E’ di circa 3.926.000
di euro il danno arrecato alle
casse dell’Azienda Napoletana Mobilità S.p.a. (A.N.M. S.p.a.) emerso da accertamenti
eseguiti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e
segnalato alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania.
L’attività investigativa, coordinata
dai Vice Procuratori della Corte dei Conti dott. Pierpaolo GRASSO e dott. Ferruccio
CAPALBO, ha avuto origine da precedenti indagini di polizia giudiziaria svolte
dal Gruppo Tutela Spesa Pubblica, che, nel maggio del 2011, portarono all’arresto
dell’ex direttore dell’A.N.M. e di un esponente sindacale aziendale, nonché
all’obbligo di firma a carico di altri due sindacalisti, per un presunto giro
di “mazzette”.
Il sistema illecito
scoperto dalle Fiamme Gialle lucrava sull’illecita definizione delle procedure
di gestione del personale dell’azienda napoletana relative ai cosiddetti “cambi
d’azienda” ed “esodi incentivati”.
Per le aziende di trasporto
pubblico, infatti,
vige l’istituto del “cambio”, consistente nella possibilità che due aziende omologhe procedano all’avvicendamento di
personale in modo tale che un dipendente dell’azienda
“A” possa trasferirsi presso l’azienda “B” a condizione si trovi un dipendente
dell’azienda “B” disposto a fare il passaggio inverso. La corretta applicazione
di tale meccanismo consente la mobilità
volontaria dei dipendenti delle aziende di trasporto pubblico locale (T.P.L.), garantendo, nel contempo,
l’invarianza delle relative dotazioni di personale e, quindi, dei rispettivi costi.
Le indagini effettuate dai
finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli hanno, invece, rilevato un uso distorto
dell’istituto del “cambio”, accertando che, a fronte di personale
(soprattutto di giovane età e di origine campana) che dalle aziende del nord si
trasferiva all’A.N.M., non vi erano reali
movimenti contrari, i quali, infatti, nella maggioranza dei casi si sono rivelati
solo cartolari, vedendo protagonisti dipendenti dell’A.N.M. prossimi alla pensione,
che contestualmente al “cambio” andavano in quiescenza. In taluni casi, addirittura si è appurato che tali
procedure erano del tutto false, facendo figurare come in servizio presso altre
aziende di trasporto pubblico dei soggetti che in realtà non vi prestavano
servizio o non avevano ottenuto il necessario nulla-osta.
Oltre agli
aspetti delittuosi, le numerose irregolarità rilevate nelle pratiche di
“cambio” hanno causato un notevole danno alle già esauste casse dell’azienda di
trasporto pubblico napoletana, derivante dal più oneroso trattamento economico
riconosciuto agli autisti provenienti da altre aziende di trasporto, rispetto a
quello che sarebbe spettato a giovani assunti ex novo, magari con contratti di apprendistato, che avrebbero
garantito all’A.N.M. notevoli risparmi contributivi.
Un’ulteriore pratica illegale appurata
dalle Fiamme Gialle nel
corso delle indagini è
consistita nell’attribuire ad una pluralità di
dipendenti dell’A.N.M. in procinto di andare in
pensione, una somma di denaro aggiuntiva a titolo di “esodo
incentivato”. In tal modo si faceva figurare,
quindi, un normale pensionamento come una dimissione volontaria indotta da una politica aziendale di esodo incentivato.
In tale contesto,
già caratterizzato da una scarsa oculatezza nell’utilizzo delle risorse
finanziarie dell’A.N.M., si sono addirittura scoperti taluni casi in cui tali “incentivi”,
attraverso falsificazioni documentali, sono stati riconosciuti a soggetti già
deceduti.
Una ulteriore
fonte di danno alle casse dell’A.N.M. è derivata da un incarico di consulenza costato
circa 70.000 euro ed affidato ad un ex funzionario aziendale, ormai in
quiescenza, a fronte del quale – è stato accertato dai Finanzieri – nessuna
prestazione è stata realmente resa.
Sulla
base degli elementi investigativi forniti dal Nucleo di Polizia Tributaria
della Guardia di Finanza di Napoli, la Procura contabile ha recentemente
contestato, a titolo di dolo e/o colpa grave, a 2 dirigenti ed a 4 funzionari pro-tempore dell’A.N.M. la
responsabilità del danno erariale quantificato, come detto, in complessivi
3.926.000 euro.
Per
tali responsabilità, la Guardia di Finanza di Napoli ha notificato ai medesimi
soggetti un decreto emesso dalla Corte dei Conti per la Campania che ha disposto,
a scopo conservativo, il sequestro di beni e valori, sino a concorrenza
dell’intero danno erariale accertato.