Dick
Tengo 'nu cane ch'è fenomenale,
se chiama "Dick", 'o voglio bene assaie.
Si perdere l'avesse? Nun sia maie!
Per me sarebbe un lutto nazionale.
Ll 'aggio crisciuto comm'a 'nu guaglione,
cu zucchero, biscotte e papparelle;
ll'aggio tirato su cu 'e mmullechelle
e ll'aggio dato buona educazione.
Gnorsì, mo è gruosso.è quase giuvinotto.
Capisce tutto... Ile manca 'a parola.
è cane 'e razza, tene bbona scola,
è lupo alsaziano,è polizziotto.
Chello ca mo ve conto è molto bello.
In casa ha stabilito 'a gerarchia.
Vo' bene ' a mamma ch'è 'a signora mia,
e a figliemo isso 'o tratta da fratello.
'E me se penza ca lle songo 'o pate:
si 'o guardo dinto a ll'uocchiemme capisce,
appizza 'e rrecchie, corre, m'ubbidisce,
e pe' fa' 'e pressa torna senza fiato.
Ogn'anno, 'int'a ll'estate, va in amore,
s'appecundrisce e mette 'o musso sotto.
St'anno s'è 'nnammurato 'e na basotta
ca nun ne vo' sapè: nun è in calore.
Povero Dick, soffre 'e che manera!
Porta pur'isso mpietto stu dulore:
è cane, si ... . ma tene pure 'o core
e 'o sango dinto 'e vvene... vo 'a mugliera...
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sabato 30 giugno 2012
FAVOLETTA DEL FINE SETTIMANA - NOTREDAM PRENDE SEMPRE PIù POSSESSO SUL SOLDATO RAYN E SU PAGLIETTA
Nel casato di re travicello succedono delle cose strane, anzi stranissime si ruba più che mai , anzi si tradisce anche il popolo con il nuovo anzi ex sceriffo che arriverà in questi giorni. Il soldato rayn o re travicello insieme a paglietta lo avevano soprannominato riccioli d'oro ed addirittura avevano preso gioco di lui . adesso invece lo reintegrano su segnalazione di qulacuno che deve ancora divedere un tornaconto . Con l'apporto del grande leone , paglietta è ormai fuori gioco e per quieto vivere , visto che deve presentarsi davanti alla Corte Suprema per essere condannato per tutte le ingiurie che ha fatto durante l'usurpazione del trono del casato di re travicello, sembra che si sta appollaiando sugli allori perchè hanno promesso che le parti offese annullarenno tutto ciò che hanno scritto, purchè nel gran consiglio di giunta del casato di re travicello si stia zitto e voterà tutto ciò che il gobbo e lucifero gli diranno, deve alzare soltnato la manella perchè l'altra se la deve mettere nel culo . Tanti anni fa paglietta si rese protagonista di un episodio particolare tradì un senatore che aveva una radio e si rese protagonista di una storia che poi gli ha sputato sopra . Ma nel casato di re travicello è nata un associazione dove prendono parte tutte le menti eccelse della comunità e gli daranno filo da torcere presentandosi anche davanti alla corte suprema . Scatteranno le manette ???
PS alla faccia di chi si prende gioco di me , io con le pacche nell'acqua e loro con la testa al sole per rubare , ma il sole fa male alla testa e si diventa scemi cretini ed imbecilli.
GIALLO AD AVERSA , UN AGENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA SI TOGLIE LA VITA , MA GLI INQUIRENTI SEGUONO ALTRE STRADE- SGOMENTO NELLA GF
Giallo ad Aversa , un episodio alle 9,30 di oggi di suicidio-omicidio scuote la comunita' normanna . Un giovane finanziere di 39 anni di Benevento Fabrizio Ferrara vine trovato morto nella stradina adicente alla caserma della guardia di Finanza . Un colpo nella mano e uno dietro la nuca . Le piste sono molte da percorrere , ma il movente è chiaro, forse un affare andato male . Di solito qunado uno spende troppo si dice "hai le mani bucate" e la mano del Ferrara era bucata , ma il colpo dietro alla nuca è avvenuto dopo . Quindi il suicidio potrebbe essere inquadrato in questa ottica poichè alla base dei primi accertamenti non è stato individuato in un omicidio ordinato dalla crminalità organizzata, ne vispono stati screzi in una caserma che ha sde alla periferia di Aversa . Fabrizio Ferrara era in forze alla'unità cinofile , la magistratura ha aperto un inchiesta , ma sembra che ha già trovato una strada. sgomento nella Guardia di Finanza di caserta e in tutta la provincia .
giovedì 28 giugno 2012
A NAPOLI FALSE SOCIETÀ PER NON PAGARE L’IVA
Il meccanismo fraudolento - Uno dei punti essenziali per il compimento della frode è la costituzione o il coinvolgimento di imprese fittizie, mediante l’utilizzo di società prima operative e, poi, completamente stravolte attraverso l’acquisizione di tutte le quote societarie. Società che hanno, di solito, vita breve, circa un anno, e che lasciano poi posto ad altri soggetti costituiti nello stesso modo e per i medesimi scopi, residenti presso indirizzi di comodo e la cui titolarità è, in genere, riconducibile a soggetti nullatenenti e quindi impermeabili ad eventuali azioni esecutive da parte dell’Erario.
In questo caso l’attività fraudolenta veniva compiuta attraverso fatture in acquisto in cui la società cedente, intracomunitaria o italiana, utilizzava illegittimamente lettere d’intento dando vita ad operazioni non soggette ad Iva.
Il soggetto interposto, detto missing trader, non versava l’Imposta sul Valore Aggiunto ma emetteva, al contempo, fatture con regolare addebito della stessa nei confronti della società acquirente ed applicava prezzi di vendita inferiori al costo di acquisto della merce.
