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mercoledì 26 giugno 2013

CASTELVOLTURNO - OMICIDIO CAROLINA MARESCA- ERGASTOLO A BIDOGNETTI E DELL'AVERSANO 13 ANNI PER I PENTITI


Castel Volturno, camorra, omicidio Maresca, 20 anni dopo l’arresto il tribunale di Santa Maria Capua Vetere condanna all’ergastolo Francesco Bidognetti e Giuseppe Dell’Aversano

Castel Volturno (Caserta) –  E’ stata la seconda corte di assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a condannare  Francesco Bidognetti e Giuseppe dell’Aversano alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno per l’omicidio di Carolina Maresca avvenuto il 4 luglio del 1992 . per i quattro collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti , raffaele cantone, pasquale Giovanni Vargas e Verde Enrico la pena è stata di 13 anni di reclusione. Furono   gli agenti della squadra investigativa di Pubblica sicurezza di Castel Volturno (Caserta), diretti dal Vice Questore dr. Davide Della Cioppa, ad eseguire  le   ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei responsabili dell’omicidio di Carolina Maresca, la donna barbaramente uccisa il 4 luglio 1992 in Castel Volturno), colpevole solo di essere l’amante di Raffaele Venosa, nipote del ben più noto boss del clan dei casalesi Luigi Venosa, detto “ò cucchiere”, all’epoca latitante perché colpito da provvedimento restrittivo per associazione mafiosa.

Venti  anni da quel triste giorno, le indagini, condotte dagli investigatori della polizia locale e dirette dal sostituto procuratore presso la DDA di Napoli d.ssa Anna Maria Lucchetta, e dal procuratore aggiunto dr. Federico Cafiero de Raho, hanno consentito di far luce sulle modalità e sulle ragioni di quell’efferato delitto, consumato in pieno giorno, in estate avanzata, nell’’affollatissima strada Domitiana. I provvedimenti sono stati possibili anche grazie all’importante apporto informativo di alcuni collaboratori di giustizia.

La storia

L’omicidio di Carolina Maresca avvenne il 4 luglio 1992 alle 17 circa, presso l’esercizio commerciale “Alimentari Sangermano”, sito al Km 32+400 della SS. Domitiana. All’arrivo sul posto, dopo pochi minuti, degli agenti del commissariato di Castel Volturno, trovarono uno scenario da brivido: la giovane giaceva a terra senza vita, in una pozza di sangue, colpita alla testa da un colpo si pistola sparato a bruciapelo, un proiettile, come provato dai due bossoli cal. 9 Parabellum e dall’ogiva sequestrati dagli agenti sul luogo del delitto.
A sottolineare la chiara matrice camorristica dell’esecuzione, fu il rinvenimento sotto il corpo della donna di una foto che ritraeva il suo amante Raffaele Venosa, lasciata dai killer come messaggio per il latitante la sfortunata aveva in qualche modo, anche indirettamente, favorito o agevolato, Luigi Venosa detto ‘O Cucchiere.

In quel periodo, infatti, nell’intero Agro aversano era un atto una vera e propria faida di camorra, che vedeva contrapposte due diverse fazioni del clan dei casalesi. Da una parte il gruppo facente capo ai boss Schiavone Francesco detto “Sandokan” e Bidognetti Francesco detto “cicciotto e mezzanotte”, dall’altro il gruppo facente capo alle famiglie De Falco– Venosa – Quadrano – Esposito e La Torre.

E nello stesso tempo, il territorio di Castel Volturno, vedeva contrapporsi, a colpi d’arma da fuoco, il gruppo facente capo all’emergente boss Giulio Luise, poi assassinato nel marzo del 2001, aderente al gruppo Venosa –De Falco e Pasquale Morrone, deceduto in carcere nel 2006, affiliato al gruppo Schiavone –Bidognetti.

Maresca Carolina era stata arrestata, qualche anno prima, in flagranza di reato perché trovata in possesso di circa 1,5 Kg. di hashish, inoltre la donna, ea conosciuta perché appartenente ad una nota famiglia malavitosa napoletana, proveniente dai “quartieri spagnoli”, tutta decimata in agguati camorristici.

Ultimo, in ordine di tempo, il fratello Giuseppe Maresca, soprannominato “Babà”, considerato il re indiscusso del contrabbando in quel quartiere, assassinato in un agguato verificatosi a Napoli, alla Salita Pontecorvo, il 19 settembre 1987.

L’omicidio della Maresca fece allora scalpore perché a cadere vittima della camorra, era una madre, ed era la seconda donna a rimanere vittima di un agguato mafioso in “Terra di Lavoro”.
La prima, infatti, fu Caterina Mancini, uccisa in un agguato camorristico il 5 marzo 1992 ed il cui cadavere, crivellato da numerosi colpi, unitamente a quello di De Falco Giuseppe, detto “barbacane” e fratello dei boss De Falco Vincenzo, detto “ò fuggiasco”e De Falco Nunzio detto “ò lupo”, venne rinvenuto all’interno di una Fiat Uno, alla cui guida vi era proprio la Mancino, lungo l’asse mediano in direzione di Castel Volturno.

Le indagini condotte all’epoca, pur delineando il quadro all’interno del quale l’omicidio era da inquadrarsi, non consentirono di acquisire elementi probatori riguardo ai mandanti ed agli esecutori materiali del barbaro assassinio anche per il clima omertoso che interessava, e purtroppo interessa tuttora, l’agro aversano.

Le indagini, l’arresto

La d.ssa Anna Maria Lucchetta, p.m. presso la Direzione Distrettuale antimafia di Napoli, assumeva, nello scorso agosto, la direzione delle indagini relative all’omicidio della Maresca, e, sollecitati dal Magistrato, alcuni collaboratori di giustizia rendevano interessanti dichiarazioni che, opportunamente suffragate da riscontri investigativi, consentivano, seppur a distanza di venti anni, di fare giustizia per quell’efferato delitto.

Nonostante il lungo lasso di tempo trascorso, che avrebbe potuto vanificare l’attività di Polizia Giudiziaria, per l’omicidio Maresca il Gip, presso il Tribunale di Napoli d.ssa Giuliana Pollio, ha emesso ordinanze cautelari, eseguite dagli uomini della pubblica sicurezza di Castel Volturno e la squadra mobile di Caserta nei confronti di:

Bidognetti Francesco, alias “cicciotto è mezzanotte”, Schiavone Francesco, alias “cicciariello”, posizione stralciata Dell’Aversano Giuseppe, alias “peppe ò diavolo” e Vargas Pasquale Giovanni.