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mercoledì 27 febbraio 2013

FALSO IN ATTO PUBBLICO - CAUSE FALSE CONTRO LA TELECOM - TRE AVVOCATI RISCHIANO


ln data odierna, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta hanno dato esecuzione a un`ordinanza cautelare emessa dal G.l.P. del locale 'tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica nei confronti dei soggetti indiziati nel foglio separato.

Le persone colpite dalla misura cautelare (arresti domiciliari) sono tre avvocati delle province di Napoli, Caserta e Benevento, gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati di falso in atto pubblico per induzione, nonché di truffa. Le indagini. svolte dal suddetto Nucleo di Polizia Tributaria coordinato dalla Quarta Sezione della Procura della Repubblica di Maria Capua Vetere, avevano preso avvio, tra la line del 2009 e gli inizi del 2010, in seguito a una denuncia sporta dai legali] rappresentanti della Telecom spa .

Costoro avevano riferito che la Telecom, negli ultimi anni, era stata molte volte convenuta in giudizio, in sede civile, da parte dei tre suddetti professionisti, con atti citazione "seriali”`, aventi tutti sostanzialmente lo stesso contenuto. Vi si chiedeva, infatti, per conto di presunti "clienti", la ripetizione delle irrisorie spese di spedizione delle bollette (ammontanti a circa 0,31 euro) e/o il rimborso del canone di abbonamento; a ciò ovviamente si aggiungeva la richiesta del ben piu ingente rimborso delle spese legali. Dopo i primi accertamenti, che confermavano, in qualche modo, la prospettazione dei fatti operanti dai rappresentanti della Telecom, le successive perquisizioni eseguite presso gli studi legali degli indagati Amirante e Calandra, permettevano di avere piena conferma dell`ipotesi accusatoria. Venivano rinvenuti più di 1.300 fascicoli relativi ai suddetti `“ricorsi seriali": dall`esame di tale documentazione, nonché dalle conseguenti indagini in particolare, dall`esecuzione di un consistente numero di fittizi "attori" delle suddette cause civili (che avrebbero conferito mandato ai tre legali ad agile nei confronti della Telecom, nonché dall`esecuzione di apposite consulenze grafologiche per la verifica della autenticità delle firme apposte in calce ai mandati — emergeva che tutti gli atti sui quali si fondavano i ricorsi erano in realtà falsi.

Infatti, dalle investigazioni e emerso chiaramente che un gran numero deipresunti attori nei confronti della Telecom:

o erano del tutto ignari della proposizione dei ricorsi stessi, in quanto non avevano mai sottoscritto alcun mandato (la successiva consulenza grafica, in tali casi, ha confermato la falsità della sottoscrizione);

• o erano addirittura già deceduti al momento in cui avrebbero conferito il mandato ad litem ai suddetti avvocati.

E’ stato accertato, in sostanza, che i predetti professionisti avevano costituito un sodalizio (con precisa suddivisione dei ruoli nell`ambito delle stesso) finalizzato a realizzare un efficace sistema di frode ai danni della Telecom, utilizzando finti “‘clienti ", in genere del tutto ignari della proposizione dei ricorsi.

La truffa veniva realizzata nel seguente modo : l`avv. Calandra, attraverso "procacciatori •i di affari" nei cui confronti sono in corso le indagini, individuava i dati anagrafici dei clienti della citata compagnia telefonica(all’insaputa in genere degli interessati); successivamente. Interveniva l’avvocato Vallifuoco , il quale approntava atti falsi per far apparire realizzata la procedura di conciliazione (che, ovviamente, non andava mai a buon fine), condizioni di procedibilità per il successivo conseguente ricorso al Giudice di Pace, presentato, invece, dall`avv. Amirante ; infine, nell’ultima fase, dopo la costante soccombenza della Telecom, veniva attivata di nuovo l`avv. Calandra che poneva in essere gli atti di precetto per la ripetizione delle spese legali contro la società condannata.

l ricorsi seriali i nonostante la maggior parte degli apparenti fosse

residenti in Napoli — venivano incardinati tutti presso il giudice di pace di Santa Maria Capua Vetere (dove l`associazione aveva sede operativa) attraverso l`escamotage dell`elezioni di domicilio, anche per il grado di appello, in Santa Maria Capua Vetere presso Io studio dell`avv. AMIRANTE . In tal modo gli ignari ricorrenti non avevano alcuna possibilità di venire a conoscenza dell’instaurazione della causa civile in loro nome e per loro conto instaurata dagli odierni arrestati.

l tre avvocati, inducendo in errore il giudice di pace sulla sussistenza dei mandati alle liti, ottenevano , nella gran parte dei casi, la condanna della compagnia telefonica alla ripetizione delle inconsistenti spese di spedizione della bolletta e, soprattutto, il ristoro delle spese legali, che costituivano il vero prodotto della truffa (che si calcola abbia fruttato agli avvocati circa 200.000 euro).

Nei confronti degli altri sei partecipi all’assocxiazione , che avevano il ruolo di procacciatori di potenziali clienti, il GIP non ha ritenuto sussistenti sufficienti indizi di colpevolezza in ordine al reat associativo.