In particolare si è constatato che, in molte fatture, il prezzo di vendita incluso Iva corrispondeva esattamente al prezzo imponibile della merce acquistata senza l’Imposta. Questo meccanismo, oltre alla sottrazione di tasse allo Stato, consentiva di immettere sul mercato la merce ad un prezzo inferiore, violando palesemente le norme sulla libera concorrenza.
La cooperazione e la scoperta della frode - L’operazione antievasione è stata portata a termine attraverso lo scambio di informazioni e la cooperazione amministrativa tra stati membri e attraverso la sinergia tra le strutture operative partenopee di Entrate e Dogane.
Dai controlli effettuati si è risaliti alla società interponente, che provvedeva alla commercializzazione effettiva dei prodotti informatici in tutta la provincia di Napoli avvalendosi di una struttura permanente, con divisione di ruoli e compiti, e più società, facenti capo ad un’unica regia in quanto tutte riconducibili a rapporti di parentela o di dipendenza lavorativa.
CASERTA - PENSIONI D'ORO LA GUARDIA DI FINANZA INDAGA 5 PERSONE - TRUFFA DA 290 MILA EURO
La Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere – Sez. reati economici e finanziari ha concluso in data odierna, in esecuzione del decreto del G.I.P. presso questo Tribunale, le operazioni di sequestro di beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa 290.000 euro, nei confronti di vari soggetti responsabili di truffa aggravata continuata ai danni dello Stato.
Nell’ambito di un più ampio filone investigativo volto a reprimere il fenomeno, invero sempre più diffuso in intero ambito nazionale, della illecita percezione da parte di privati cittadini di prestazioni previdenziali ed assistenziali, si è accertato che gli indagati, delegati per conto terzi al ritiro delle prestazioni pensionistiche, avevano continuato, spesso per anni, dopo la morte dell’avente diritto, a riscuotere i benefici economici erogati dall’ I.N.P.S.., incassando fraudolentemente, in alcuni casi, somme anche superiori a centomila euro.
I soggetti indagati sono, tra gli altri:
1) Marchetti Anna, nata a Corato il 16.2.53 e residente in Capodrise alla via Greco 46;
2) Merola Teresa Maria nata il 15.11.1952 a Curti e residente in Macerata Campania alla via Vescovo Mincione 8;
3) Casalino Giuseppe, nato a Grazzanise il 26.08.1956 e residente in Mignano Montelungo alla via Pietrocolle n. 11;
4) Coppola Anna, nata a Napoli il 24.04.1964 e residente in Villa Literno, via Vittorio Emanuele III n. 177.
5) Tramontano Vincenzo, nato a Maddaloni il 23.08.1959 ed ivi residente alla via Campolongo n. 141;
ai quali sono stati contestati i reati di cui agli artt. 81-640 cpv ( truffa continuata aggravata in danno di ente pubblico).
Le indagini condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Caserta, su delega e coordinate dalla speciale Sezione reati economici, societari e finanziari di questa Procura della Repubblica, hanno preso avvio dall’incrocio dei dati acquisiti presso gli Uffici anagrafe dei Comuni della Provincia di Caserta e dai dati relativi alle prestazioni previdenziali ed assistenziali corrisposte dall’INPS in favore di soggetti residenti nelle medesima Provincia e dalla conseguente rilevazione di alcune anomalie costituite dalla erogazione delle prestazioni pensionistiche in favore di soggetti risultati deceduti.
Successive verifiche presso gli Uffici Postali e gli Istituti bancari di riferimento hanno consentito di accertare che le somme risultavano regolarmente incassate post- mortem, mediante fraudolente attestazioni di esistenza in vita del beneficiario, dai soggetti originariamente delegati al ritiro della pensione o cointestatari dei conti correnti su cui la stessa veniva periodicamente accreditata.
Nei mesi precedenti si è proceduto all’arresto in flagranza di due degli indagati, Marchetti Anna e Merola Teresa Maria, colti dai militari della G.F. all’atto della ennesima indebita riscossione del rateo pensionistico.
Con la misura oggi eseguita sono stati sottoposti a sequestro, in vista di futura confisca, terreni, fabbricati, autovetture e conti correnti nella disponibilità degli indagati per un valore corrispondente alle prestazioni economiche da ciascuno illecitamente percepite.
Polizia di Stato – continua l’offensiva della Polizia di Stato contro il clan BELFORTE di Marcianise (CE) – sequestrati beni per 1 milione di euro ad imprenditore contiguo all’organizzazione camorrista.
Dopo le recenti operazioni della Questura di Caserta che hanno portato all’arresto di decine di affiliati del clan BELFORTE detti i Mazzacane di Marcianise (CE), l’offensiva della Polizia di Stato contro la potente organizzazione camorrista prosegue sul fronte dell’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati. Infatti, questa mattina, personale della Divisione Polizia Anticrimine-Sezione Accertamenti Patrimoniali della Questura di Caserta ha eseguito un decreto di sequestro di prevenzione, funzionale alla successiva confisca, emesso, ai sensi della normativa antimafia dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere (CE), nei confronti di alcuni cespiti riconducibili ai familiari dell’imprenditore Marciano Vincenzo, già oggetto di un misura patrimoniale nell’Aprile scorso, allorquando gli venivano sequestrati beni per il valore di oltre 5 milioni di euro. In particolare, sono stati sequestrati i seguenti ulteriori beni, per il valore di circa 1 milioni di euro, siti nei Comuni di Maddaloni (CE):
Beni strumentali e quote societarie della società “PLAY WORLD” srl, con sede in Maddaloni, avente ad oggetto il noleggio a terzi di slot machine;
Ulteriori rapporti finanziari intestate a MARCIANO Vincenzo accesi presso agenzie bancarie;
Intero patrimonio aziendale dell’impresa individuale “VACCARELLA Claudia”, con sede in Maddaloni, avente ad oggetto il noleggio a terzi di slot machine:
Quote societarie della ditta denominata “BET AND DRINK CAFÈ” di Vaccarella Claudia & c. sas, avente sede in Maddaloni alla piazza della Vittoria 14, avente ad oggetto attività di somministrazione di bevande.
