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venerdì 31 maggio 2013

OPERAZIONI BUFULE SICURE - LA SQUADRA DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SANTA MARIA CAPUA VETERE DI RAFFAELLA CAPASSO E IL CORPO DELLE GUARDIE FORESTALE DEL GENERALE DI BRIGATA GIUSEPPE VADALA' SEQUESTRANO 180 CAPI DI BUFALE


BRUCELLOSI - L'INDAGINE AFFIDATA AL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA ALESSANDRA CONVERSO 

Negli ultimi tre giorni il Corpo Forestale dello Stato, nell'ambito di un'intensa attività investigativa delegata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere in relazione all'accertamento della qualità e salubrità degli alimenti derivati dal latte di bufala, ha sequestrato circa 180 bufale all'interno di allevamenti del casertano.

Il sequestro si è reso necessario in seguito alla scoperta, per la prima volta, di un ingegnoso e illegale sistema di mascheramento della brucellosi ai danni della salute pubblica e del consumatore.

I controlli della Forestale hanno evidenziato, infatti, che i capi di bestiame sequestrati erano stati sottoposti alla somministrazione di dosi massicce di vaccino, servito ad occultare la presenza della malattia infettiva durante i controlli sanitari.

Tale "accorgimento" fraudolento era ovviamente finalizzato ad evitare l'abbattimento dell'animale infetto, come invece previsto dal programma europeo di eradicazione della brucellosi al fine di eliminare il rischio di infezione. Conseguenza dell'espediente utilizzato dagli allevatori è stato il passaggio del batterio vivo della brucella dall'animale al latte prodotto, con evidente pericolo di contaminazione anche per il consumatore.

A tal proposito, peraltro, per evitare inutili allarmismi, occorre subito precisare che la brucellosi viene eliminata con la pastorizzazione del latte. Non può sottacersi, tuttavia, che il sistema criminale smascherato dalla Forestale ha favorito la permanenza del batterio negli allevamenti e negli altri luoghi di lavorazione del latte infetto, con conseguente pericolo di contaminazione per gli operatori che manipolano il latte prima della pastorizzazione.

Da un'analisi più approfondita di oltre ottocento campioni di sangue prelevati su altrettante bufale, è emerso in particolare che il vaccino era stato somministrato agli animali (dei quali alcuni trovati affetti appunto da brucellosi) in età adulta, malgrado l'Unione Europea consenta, e solo in

alcune zone del Sud Italia, la somministrazione di vaccino limitatamente alle bufale in età compresa tra i 6 e i 9 mesi e con il rispetto di protocolli gestiti dalle autorità sanitarie locali.

Scopo degli allevatori incriminati, come si è detto, era l'occultamento dell'infezione da brucellosi, la quale, in presenza del vaccino, non può essere rilevata con il metodo tradizionale di analisi (metodo SAR), normalmente utilizzato in Italia e all'estero.

Doppio è stato il danno perpetrato dagli allevatori, sia alla salute, sia all'economia. I titolari dell'allevamento, infatti, non solo nascondevano la malattia infettiva delle bufale, eludendo i controlli messi in atto dalle autorità sanitarie nazionali a partire dall'anno 2000, ma, dopo aversfruttato fino allo stremo gli animali per ricavarne quanto più latte possibile, procedevano al loro abbattimento al solo scopo di percepire i contributi previsti dall'Unione Europea. L'attività investigativa, denominata dalla polizia giudiziaria operante "Operazione bufale sicure", è stata, in maniera lodevole, condotta interamente da personale del Corpo forestale dello Stato (Comando Provinciale di Casetta e Nucleo Agroalimentare e Forestale - NAF - di Roma), sotto la direzione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Le bufale sequestrate saranno sottoposte a uno speciale protocollo operativo, che sarà gestito dall'Istituto Zooprofìlattico di Teramo, centro di eccellenza e referenza nazionale e di rilievo europeo per la prevenzione della brucellosi.