Nelle prime ore della mattinata odierna, nell'ambito di
un’articolata indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica
di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo
di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di cinque soggetti, tutti affiliati al clan camorristico dei “Belforte"
di Marcianise, resisi responsabili di un omicidio di camorra avvenuto a Capodrise
(CE) il 15 aprile 1999. L’attività investigativa, sviluppatasi anche attraverso
intercettazioni telefoniche e riscontri di dichiarazioni di collaboratori di
giustizia, in precedenza appartenenti al suddetto sodalizio criminale, ha
permesso di ricostruire analiticamente le fasi organizzativa ed esecutiva di un
grave fatto di sangue che porto all’assassinio di Frattolillo Antonio detto "Tonino
Capezzne", gestore di una ditta di autodemolizioni. Lo scenario in cui si
sviluppo il fatto sanguinario e da ricollocarsi nel periodo di maggiore
violenza camorristica che visse la zona del territorio di Marcianise alla fine degli
anni ’90, quando, a causa dei numerosi omicidi e rappresaglie armate condotte anche
in locali pubblici da affiliati ai due clan che si contendevano il territorio a
confine con l’area Nord di Napoli (i Piccolo detti "Quaqquaroni” ed i
Belforte detti "Mezzacane”), fu disposto dalle istituzioni il c.d.
"coprifuoco”. Il commando annato che materialmente commise l’omicidio era
composto da Buttone Bruno (ora collaboratore di giustizia), Raucci Domenico e
Raucci Antonio mentre i mandanti ed ideatori furono lo stesso Buttone Bruno e
Trombetta Luigi. Il giorno 15 aprile 1999 venne segnalata la presenza del
Frattolillo nella propria officina da Bellopede Camillo Antonio, altro affiliato
del clan, che nella circostanza funse da specchiettista. Un’aute condotta dai
sicari giunse presse l’officina e, nonostante la presenza di altre persone nel
locale, esplose numerosi colpi di pistola e di kalashnikov all’indirizzo del Frattolillo
che fu brutalmente trucidate. Il gruppo armato poi fuggi abbandonando e bruciando
l’autovettura utilizzata per l’esecuzione.
Successivamente gli stessi furono recuperati da un’altra
autovettura guidata da Sparaco Giuseppe, altro affiliate al clan, e da Trombetta
Luigi. Gli accertamenti hanno permesso anche di risalire al movente
dell’omicidio, in particolare la risposta che il clan Belforte voleva dare per
un precedente tentativo di omicidio ai danni di Trombetta Luigi avvenuto pochi
giorni prima. I capiclan dei Belforte erano infatti convinti che i sicari del
clan Quaqquaroni fossero partiti proprio dall’autorimessa del Frattolillo per commettere
l’evento delittuoso nei confronti di Trombetta Luigi che nella circostanza riuscì
miracolosamente a salvarsi nonostante i numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi
verso la sua autovettura (per tale tentato omicidio e state gia condannato
Letizia Antonio, affiliate clan Quaqquaroni).
Si riportano, di seguito, i nominativi dei destinati dell’odierno provvedimento della DDA di Napoli eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta:
1. TROMBETTA LUIGI, cl. 1956;
2. BELLOPEDE CAMILLO ANTONIO cl.1979;
3. RAUCCI ANTONIO cl. 1979;
4. RAUCCI DOMENICO cl. 1970;
5. SPARACO GIUSEPPE cl. 1968.