Infatti, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere (CE), sulla scorta delle indagini patrimoniali effettuate dalla Divisione Anticrimine della Questura di Caserta, ha disposto anche il sequestro di aziende intestate a figli ed affini del citato MARCIANO Vincenzo. Infatti, le complesse indagini patrimoniali, poste a fondamento dell’odierno provvedimento di sequestro, hanno consentito di accertare la chiara riconducibilità alla predetta organizzazione camorrista delle suddette attività imprenditoriali, formalmente intestate ai figli ed alla nuora del MARCIANO, VACCARELLA Claudia, ma di fatto costituenti il frutto del reimpiego e dell’investimento di capitali di illecita provenienza per conto dello stesso clan. Il MARCIANO Vincenzo, che nel 2009 era stato arrestato per associazione mafiosa ma poi prosciolto dall’accusa, titolare di società di noleggio di videopoker ed apparecchiature di intrattenimento, grazie all’appoggio del clan BELFORTE aveva conquistato una posizione di monopolio nel settore in tutta l’area che rientrava sotto l’influenza criminale della potente consorteria camorrista, comprendente i comuni di Caserta (CE), Marcianise (CE), Maddaloni (CE), San Felice a Cancello (CE), Cervino (CE), Valle di Maddaloni (CE) e Santa Maria a Vico (CE). In cambio l’imprenditore versava una parte dei guadagni al clan che gli assicurava il proprio intervento al fine di costringere i gestori di numerosi esercizi ricettivi dell’area a rivolgersi alle sue società per il nolo dei video-poker. Peraltro, l’esistenza di un accordo tra il MARCIANO ed il clan BELFORTE, era stato confermato anche dal collaboratore di giustizia FARINA Antonio, reggente dei MAZZACANE nel comprensorio di Maddaloni (CE), San Felice a Cancello (CE), Cervino (CE) e Santa Maria a Vico (CE).
OPERAZIONE “ETERNO RIPOSO”: LA GUARDIA DI FINANZA DI CASERTA HA SEQUESTRATO CIRCA 290 MILA TRA BENI MOBILI E IMMOBILI NEI CONFRONTI DI SOGGETTI RESPONSABILI DI TRUFFA AI DANNI DELL’INPS.
La Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere ha concluso, in data odierna, in esecuzione del decreto del G.I.P. presso il Tribunale alla sede, le operazioni di sequestro, in vista di futura confisca, di terreni, fabbricati, autovetture e conti correnti, per un valore complessivo di circa 290.000 euro, nei confronti di vari soggetti responsabili di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato.
Le indagini, condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Caserta e coordinate dall’Autorità Giudiziaria sammaritana, hanno consentito di accertare che prestazioni pensionistiche in favore di soggetti risultati deceduti venivano regolarmente incassate, post - mortem, dai soggetti originariamente delegati al ritiro della pensione o cointestatari dei conti correnti su cui la stessa veniva periodicamente accreditata, mediante fraudolente attestazioni di esistenza in vita del beneficiario.
13 le persone smascherate, 3 delle quali sono state tratte in arresto.
mercoledì 27 giugno 2012
SANTA MARIA CV - GIOSTRINE E PLAY GROUND QUNATE POLEMICHE , MA MOLTI IN CONSIGLIO NON HANNO FIGLI
Quante polemiche per giostrine e play ground , io penso che se l'amministrazione comunale mantenesse la parola ci sarebbe meno cronalità , meno droga , meno puttanizio ecc. ecce.
Il coordinatore cittadino del Pdl Salvatore Mastroianni ha perso un’altra occasione per tacere. Non posso pensare che sia talmente sprovveduto da non avere la benché minima idea di quello che scrive. E, siccome sprovveduto non è, devo necessariamente pensare che le sue dichiarazioni siano frutto di un atteggiamento strumentale e demagogico, se non di vera e propria malafede.
Quando afferma che giostrine e playground di basket si potevano realizzare con contributi della Regione Campania, Mastroianni dimentica (o forse non lo sa, pur bazzicando quelle stanze) che molti dei finanziamenti concessi dall’ente di Palazzo Santa Lucia per il tramite della Cassa depositi e prestiti a valere sulle garanzie regionali sono stati sospesi per lungo tempo a causa della mancata corresponsione delle rate di mutuo da parte della Regione.
I contributi di cui parla Mastroianni, pertanto, sono in realtà compartecipazione a un mutuo che il Comune finirebbe per pagare per conto suo, dal momento che la Regione non restituisce le somme alla Cassa depositi e prestiti o, se le restituisce, lo fa con estremo ritardo.
Non comprendo perché il coordinatore del Pdl non si è attivato con la stessa solerzia quando era in maggioranza e perché, avendo stretti legami con la Regione Campania, non fornisce un suo contributo fattivo alla città, fornendo per iscritto l’elenco dei finanziamenti disponibili per i quali il Comune non si è attivato.
