Per
i 42 imputati del clan Belforte il
collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presiduto da Maria Francica e i giudici Elena
Di Bartolomeo e Chiara Di Benedetto
sono stati inflitti più di ottanta anni di reclusione ma ci sono stati
anche trenta assoluzioni, Piovono anche interdizioni dai pubblici uffici , confische
di quote e beni aziendali di sei società. Sono i numeri dell’operazione Giudizio Finale e di una
sentenza letta nella serata di ieri. Il processo ad alcuni esponenti del clan dei Mazzacane di
Marcianise è giunto al primo giro di boa
anche se per altri nove, tra cui il boss Belforte, è fissato un processo
il 29 novembre a Napoli. In questo
procedimento sono incriminati anche alcuni colletti bianchi finiti isotto la lente
di ingrandimento in due diversi tronconi
dalla Dda di Napoli, tra il maggio ed il
luglio del 2009. Sono condannati Giuseppe
Buttone a 18 anni di reclusione 13 anni, anche a Pasquale Di Giovanni ritenuto
uno dei promotori. Dai tre ai cinque anni le pene inflitte alle donne del
sodalizio criminale Marisa Golino, Rosa
Mezzacapo e Antonietta Forte. L’inchiesta della Procura antimafia
napoletana nata su alcune dichiarazioni del collocatore Michele Froncillo ha svelato
il business dei rifiuti ritenuto «più lucroso del traffico di
stupefacenti». Tra gli assolti anche Antonio Scialdone, già Direttore
Tecnico della società Recam spa, una società pubblica costituita per il
risanamento dei siti inquinati nella regione Campania che aveva assorbito i
lavoratori socialmente utili. La Sem (confiscata ieri) era direttamente controllata dal clan Belforte e venivano convogliati gli incassi delle attività illecite ed i ricavi delle
estorsioni e dell'usura, che venivano utilizzati per operare nel settore dei rifiuti, in precedenza controllato
da imprese del Nord. Sfruttando il
totale controllo del territorio grazie alla operatività 'militare' del clan di
appartenenza, avevano grosse disponibilità di denaro da utilizzare per le
attività imprenditoriali tanto da assumere una vera e propria posizione
monopolistica nel settore dell'intermediazione dei rifiuti. La Sem aveva la
capacità di legarsi ad analoghe società riferibili ad altri gruppi camorristici
operanti nel medesimo settore dei rifiuti anche grazie ad 'alleanze' criminali
e otteneva appalti pubblici anche grazie alla compiacenza di pubblici. Tra le
parti offese, diversi comuni del Casertano , la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, il Ministero dellInterno, la Regione Campania, la Provincia di
Napoli e Caserta e Legambiente.. Atti alla Procura per un presunto capo di
corruzione (quasi prescritto) per lo stesso assolto Scialdone