Nella
mattinata, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice Questore Alessandro
TOCCO, ad epilogo di una scrupolosa indagine coordinata dalla Procura Antimafia
di Napoli, ha eseguito una O.C.C.C. emessa dall’Uff. GIP presso il Tribunale di
Napoli, su richiesta della D.D.A. partenopea, in relazione al reato di tentato
omicidio aggravato dal metodo mafioso e dal fine di agevolare l’organizzazione
criminale di stampo mafioso denominata clan BELFORTE attivo in Marcianise (CE e
zone limitrofe, nei confronti di:
·
ZARRILLO
Francesco, nato a Capodrise (CE) il 24.01.1969, detenuto;
e per
detenzione e ricettazione di armi da guerra, aggravati ex art. 7 L. 203/91, nei
confronti, oltre che dello stesso ZARRILLO Francesco, di:
·
BELFORTE Domenico,
nato a Marcianise (CE) il 03/05/1957, detenuto;
·
BELFORTE
Salvatore, nato a Marcianise (CE) il 09/12/1960, detenuto;
·
MUSONE Vittorio,
nato a Capodrise (CE) il 15.11.1951, detenuto;
La
misura rappresenta l’esito di una accurata indagine, condotta sotto l’egida
della Procura Antimafia di Napoli in relazione al tentato omicidio di
VILLALUNGA Angelo, avvenuto in Portico di Caserta (CE), nella prima serata del
13 novembre del 2011, che permetteva di collocare l’episodio delittuoso nel
contesto della sanguinosa faida che, sin dagli inizi degli anni ’80, aveva
visto contrapposti, nella zona di Marcianise (CE), il clan BELFORTE, detti I Mazzacane,
ed il gruppo dei PICCOLO, alias I Quaqquaroni, che si contendevano il
controllo delle attività illecite nel comprensorio, militando le due
consorterie nelle contrapposte confederazioni della Nuova Camorra Organizzata, di Raffaele CUTOLO, i primi, e della Nuova Famiglia, i secondi.
Infatti,
la vittima era ritenuta un fiancheggiatore del clan PICCOLO e l’attentato nei suoi confronti venne perpetrato in un
periodo, tra il 1997 ed il 1999, in cui la faida raggiunse il suo apice di
violenza, registrando in quell’arco di tempo l’omicidio di 20 soggetti
appartenenti alle due opposte fazioni, tanto da indurre il Prefetto di Caserta
di allora ad emanare un’ordinanza che imponeva la chiusura di bar e locali pubblici
alle ore 22.00.
Secondo
quanto appurato dalle investigazioni, suffragate dalle dichiarazioni dei
collaboratori di giustizia GERARDI Antonio, FRONCILLO Michele, CUCCARO Domenico
e, più di recente, BUTTONE Bruno, tutti esponenti di rilievo del clan BELFORTE, il tentato omicidio fu
perpetrato da ZARRILLO Francesco, il quale, armato di un fucile da caccia
modificato e caricato a pallettoni, a bordo di una moto condotta da un
complice, raggiunse l’impianto, abusivo, di distribuzione del gas per
autotrazione gestito dalla vittima in aperta campagna a Portico di Caserta (CE)
esplodendogli contro alcuni colpi senza riuscire ad attingere il VILLALUNGA che,
accortosi dell’arrivo del killer, tentò di disarmarlo, deviando l’arma ed evitando
la scarica mortale, per poi fuggire nelle campagne circostanti, favorito dal
buio.
Poi,
nelle immediatezze del fatto, alcune pattuglie della Squadra Mobile e del Commissariato
di P.S. di Marcianise (CE) intercettarono una vettura a bordo della quale
ZARRILLO Francesco, insieme a due complici, si stava allontanando dalla zona,
ne scaturì un inseguimento fino all’abitazione del killer, che riuscì a sottrarsi
alla cattura scavalcando un muro perimetrale, perdendo però due pistole semi
automatiche.
Nel
corso della successiva battuta, in un appezzamento contiguo allo stabile,
occultata sotto alcuni manufatti in cemento, veniva rinvenuta una grossa cisterna
in plastica contenente un imponente arsenale, costituito da decine di fucili da
caccia, fucili mitragliatore, mitra, pistole semiautomatiche e revolver,
candelotti di dinamite ed altro materiale esplodente e centinaia di cartucce
che, grazie anche ad attività di intercettazione, risultavano nella
disponibilità del clan BELFORTE e, quindi, dei suoi capi, i fratelli Domenico e
Salvatore BELFORTE, ed del reggente di allora MUSONE Vittorio.
Nel
febbraio 2013, sulla scorta delle dichiarazioni dei citati c.d.g. ed attraverso
una nuova valutazione del materiale probatorio precedentemente acquisito, la
Procura Antimafia di Napoli chiedeva l’autorizzazione alla riapertura delle
indagini relative all’episodio delittuoso, chiuse nel 2005 con una richiesta di
archiviazione, consentendo, attraverso i puntuali riscontri effettuati dalla
Squadra Mobile di Caserta, di acquisire gravi indizi a carico dello ZARRILLO
circa il suo coinvolgimento nel tentativo di omicidio di VILLALUNGA Angelo ed
in relazione alla riconducibilità al clan BELFORTE dell’imponente arsenale
sequestrato nella circostanza, appurando che proprio ZARRILLO Francesco,
esperto di armi, era stato designato dai capo-clan come armiere
dell’organizzazione, deputato alla custodia ed alla manutenzione dell’imponente
arsenale.