In definitiva, vorrei invitare per l’ennesima volta gli esponenti della minoranza a svolgere con serietà il loro compito, evitando dichiarazioni strumentali, infondate e prive di qualsiasi veridicità. Prima di avventurarsi in affermazioni azzardate, sarebbe opportuno che si documentassero per evitare a noi di svolgere il loro lavoro. Con tutta franchezza, qui c’è una città da governare e che richiede risposte: non abbiamo il tempo di fare i baby-sitter.
Dario Mattucci
Carmine Munno
Il coordinatore cittadino del Pdl Salvatore Mastroianni ha perso un’altra occasione per tacere. Non posso pensare che sia talmente sprovveduto da non avere la benché minima idea di quello che scrive. E, siccome sprovveduto non è, devo necessariamente pensare che le sue dichiarazioni siano frutto di un atteggiamento strumentale e demagogico, se non di vera e propria malafede.
Quando afferma che giostrine e playground di basket si potevano realizzare con contributi della Regione Campania, Mastroianni dimentica (o forse non lo sa, pur bazzicando quelle stanze) che molti dei finanziamenti concessi dall’ente di Palazzo Santa Lucia per il tramite della Cassa depositi e prestiti a valere sulle garanzie regionali sono stati sospesi per lungo tempo a causa della mancata corresponsione delle rate di mutuo da parte della Regione.
I contributi di cui parla Mastroianni, pertanto, sono in realtà compartecipazione a un mutuo che il Comune finirebbe per pagare per conto suo, dal momento che la Regione non restituisce le somme alla Cassa depositi e prestiti o, se le restituisce, lo fa con estremo ritardo.
Non comprendo perché il coordinatore del Pdl non si è attivato con la stessa solerzia quando era in maggioranza e perché, avendo stretti legami con la Regione Campania, non fornisce un suo contributo fattivo alla città, fornendo per iscritto l’elenco dei finanziamenti disponibili per i quali il Comune non si è attivato.
In definitiva, vorrei invitare per l’ennesima volta gli esponenti della minoranza a svolgere con serietà il loro compito, evitando dichiarazioni strumentali, infondate e prive di qualsiasi veridicità. Prima di avventurarsi in affermazioni azzardate, sarebbe opportuno che si documentassero per evitare a noi di svolgere il loro lavoro. Con tutta franchezza, qui c’è una città da governare e che richiede risposte: non abbiamo il tempo di fare i baby-sitter.
Dario Mattucci
Carmine Munno
CASERTA - LA SQUADRA MOBILE DI CASERTA ESEGUE 4 D4CRETI DI FERMO SU DISPOSIZIONE DELLA DDA DI NAPOLI
Durante la trascorsa notte, ad epilogo di indagini della Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, in esecuzione di un decreto di fermo del P.M., emesso dalla D.D.A. per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso e dal fine di agevolare l’organizzazione camorrista denominata clan PERRECA, detti I ROMANI, attiva nel comprensorio di Recale (CE) e comuni limitrofi, sono stati arrestati:
1. PERRECA Giovanni, nato a Recale (CE) il 21.01.1960, ivi res., pregiudicato, sorvegliato speciale della P.S.;
2. MASTROIANNI Antimo, nato a Recale (CE) il 21.6.1965 ed ivi res., pregiudicato, sorvegliato speciale della P.S.;
3. D’ARIA Silverio, nato a Casagiove (CE) il 20.8.1960, res. in Caserta, pregiudicato;
4. VITTORIO Roberto, nato a Rotondi (AV) il 15.05.1968, ivi res., pregiudicato;
La misura precautelare è frutto di una persistente ed incalzante attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Caserta, sotto l’egida della D.D.A. partenopea, nei confronti delle organizzazioni camorriste attive nel comprensorio di Caserta, Marcianise e comuni limitrofi.
Infatti, dopo l’operazione c.d. Mangusta, che nel dicembre scorso aveva disarticolato il clan MENDITTI, federato all’organizzazione dei BELFORTE di Marcianise (CE), con l’arresto, per estorsione aggravata, reati in materia di armi e stupefacenti, di 11 esponenti di tale consorteria, tra i quali i germani Alessandro, Andrea e Fabrizio MENDITTI, la Squadra Mobile di Caserta aveva registrato una immediata ripresa di attività estorsive da parte di emissari del clan PERRECA, gruppo che contendeva proprio ai MENDITTI il controllo delle attività criminali nel comprensorio di Recale (CE), alleato ai PICCOLO Quaqquaroni di Marcianise (CE).
In particolare, l’incessante monitoraggio delle consorterie criminali attive nella provincia, aveva permesso di appurare che, MASTROIANNI Antimo, cognato di PERRECA Giovanni, attuale reggente dell’omonimo clan, egli stesso elemento di spicco dell’organizzazione, pochi giorni dopo l’arresto dei MENDITTI, aveva richiesto ed ottenuto l’autorizzazione a trasferire da Roma a Recale (CE) il luogo ove proseguire la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno a cui era stato sottoposto. Dopo pochi mesi, nel maggio scorso, PERRECA Giovanni, sino ad allora domiciliato a Rignano Flaminio (RM), anch’egli sorvegliato speciale della P.S. con obbligo di soggiorno nel paese laziale, otteneva analogo beneficio, ristabilendosi nuovamente nel comune di origine.
La contestuale presenza dei due pregiudicati nel comprensorio recalese coincideva con una immediata ripresa delle attività estorsive in danno di alcuni cantieri ed imprenditori edili da parte degli emissari del clan che, evidentemente, avevano immediatamente soppiantato, nel controllo delle attività criminali, gli antagonisti MENDITTI.
Tale circostanza, immediatamente rilevata dagli investigatori della Squadra Mobile, dava impulso, d’intesa con la Procura Antimafia di Napoli, ad una nuova attività investigativa, supportata da servizi di intercettazione e prolungate attività di pedinamento ed osservazione, che consentivano di riscontrare almeno due tentativi di estorsione in danno di altrettanti imprenditori, che avevano allestito cantieri proprio a Recale (CE).
