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martedì 6 febbraio 2018

APPIA GATE – IL VIAGGIO FRA I COMUNI INQUISITI PER AVER OTTEMPERATO A FAVORI A PERSONAGGIO EQUIVOCI E DELLA CRIMINALITÀ.

E’ partita la campagna elettorale per le politiche 2018 la stessa che ha lasciato alle spalle ciò che sono le ceneri della politica amministrativa trattata dai personaggi politici candidati e non   degli ultimi quattro anni.
 E’ un viaggio fra i principali comuni della provincia di Caserta che si affacciano su quella strada nazionale chiamata più comunemente Appia che si percorre quando si entra nella provincia di Caserta dal territorio beneventano e finisce all’aldilà del ponte del Garigliano toccando anche i comuni del basso matesino.
 Questa inchiesta l’abbiamo chiamata appunto Appia-gate, “lo scandalo dell’Appia” dove in questa lingua di terra si intrecciano favori, appalti corruzione e concussione legati più che altro alla microcriminalità e criminalità organizzata , dove casalesi , marcianisani e san feliciani  per non parlare dei muzzuni,  ha fatto capo una politica del territorio per lo più infangata da personaggi senza scrupolo . Molte di queste inchieste che sono partite prima dalla Dda di Napoli si sono intrecciate anche con quelle della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
 Ma per capire cosa è successo realmente dobbiamo dividere le inchieste in tre e forse quattro puntate per essere lineari e credibili anche perché ci perderemo in commenti futili e ripetiti .
In questa prima puntata ci limiteremo soltanto a tre Comuni prima di giungere a trattare ciò che è accaduto nel“cuore dell’Appia”. Inizieremo dai comuni Santa Maria a Vico,  Maddaloni e San Felice a Cancello   toccando qualche comune  al di là e al di qua dell’Appia a ridosso di Maddaloni e Santa Maria a Vico.
Iniziamo con una data eclatante quella dell’8 marzo 2016 quando la Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere svelò l’intreccio maddalonese.   Corruzione, peculato, piaceri piacerini, lesbiche e guardoni - Tutti erano al soldo di Di Nardo e De lucia con la complicita' dell'amica del cuore peraltro con una relazione certificata in Spagna.

COMUNE DI MADDALONI

Il giorno prima ma pubblicato il 8 marzo 2016, i  militari della Compagnia CC di Maddaloni, nell'ambito di un'articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere,  firmata dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea   hanno dato esecuzione ad un'ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere nonché agli arresti domiciliari, , nei confronti del Sindaco del comune di Maddaloni, di un assessore, di due consiglieri comunali e di un imprenditore. In particolare, è stata applicata la misura della custodia in carcere nei riguardi di:
 l.DE LUCIA Rosa, Sindaco Comune di Maddaloni; 
2. DI NARDI Alberto, titolare della ditta OHI "Di Nardi Holding Spa" ; mentre è stata adottata la misura degli arresti domiciliari nei confronti di:
3.D'ANNA Cecilia, assessore alla Cultura Comune di Maddaloni; 
4.VIGLIOTTA Giancarlo, Consigliere Comunale di Maddaloni; 
5.PASCARELLA Giuseppina, Consigliere Comunale di Maddaloni. 
Non è stato, invece, raggiunto da misura cautelare l'indagato»: VINCIGUERRA Bartolomeo, Comandante della Polizia Municipale di Maddaloni. 
Gli indagati erano  stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di più delitti di corruzione, di due distinti tentativi d'induzione indebita a dare o promettere utilità e di peculato (artt. 319-321, 56-319 quater e 314 c.p.), come meglio di seguito precisato. L'indagine, avviata nel mese di giugno 2015, è stata incentrata sulle anomalie legate al servizio raccolta rifiuti effettuato nel Comune di Maddaloni, affidato dall'anno 2011 senza alcuna procedura di gara, alla ditta DHI srl di Pastorano (CE). L'attività investigativa ha preso l'avvio dalla denuncia sporta presso il Comando Stazione Carabinieri di Maddaloni da un imprenditore, attivo nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani, integrata dalle successive dichiarazioni da lui rese. L'indagine si è tuttavia arricchita di molteplici altri elementi, quali attività intercettative, esiti di attività di osservazione e pedinamento, che hanno consentito di ricostruire le molteplici vicende oggetto di contestazione e di confermare l'attendibilità delle dichiarazioni rese dall'imprenditore. Nucleo essenziale dell'indagine è costituito dal rapporto corruttivo instauratosi fra il sindaco De Lucia e l'imprenditore Di Nardi, che ha poi intessuto rapporti anche con i massimi esponenti dell'amministrazione comunale maddalonese. Il principale interesse che ha legato il sindaco e l'imprenditore è costituito dalle vicende relative alla proroga dell'affidamento diretto del servizio di raccolta di rifiuti alla DHI Holding Industriale s.p.a di Alberto Di Nardi che, già affidataria dello stesso servizio presso il comune di Maddaloni sin dal 19.10.2011, otteneva, nell'arco temporale dal 27.6.2013 fino al 1.10.2015, l'emissione di ordinanze di proroghe trimestrali dei lucrativi affidamenti diretti del servizio di igiene urbana ( comportanti un impegno di spesa di €.423.766,20 mensili), in modo illegittimo sia per la mancanza dei presupposti eccezionale ed urgente necessità, sia perché eccedenti i limiti massimi di 18 mesi, proroghe a cui è seguita l'illecita predisposizione del redigendo bando di gara quinquennale. L'attività d'indagine ha documentato l'esistenza di frequentazioni quasi quotidiane fra il sindaco e l'imprenditore, con incontri in luoghi riservati e hanno dimostrato come il Di Nardi sia stato una sorta di "bancomat" della De Lucia, cui costantemente e senza alcuna costrizione ma addirittura delle volte anticipando egli stesso la richiesta, elargiva alla bisogna somme di denaro e altre utilità, pur di continuare a gestire il servizio di igiene urbana, che gli ha consentito di acquisire un ingente guadagno economico. Per questi reati la sindaca Rosa de Lucia ha già pagato un prezzo la condanna a tre anni e sei mesi patteggiata davanti al tribunale di santa Maria Capua Vetere. Per la De Lucia si è conclusa la vicenda giudiziaria , ma rimane la certezza che  vi era un connubio fra comune ed imprenditori con reati di peculato e corruzione ed induzione indebita . Quindi  il comune di  Maddaloni  era un comune corrotto e un porto di mare .

