerella mediatica che non
è servita.
Ma andiamo alla cronaca.
Si sono precipitati da tutta Italia - tra cameramen e
giornalisti - ma sono tornati a casa giusto con la dichiarazione di un imputato
che si è detto tranquillo. Nessun deposito di dichiarazioni di Francesco
"Sandokan" Schiavone, nel processo di oggi al tribunale di Santa
Maria Capua Vetere: lo celebrano da un anno ma l'aula si è affollata giusto
oggi perchè i processi si seguono 'a impulsi'. Le dichiarazioni di Sandokan,
che non sono nemmeno mai entrate nel processo per l'omicidio Mancone di
Mondragone - contrariamente a quanto diffuso dal web l'altro giorno - non sono
arrivate. Sotto accusa al processo Reti Ferrovierie, un vecchio amico e
presunto storico socio e prestanome Nicola Schiavone, imputato per associazione
camorristica. Il 22 aprile è previsto, questa a volta, Napoli, il secondo
troncone del processo sugli appalti di Rfi dove vengono contestati i reati di
intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta, corruzione, riciclaggio con
l'aggravante della metodologia mafiosa ma anche rivelazione di atti coperti dal
segreto delle indagini. E non è escluso che in questa occasione possano essere
depositati i "segreti" che il neo collaboratore di giustizia ha
rivelato agli inquirenti. Oggi una richiesta, respinta, è stata presentata
della difesa di Nicola Schiavone, quella di celebrare il processo a porte
chiuse per evitare che l'eccessiva attenzione mediatica (all'udienza c'erano
numerosi giornalisti) possa ledere la privacy degli imputati. L'attesa per
l'udienza del processo sugli appalti dati da funzionari di Rete Ferroviaria
Italiana (Rfi) in cambio di soldi e regali a ditte colluse con il clan dei
Casalesi era palpabile ma i cronisti sono tornati a casa senza scoop...