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sabato 3 maggio 2014

ESCLUSIVO - DIECIMILA IMPRENDITORI PRONTI A INVESTIRE NEL VIETNAM - MA CI SONO I PROTOCOLLI D'INTESA O LA CAMORRA E LA MAFIA LAVERANNO I SOLDI ???

Italiani brava gente e sfruttatori sia nel bene che nel male . Sono pronti gli industriali della nazione, dopo aver saputo dal ministro vietnamita Bui Quang Vinh che in indocina vi  è una estensione di circa 300 ettari di terreno per costruirci industrie . Lo chiamano il parco industriale dove le piccole e medie imprese potranno trasferirsi e con un costo di manodopera inferiore a quella italiana , alla faccia di Cgil , cisl e uil, ma anche di altri paesi come Cina ed altri nell’endurance asiatico .
Si preparano quindi alla fuga dall’Italia  più di 10.000 imprenditori sotto gli occhi di una malata pubblica amministrazione  ( vedi la trasmissione Report del 28 aprile 2014 via internet) sono pronti a partire,  perché oggi con il vietnam non esiste un protocollo che  ti permette di acceder ai conti nelle banche vietnamite. Ciò permetterebbe alle imprese italiane di lavare il denaro non dichiarato, ed evaso  e quindi accedere ad una nuova vita imprenditoriale senza essere scocciati dal fisco italiano . Ma ancora di lavare quel denaro proveniente da attività illecite , così come avvenne negli anni prima del 2007 con la Cina  e più precisamente Hong Kong e Singapore.
 E’ proprio lì l’illecito italiano, che non si è voluto vedere o addirittura i massimi esponenti del controllo italiano si sono messi i prosciutti davanti agli occhi. Il mancato controllo ha generato la cosiddetta “bustarella”  dovuta per lo più a viaggi, brillanti, auto e soprattutto soldi che hanno portato , guarda caso, nei paesi sottosviluppati per poi costruire piccole industrie o addirittura ville per fare business .  Il tesoro italiano, infatti, dell’evasione  è custodito proprio li in quei paesi dove gli italiani quando arrivano con i soldi vengono trattati da nababbi  e da re, anche se devono vendere armi, con l’aiuto di funzionari della pubblica amministrazione negligenti e commercialisti italiani.   
E’ necessario stilare un vero e proprio  protocollo d’intesa con la nazione che desidera far entrare capitali italiani , ma siccome in quel paese vige una costituzione diversa da quella italiana , costituire una società in quella nazione significa assoggettarsi a quelle normative e soprattutto  acquisire un socio del posto , significa che non si potrà mai accedere ai costi esteri in asia, perché non lo permette .
Perché non si fa la stessa cosa pure in Italia ??
Speriamo che qualcuno l’ha capito e ha inteso il messaggio .

Buona giornata