L’attività investigativa risultava tanto efficace e penetrante da consentire di ricostruire il modus operandi del gruppo camorrista: gli emissari del clan, uno dei quali, VITTORIO Roberto, piccolo pregiudicato, originario dell’avellinese, quindi sconosciuto in questo comprensorio, avvicinavano le vittime, anche contattandoli presso i loro uffici, avvisandoli “che quelli di Recale li cercavano”.
Poi, i servizi di pedinamento permettevano di accertare che gli imprenditori venivano convocati in un luogo prestabilito, solitamente la Torre di Recale (CE), dove erano prelevati dagli emissari di PERRECA Giovanni e MASTROIANNI Antimo e accompagnati al loro cospetto, dimostrando così il pieno e diretto coinvolgimento di questi ultimi nelle attività estorsive rilevate, nonostante le prescrizioni ed i controlli imposti dalla misura della sorveglianza speciale a cui entrambi continuavano ad essere erano soggetti.
In una circostanza, a confermare la capillare e diffusa attività estorsiva svolta dal clan, gli emissari dell’organizzazione accompagnavano dai capiclan un imprenditore diverso da quello con cui avevano già prestabilito l’appuntamento per il pagamento di una tangente.
Peraltro, PERRECA Giovanni, a garanzia dei servigi e della protezione che l’organizzazione poteva assicurare ad un imprenditore, vittima di una richiesta estorsiva, sottolineava come il suo clan avesse ormai assunto il comando nella zona, perché “i marcianisani”, alludendo al clan BELFORTE, erano ormai scomparsi, debellati da condanne, arresti e pentimenti, mentre la propria organizzazione era tanto affidabile che nessuno degli affiliati in carcere si era pentito, nonostante le pesanti condanne.
Quindi, sulla scorta di tali inequivocabili risultanze investigative, la Procura Antimafia di Napoli, rilevando la sussistenza di un grave quadro indiziario e di un fondato e reale pericolo di fuga, determinato anche dalla pericolosità e dalla personalità criminale dei citati indagati, ed in particolare di PERRECA Giovanni e MASTROIANNI Antimo, emetteva il decreto di fermo eseguito questa notte dalla Squadra Mobile.
PERRECA Giovanni, annoverava numerosi precedenti per 416 bis, estorsione, armi, evasione e violazione delle prescrizioni relative alla sorveglianza speciale, recentemente aveva terminato di scontare una condanna per omicidio, per la quale, nel 2010, era stato ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Lo stesso è fratello di Antimo, cl. ’57, capo storico dell’organizzazione, attualmente detenuto in regime di 41 bis, condannato anch’egli per omicidio e più volte arrestato per estorsione, associazione mafiosa, evasione ed altri reati associativi.
DROGA ED EVASIONE I CARABINIERI FERMANO TRE PERSONE
ARRESTO DI ALOIS GIOVANNI
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di caserta, la scorsa notte hanno tratto in arresto, per il reato di evasione, alois giovanni, 28enne di caserta.
I carabinieri lo hanno sopreso nel corso della notte mentre era al di fuori della propria abitazione, in assenza delle prescritte autorizzazioni del giudice competente.
ARRESTO DI GENTILE ANTIMO E DELLA VALLE ANTONIO.
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di caserta, hanno tratto in arresto in flagranza per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stuepfacenti, della valle antonio 35enne e gentile antimo 41 enne, entrambi casertani.
I due, sono stati sorpresi dai militari operanti, mentre coltivavano una piantagione di circa 40 piante di marijuana, in un appezzamento di terreno in localita’ tuoro.
Le piante, tutte dell’altezza di circa 1.5 m sono state estirpate e sottoposte a sequestro. Il peso complessivo ammonta a circa 3 kg.
I due dopo essere stati accompagnati in caserma per gli accertamenti di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di santa maria capua vetere.
Con gli arresti odierni, salgono a 30 le misure restrittive della liberta’ personale poste in essere dal nucleo operativo e radiomobile della compagnia di caserta nel primo semestre dell’anno 2012, nell’ambito di un piano di contrasto al fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti.
martedì 26 giugno 2012
CASO TUDISCO - CI SCRIVE UN LETTORE " A ME SEMBRA CHE SUL DEFENESTRAMENTO CI SIANO ALTRE MOTIVAZIONI "
Caro Prospero
Sono un assiduo lettore del tuo blog che a differenza degli altri cerca di essere imparziale, ti scrivo perché le dicerie e i fatti che accadono in questa città sono alquanto particolare. Il caso del defenestramento dell’ex assessore Mario Tudisco mi lascia un po’ perplesso e mi domando, anzi. domando a te, se è vero quello che si dice e cioè che Mario Tudisco è stato fatto fuori perché l’ex assessore ha scelto per un convegno l’avvocato Emilio Maddaluna anziché altri professionisti fra cui anche l’avvocato Giuseppe Stellato: questa cosa l’ho notata sia sul tuo blog che parlando con alcuni cittadini di Santa Maria Capua Vetere i quali con tanto sgomento hanno pensato anche altre cose . Ma è possibile che in una città del genere accadono queste cose ? E possibile che professionisti del diritto si alterano perché l’ex assessore ha invitato anche magistrati della Dda di Napoli per il convegno sulla legalità e un avvocato amico d’infanzia sia del sindaco che dell’ex assessore ?? A me sembra che questa sia una barzelletta perché se cosi fosse allora il grado di intellettualità sarebbe sceso molto nella città del foro. Ma voglio pensare che Mario Tudisco sia stato defenestrato anche per altre cose . Non a caso l’interrogazione parlamentare tanto chiacchierata anche dagli addetti lavori di una parte della provincia di Caserta del partito democratico casertano non sia stata presa neanche in considerazione, ma che ha fatto molto rumore nei palazzi che contano. Noi dobbiamo difendere l’operato di Mario Tudisco perché vi sono persone che a santa Maria Capua Vetere sono state al suo fianco per iniziare una battaglia per la legalità e qUesta deve in ogni caso chiusa da gente che vuole santa maria cv una città dormitorio e non più viva.
