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mercoledì 15 gennaio 2014

Operazione “ATLANTIDE” 6 arresti per associazione a delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di false fatture, con l’aggravante di aver agevolato il “Clan dei Casalesi”. Sequestri di beni in Toscana ed in Campania per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro.

Nella mattinata odierna, militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria  della Guardia di Finanza di Firenze, nel corso dell’operazione “ATLANTIDE”,  stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere  emessa, su proposta del Sostituto Procuratore della D.D.A. di Firenze, Dott.  Tommaso Coletta, dal GIP presso il Tribunale di Firenze, dott. David Monti, nei confronti di 6 persone.  In corso sequestri di beni mobili ed immobili riconducibili agli indagati per un  valore complessivo di circa 11.000.000 di euro. Sgominata un’associazione per delinquere avente base operativa nel  Valdarno, finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni  inesistenti grazie al ricorso ad imprese compiacenti strettamente collegate al  "clan dei Casalesi", a cui perveniva parte dei guadagni derivanti 
dall’emissione delle false fatture.  Principale indagato un imprenditore del settore edile originario dalla provincia  di Caserta da anni dimorante nel Valdarno e con precedenti specifici per  associazione a delinquere di stampo mafioso, tratto in arresto unitamente ad  altri 5 soggetti. 
Obiettivo dell’organizzazione criminale era quello di far ottenere a due società  edili toscane, riconducibili al principale indagato, fatture per operazioni  inesistenti da utilizzare nelle dichiarazioni reddituali. Ditte compiacenti, che i  01_L/2014  finanzieri hanno accertato essere mere “cartiere” aventi sede nella provincia 
di Caserta e nel modenese, hanno fatturato alle due imprese toscane somme  per oltre 10 milioni di euro per la somministrazione di manodopera, in realtà  mai avvenuta, permettendo così la creazione di costi fittizi da indicare in  bilancio. Le stesse imprese compiacenti sono risultate strettamente collegate  al "clan dei Casalesi", a cui perveniva, attraverso corresponsione di somme di  denaro, parte dei guadagni derivanti dall’emissione delle false fatture, come  accertato grazie ad accurati accertamenti bancari, espletati dai militari del  G.I.C.O. di Firenze anche con l’ausilio dell’applicativo informatico “Molecola”  dello S.C.I.C.O. Grazie agli indubbi vantaggi di natura economica ottenuti dalle false  rappresentazioni in bilancio, constatate e contestate fiscalmente dalla  Compagnia della Guardia di Finanza di San Giovanni Valdarno, le due 
società toscane hanno potuto presentarsi sul mercato con una offerta di  prezzi tale da impedire di fatto alle società “oneste” qualsiasi forma di  concorrenza, garantendosi così l’aggiudicazione di importanti appalti pubblici e privati.  La prassi del principale indagato, gravato da precedenti per reati di mafia, di 
intestare a terzi le società edili che si presentavano per l’aggiudicazione dei  lavori, ha altresì permesso alle stesse società di ottenere le previste  certificazioni antimafia necessarie per l’espletamento di lavori pubblici. Le  società committenti, all’oscuro dei vari comportamenti fraudolenti perpetrati  dal gruppo criminale, considerate le condizioni vantaggiose proposte dagli  indagati, non potevano che assegnare l’esecuzione di tali opere.