COMUNE DI SANTA MARIA A VICO

Ancor prima del 7 marzo 2016 il comune di Santa Maria a Vico in data 19 giugno 2014 fu coinvolto in quella che oseremo dire una inchieste che svelò  gli intrecci tra camorra e il comune di Santa Maria a Vico, ma altre inchieste ancor prima del 2014 e ci riferiamo a quella del comune di Caserta e la sl di Caserta  svelarono l’intrecciò con la criminalitaà organizzata . ma di Caserta ce ne occuperemo nella prossima puntata.  

Nell’ambito di un’articolata indagine, ritornando alla vicenda giudiziaria del Comune di Santa Maria a Vico -  coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli - Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta il 19 giugno 2014  hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di amministratori pubblici del Comune di S. Maria a Vico ed imprenditori collegati al clan camorristico dei “Belforte” di Marcianise resisi responsabili dei reati diturbata libertà degli incanti e corruzione, tutti aggravati dal metodo mafioso.
L’attività investigativa, sviluppatasi attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti, nonché riscontri di natura documentale, è inquadrata nell’ambito del procedimento che aveva  già consentito al GIP del Tribunale di Napoli di emettere 36 ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di altrettanti soggetti, in quattro diverse operazioni susseguitesi nei mesi scorsi e che oggi vede l’ esecuzione di altri 6 provvedimenti cautelari. Le indagini erano  scaturite a seguito di nuovi elementi emersi dall’ultima esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, precisamente da alcune confessioni e dichiarazioni di diversi indagati nell’ambito della stessa attività di indagine, supportate dalle attività tecniche eseguite e dagli accertamenti di natura documentale effettuati, da cui è stato possibile acclarare nuove responsabilità in capo ad alcuni soggetti già arrestati che hanno contribuito negli affari illeciti delle ditte riconducibili a GRILLO Angelo e quindi all’ imprenditoria facente capo al Clan “Belforte” di Marcianise.

Dalla attività di indagine in argomento si è dimostrata l’esistenza di un giro di “favori” tra il Colonnello PISCITELLI Angelo e di suo cognato, l’assessore del Comune di Santa Maria a Vico Savinelli Ernesto, con GRILLO Angelo e Roberto, concretizzatosi nell’assunzione di alcuni parenti dei primi due, nella ditta FARE L’AMBIENTE, in cambio dell’aggiudicazione della gara d’appalto per il servizio di igiene urbana per quel comune configurando così il reato di corruzione aggravato dall’ aver favorito il clan Camorristico marcianisano.