Pasqualino Caputo di Santa Maria Capua Vetere ma originario
di Pontelatone
lunedì 25 giugno 2012
sabato 23 giugno 2012
LA GUERRA POLITICA SULLA INTERROGAZIONE DELL'ONOREVOLE CORSINI - CARO DARIO ABBATE TI SCRIVO......
Caro Dario ,
ho sempre avuto rispetto verso la tua persona e verso la tua famiglia , ma per le vicende che sono accadute in questo scorcio di tempo riguardanti alcune interrogazioni parlamentari sulla situazione che si è venuta a creare nella città di Santa Maria Capua Vetere, la tua perfomance politica lascia un po’ a desiderare.
Capisco che bisognava difendere l’operato politico del partito democratico casertano e la sua direzione , però non puoi difendere chi fa del cemento selvaggio.
Non è possibile che Pompei ha un credito indescrivibile come citta’ romana , mentre Santa Maria Capua Vetere i colleghi di partito hanno portato soltanto monnezza . Ma adesso, caro Dario, la monnezza si è tramutata in cemento così come lo vogliono gli imprenditori casalesi e dell’agro aversano . Ma non finisce qui, perché l’arresto di Lusi ha comunque scombussolato anche la credibilità del tuo partito.
Quindi l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Corsini non era una nota stonata nel pd , anzi dopo i noti fatti accaduti era comunque un episodio credibile in un contesto politico alquanto chiacchierato .
Se hai qualche amico buono a Santa Maria Capua Vetere vieni a vedere cosa sta accadendo , vogliono allargare la città a 50 mila abitanti costruendo sulle rovine romane .
Un caro saluto ed un abbraccio
POLIZIA DI STATO - SQUADRA MOBILE DI CASERTA – POLIZIOTTI TRAVESTITI DA CASELLANTI ARRESTANO CORRIERI DI DROGA.
Nella mattinata odierna, alle ore 11 circa, nell’ambito di servizi antidroga predisposti dalla Questura di Caserta lungo le arterie ed i crocevia del traffico di stupefacenti, i poliziotti della Squadra Mobile di Caserta hanno arrestato in flagranza di reato, per detenzione di oltre duecento grammi di cocaina purissima, un uomo ed una donna, S.M. di 33 anni, e la fidanzata, C.A. di 20 anni, entrambi originari dell’anconetano. I due giovani, entrambi incensurati, lui dipendente dell’Acquedotto locale, lei operaia tessile, viaggiavano a bordo di una potentissima Honda CBR 600, sono stati fermati alla barriera di autostradale di Napoli Nord dai poliziotti travestiti da casellanti ed operai dell’A.N.A.S.. Infatti, lo snodo autostradale rappresenta un fondamentale crocevia per il traffico di stupefacenti dal napoletano al centro e nord Italia, pertanto, erano stati predisposti specifici e discreti servizi di osservazione ed appostamento, per intercettare eventuali corrieri, anche perché con l’approssimarsi della stagione estiva si registra un intensificazione dei traffici verso il Nord Italia dalle più importanti piazze dello spaccio campane. Infatti, i poliziotti, mentre tenevano sotto controllo il transito di veicoli, notavano l’arrivo della potente moto, con a bordo i due giovani, un uomo ed una donna, e pertanto decidevano di effettuarne il controllo, approfittando della sosta forzata per il ritiro del tagliando del pedaggio. L’intuito degli investigatoti era premiato dal rinvenimento nel marsupio in possesso della ragazza di un involucro, confezionato sottovuoto, contenente sostanza stupefacente del tipo cocaina in forma solida per il peso di 201 grammi. I due, pertanto, venivano arrestati per detenzione ai fini di spaccio dello stupefacente, e mentre la donna veniva tradotta al carcere femminile di Pozzuoli, l’uomo era associato alla Casa Circondariale di Santa Maria C.V. (CE).
IL PARTITO DEL CEMENTO DI MARIO TUDISCO
Chi – come me – ha avuto la fortuna di assistere ieri sera al programma su TV Luna2 sul caso Catabulum, sarà rimasto scioccato dalle precise affermazioni della Dottoressa Maria Luisa Nava che oggi dirige il Museo di Capua ma che in precedenza ha operato per alcuni anni nella Città di Santa Maria Capua Vetere. In particolare, la funzionaria della Soprintendenza ha svelato i retroscena di quello ignobile alveare nei pressi di Piazza Padre Pio nell’Antica Capua: originariamente, infatti, a causa di alcuni preziosi ritrovamenti doveva l’area in questione divenire un parco archeologico a cielo aperto. Tanto è vero che esisteva anche un progetto regionale caldeggiato dall’allora Assessore regionale Di Lello. E, invece, al posto di quel bene dell’umanità sono stati costruiti appartamenti invivibili. E le stesse preesistenze archeologiche sono state interrate e diventate inaccessibili ai turisti e agli studiosi nonostante un protocollo di intesa mediante il quale si sarebbe potuto accedere all’importante Sito. Tutto questo accadeva non nella notte dei tempi, bensì otto – nove anni fa nel disinteresse della Pubblica Opinione e con la complicità evidente degli amministratori dell’epoca.
