Caserta- Non è tanto la condanna, 21 anni e un mese di
reclusione, se pur esemplare, che la corte di assise di Santa Maria Capua Vetere
ha inflitto a Gabriel Ippolito per l’omicidio di Gennaro Leone tragicamente venuto
a mancare la sera il 28 agosto 2021, ma è omicidio volontario con tutte le
attenuati .
Però c’è anche un
altro tassello che forse nessuno ha considerato la sconfitta di una città,
Caserta , che ha conosciuto negli anni e secoli indietro uno splendore sia
culturale che storico, ma conserva ancora tutt’oggi con le sue colline che fanno da sfondo, quel grande patrimonio, dove
anni fa, fu battezzata “ Terra di lavoro”.
Si può racchiudere così il sunto di un episodio, che fra
giovani non doveva accadere, il primo avvenuto in città, ma il secondo avvenuto
la notte fra il 2 e 3 giugno del 2015 all’Old River dove morì dopo un alterco
un altro giovane di 24 anni avvenuto durante un rave party.
L’episodio accaduto nella movida casertana non doveva
accadere perché, da molto tempo la città non è più dei casertani veraci come
Piazza Correra, teatro del fattaccio. Basti pensare che in quel fazzoletto di
Via Giambattista Vico dove sfocia la piazzetta Correra sono nati e vissuti
artisti sia musicali che culturali e politici .
Non a caso, e vorrei iniziare proprio da un artista musicale. Già
perché in quel luogo è vissuto un
artista musicale europeo, il chitarrista Fausto Mesolella, come un artista
pittore Antonio De Core con la sua famiglia paterna , come un politico quale
appunto il compianto onorevole Nicolo’ Antonio Cuscuna’ di Alleanza Nazionale .
Piazza Correra, un largo che si incrociava con via Giovanbattista
Vico, tempi addietro era soprannominato il cuore di Caserta. Addirittura a
coronamento di questo luogo vi erano anche due sedi di opposte fazioni
politiche, una del partito comunista italiano ed un’altra del Movimento Sociale
Italiano, segno questo di una presenza dove ognuno aveva il suo spazio in una
città che anni addietro aveva conosciuto la sua forte espansione in tutti i
suoi rami.
Oggi invece nel terzo millennio, se non fosse per quello che
ci hanno lasciato chi desiderava di far proliferare la culturale cittadina, ci
troviamo difronte a dei cambiamenti non consoni che hanno generato il più
totale sconquassamento di una città in preda a persone senza scrupolo che hanno
fatto cadere quella cultura drammaturgica casertana .
Ci saranno senz’altro persone che non saranno d’accordo con
me, ma io Caserta lo vissuta come ho vissuto Santa Maria Capua Vetere ed altre
citta’ della provincia .
Siamo d’accordo che la corte di assise ha riconosciuto la
parte civile del Comune di Caserta liquidandole anche una provvisionale, ma la
città , proprio per questa sentenza ha bisogno di rimboccarsi le maniche, di
cercare di far capire a chi la frequenta e ci vive, che non è una città in preda ad un non
controllo. Questo deve avvenire con tutte le forze dell’istituzioni soprattutto
sociali , ma anche da chi ha sempre
vissuto come cittadino ed anche gli operatori del terziario che dovrebbero
salvaguardare chi frequenta i loro posti. Ci vuole un po di ordine , ma questa
parola fa paura, perché significa stoppare quella criminalità spicciola, ma
soprattutto organizzata che ha preso il sopravvento in alcune zone a discapito
di cittadini che vorrebbero vivere la propria città.
Le provvisionali come costituzione di parte civile a favore
dei genitori e della famiglia quantificata in 340 mila euro non possono
cancellare quel dolore non di una, ma anche dell’altra che passivamente è parte
in causa.
Un plauso va comunque agli avvocati difensori
quali appunto Angelo Raucci e Michela Ponticelli che durante le loro arringhe
hanno cercato di far capire il contesto in cui si è svolto l’accaduto.
Ma certamente non da meno sono stati gli avvocati Alberto
Tartaglione ed Alfredo Plini di parte civile della famiglia, ma anche Carolina
Mannato per il comune di Caserta, Celeste Ciliberti e Gianmario Siani per la fondazione Polis
Perdonatemi se mi sono dilungato ma credo che bisogna fare un
esame di coscienza dopo questa sentenza.