 




COMUNE DI SAN FELICE A CANCELLO
Il 30 settembre 2016 il terremoto giudiziario e politico a San Felice a Cancello ed in provincia di Caserta - 21 misure restrittive per sindaco e politici ed imprenditori.
Nell’ultimo giorno di settembre 2016 , i Carabinieri della Compagnia di Maddaloni hanno posto in esecuzione un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di S. M. Capua Vetere, su conforme richiesta della locale Procura, nei confronti di amministratori, funzionali, impiegati del Comune di San Felice a Cancello, del comandante della polizia municipale, nonché di imprenditori, alcuni dei quali operanti nel settore dei rifiuti, per il delitto di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di delitti di pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione. Fra gli altri, sono stati contestati fatti di corruzione, di falso in atto pubblico, di turbativa d'asta, ancora una volta legati alla gestione dei rifiuti. In particolare, è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere nei riguardi di: 1. De Lucia Pasquale, consigliere provinciale e sindaco del comune di San Felice a Cancello; 2. Auriemma Felice, responsabile ufficio tecnico comune di San Felice a Cancello: 3. De Lucia Andrea, imprenditore: 4. Scarano Francesco, Comandante polizia municipale; 5. Petrone Francesco, vicesindaco e assessore all'ambiente; 6. Basilicata Antonio, responsabile settore rifiuti; 7. Balsamo Massimo, imprenditore settore rifiuti; 8. De Lucia Clemente, consigliere comunale; mentre, è stata adottata la misura degli arresti domiciliari nei confronti di: 9. Di Giunta Rita Emilia Nadia, Dirìgente della provincia di Caserta, amministratore delegato "Terra di Lavoro" Spa, tesoriere della Fondazione "Campania Futura". 10. Nuzzo Antonio, imprenditore; 11. Chersoni Roberto, imprenditore settore ristorazione; 12. Chersoni Francesco, imprenditore; 13. Chersoni Antonio, imprenditore; 14. Chersoni Carlo, imprenditore: 15. Papa Vincenzo, consigliere comunale; 16. Perrotta Luigi Raffaele, imprenditore; 17. Perrotta Giuseppe, imprenditore: 18. Schiavone Antonio, imprenditore: 19. Schiavone Salvatore, imprenditore; 20. Russo Annamaria, imprenditore: 21. De Rosa Giuseppe, imprenditore. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), finalizzata alla commissione di una serie indefinita di fatti di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio (319 c.p.), di falsità ideologica (art. 481 c.p.), di concussione (art. 317 c.p.), di finanziamento illecito dei partiti (art. 7 1. 1974 n. 195), di falsità materiale commessa dal P.U. in atti pubblici (art. 476 c.p.), di falsità ideologica commessa dal P.U. in atti pubblici (art. 479 c.p.), turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.) e truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640, comma 2, c.p.) e abusi di ufficio. Le investigazioni sono state avviate nel dicembre 2013 a seguito dell'esplosione di un ordigno artigianale nella frazione Polvica del Comune di San Felice a Cancello (CE), che danneggiava il vivaio di proprietà dell'aggiudicatario dei lavori di posizionamento di piante ornamentali in quel centro, la ditta "Ever Green" facente capo a DRAGONE Luigi. L'indagine, immediatamente avviata, consentiva di disvelare una fitta trama di rapporti di natura criminale, coinvolgente esponenti del mondo politico (titolari di cariche elettive e non), del settore amministrativo del Comune di San Felice a Cancello, nonché dell'immancabile settore dell'impresa privata. Le complesse e articolate indagini sono state condotte dai CC della Compagnia di Maddaloni, coordinate dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, lungo l'arco di circa diciotto mesi; esse sono consistite, fra l'altro, nella predisposizione di accurate consulenze tecniche e di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché nella espletamento di numerosi interrogatori ed audizioni di persone informate sui fatti e nella effettuazione di accurati servizi di pedinamento ed osservazione dei soggetti indagati. Nel corso dell'attività sono stati riscontrati numerosi illeciti compiuti, nel ultimi anni, da esponenti politici e dirigenti dei settori strategici del Comune di San Felice a Cancello (Settore Ecologia e Ufficio Tecnico e Lavori Pubblici) nella gestione delle gare di appalto e nel rilascio di varie autorizzazioni amministrative (in particolare permessi a costruire).

Prima puntata