Quando ho avuto l’alto onore di diventare Assessore comunale con deleghe alla Cultura e alla Promozione Turistica, subito mi sono reso conto che il caso inquietante di Piazza Padre Pio era solo la punta di un vero e proprio iceberg sommerso che riguardava tantissime emergenze archeologiche di una Città che ha pochi paragoni al Mondo. Da qui, la mia iniziativa di coinvolgere la Soprintendenza competente per Territorio al fine di creare una Carta Archeologica, ossia una Mappa dei Siti Pubblici e Privati presenti nel perimetro cittadino. E questo è stato un mio “ errore “ gravissimo: dovevo immaginare che i palazzinari e gli affaristi senza scrupoli e le loro rappresentanze consiliari si sarebbero spaventati: una Mappa dei Siti cittadini avrebbe svelato gli intrallazzi del passato e, al tempo stesso, sarebbe diventata un argine per le speculazioni future. Il secondo mio grave “ errore “ è stato quello di insistere sulla vicenda nota del Catabulum che ha in se tutte le contraddizioni e tutte le mire di questa amministrazione in carica. Il “ Partito del Cemento “, infatti, si è allarmato ancora di più nei confronti di un Assessore che non faceva sconti a nessuno! E, di conseguenza, si è preoccupato non poco anche il comitato di affari di cui è socio di maggioranza la Camorra S.p.a. …
Mario Tudisco
giovedì 21 giugno 2012
OMICIDIO NOVIELLO - ECCO I PARTICOLARI DELL'INDAGINE CURATA DALLA SQUADRA DELLA DDA DI NAPOLI DI FEDERICO CAFIERO DE RAHO
Durante la notte, ad epilogo di una complessa indagine coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, la Squadra Mobile di Caserta ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della D.D.A. partenopea ed in relazione ai reati di omicidio pluriaggravato, detenzione e porto illegale di armi `e ricettazione, delitti aggravati dal metodo mafioso e dal fine di agevolare la citata organizzazione di stampo mafioso, nei confronti di altrettanti esponenti del clan BIDOGNETTI — frangia SETOLA, di seguito elencati:
1. ALFIERO Massimo. alias Capritto, nato a Casal di Principe (CE) il 04.031972, detenuto;
2. BARTOLUCCI Giovanni, nato a San Marcellino (CE) il 26.11.1980, ivi res.; .
3. CIRILLO Alessandro, alias O’ sergente, nato a Caserta il 12.111976, detenuto;
4. CIRILLO Francesco, alias Pasquafino cosciafine, nato a Caserta il 21.11.1974, detenuto;
5. DI BONA Metello, nato a Casal di Principe (CE) il 13.04.1970, detenuto;
6. GOGLIA Tammaro, alias Ninuccio macchiulella o Ninuccio 0’ macchiato, nato a Casal di Principe (CE) il 21.06.1959, detenutog
7. GRANATO Davide, nato a Napoli il 01.071975, detenuto;
8. LETIZIA Giovanni, alias Giovanni 0’ Zuo_pp’, nato ad Aversa (CE) il 24.11.1980, detenuto;
9. NAPOLANO Massimiliano, alias Massinzo di Big Auto, nato a Villaricca (NA) il 22.04.1972, detenuto;
10.SETOLA Giuseppe alias ez puttana o u’ luongo, nato a Santa Maria Capua Vetere (CE) il 0511.1970, detenuto.
In particolare, la misura restrittiva si riferisce all’omicidio dell’imprenditore NOVIELLO Domenico, nato a San Cipriano d’Aversa (CE) il 14.081943, avvenuto il 16.05.2008 in Castel Volturno (CE), loc. Baia Verde; uno dei pzimi, e pin efferati,
1 . l delitti della lunga scia di sangue lasciata dal gruppo di SETOLA Giuseppe nel periodo che va dalla primavera del 2008, allorquando questi si da alla latitanza, ed il febbraio del 2009, quando venne arrestato a Mignano Montelungo (CE). Secondo le indagini della Squadra Mobile di Caserta, coordinate dai magistrati della D.D.A. di Napoli, Proc. Aggiunto Federico CAFIERO DE RAHO, e Sost. Procuratori dr. Alessandro MILITA e dr. Cesare SIRIGNANO, l’omicidio di NOVIELLO Domenico, che seguiva di pochi giorni quello di BIDOGNETT1 Umberto, padre del collaboratore di giustizia Domenico, corrispondeva pienamente alla strategia stragista ideata dall’allora latitante, che aveva come obiettivo quello di instaurare nel comprensorio domitio un clima di terrore al fine di riaffermare con indiscriminata violenza il vacillante potere criminale del clan BIDOGNETTI, minato da pesanti condanne, che avevano raggiunto numerosi esponenti ed i capi de1l’organizzazione, e dalla scelta di collaborate con la giustizia di alcuni suoi elementi di spicco. Secondo quanto emerso dalle indagini, SETOLA Giuseppe, datosi alla latitanza nell’aprile 2008, aveva assunto la reggenza del clan BIDOGNETTI, rivendicandone l’aut0rita nei confronti degli altri affiliati in quanto elemento più anziano del1’organizzazione, ed in tale veste impose una strategia criminale che comportava, tra l’altro, la eliminazione dei famigliari dei "pentiti" e di coloro che avevano denunciato i misfatti del1’organizzazione, in modo da costituire un monito, ed avere effetto deterrente, prevenendo ulteriori scelte di collaborazione con le istituzionali.
Infatti, NOVIELLO Domenico, che era titolare di una scuola guida a Castel Volturno (CE), nel 2001, aveva denunciato un tentativo di estorsione da parte di alcuni affiliati al clan BIDOGNETTI, tra i quali i citati CIRILLO Alessandro e CIRILLO Francesco, permettendone l’arresto e la condanna. Per tale motivo, le modalità del delitto furono particolarmente efferate: i sicari esplosero contro la vittima 25 colpi di arma da fuoco, con due pistole diverse, attingendolo per ben 13 volte. Le indagini, anche grazie a sofisticate perizie balistiche, hanno permesso di appurare che le armi utilizzate per assassinare NOVIELLO Domenico, due pistole semi— automatiche cal. 9x19 e cal. 9x17 (definita anche cal. 9 short o 380 auto), erano state impiegate anche nella maggior parte dei delitti attribuiti al gruppo stragista capeggiato da SETOLA Giuseppe. ln particolare la pistola cal. 9x19 fu utilizzata nei seguenti delitti:
¤ 4 agosto 2008, omicidio dei cittadini albanesi KAZAN1 Arthur e DANI Zyber;
¤ 21 agosto 2008, omicidio del cittadino albanese DODA Ramis;
¤ 18 settembre 2008, omicidio di CELIENTO Antonio;
a 18 settembre 2008, strage degli extracomunita;
Mentre la pistola cal. 9xl7 fu usata anche per i seguenti delitti:
¤ 2 maggio 2008, omicidio di BIDOGNETTI Umberto;
- 30 maggio 2008, tentato omicidio di CARRINO Francesca;
- l giugno 2008, omicidio di ORSI Michele.
Poi, la pistola cal. 9x 19 venne sequestrata, insieme ad un varo a proprio arsenale, nel rifugio dove, il 30 settembre 2008, erano arrestati CLRILLO Alessandro, LETIZIA Giovanni e SPAGNUOLO Oreste, pericolosi componenti dal gruppo di fuoco del latitante. Inoltre, le scrupolose indagini, suffragate anche dalla dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, opportunamente verificate e riscontrata, oltre alla causale, permettevano di ricostruire l’intera dinamica omicidiaria — dalla fasi preliminari a quelle successive al delitto - delineando i ruoli a, quindi, la singola responsabilità dei destinatari dalla misura cautelare in argomento. In particolare SETOLA Giuseppe, LETIZIA Giovanni, CIRILLO Alessandro, e CIRILLO Francesco agirono come mandanti e determinatori del delitto. Infatti, il nuovo reggente dal clan BIDOGNETTI, nell’aprile del 2008, subito dopo essersi dato alla macchia, convocava i suoi pin) stretti sodali per dettare gli obiettivi della strategia stragista, chiedendo di indicargli coloro che, in precedenza, avevano denunciato gli affiliati, manifestando immediatamente l’intanto di assassinarli. LETIZIA Giovanni, CIRILLO Alessandro e CIRILLO Francesco indicarono tra i possibili obiettivi il NOVIELLO, che aveva consentito l’arresto degli ultimi due, partecipando attivamente alla pianificazione dell’omicidio, individuando alcuni dai componenti dal commando e procurando una delle armi.
ALFIERO Massimo, invece, ebbe l’incarico di organizzare l’omicidio e di eseguirlo materialmente, compito che assolverà con brutale determinazione, infliggendo alla vittima, già attinta da numerosi proiettili, sparati con due armi diverse, ad inerme sul selciato, il colpo di grazia. NAPOLANO Massimo e GOGLIA Tammaro agirono da specchiettisti, con il compito di avvistare la vittima, lungo il tragitto che dalla sua abitazione conduceva all’autoscuola. GRANATO Davide procurava una dalla auto utilizzata dal commando, fungendo anch’egli da vedetta, essendo poi lui a dare la battuta ai killer, con una telefonata, avvisandoli dell’imminente arrivo di NOVIELLO. BARTOLUCCI Giovanni procurava supporto logistico ai componenti del gruppo di fuoco: mettendo a disposizione un’abitazione dove trovavano rifugio; fornendo una delle pistole utilizzate e, dopo l’omicidio, prendendo in consegna le armi per occultarle; fornendo un’ delle auto e telefoni cellulari utilizzati dai killers.
DI BONA Metello, all’epoca dei fatti latitante, cosi come SETOLA, LETIZIA e CIRILLO Alessandro, guidava una delle vetture di supporto e staffetta al commando. Infine, all’omicidio aveva partecipato anche TARTARONE Luigi, che diverrà collaboratore di giustizia, alla guida dell’auto su cui viaggiava l’esecutore materiale ALFIERO Massimo.
TRAGEDIA IN CASERMA A MIGNANO MONTELUNGO – SI SPARANO DUE CARABINIERI
Il comandante Angelo Simone |
Nessuno poteva mai immaginare che Angelo Simone, ultracinquantenne, e Tommaso Nella, 40enne,si potessero beccare prima a parole e poi a suon di arma da fuoco . Con la pistola di ordinanza hanno eseguito un vero e proprio duello , ma poi Visto che quello vivente aveva commesso un atto fuori dal normale , si è suicidiato . Sono morti entrambi all'interno della caserma di Mignano Montelungo, nel Casertano. Angelo Simone maresciallo, comandante dei carabinieri del luogo e residente ad Alvignano, tra l'altro nel 2009 partecipò all'arresto di Giuseppe Setola, il boss del clan dei Casalesi. Il secondo invece è il suo vice, Tommaso Nella, re di Sora in provincia di Frosinone. L'episodio sarebbe scaturito prima da un diverbio tra i due militari,poi successivamente si sono affrontati con le armi di ordinanza. Secondo le prime notizie alle che sono filtrate da fonti militari, i due hanno ricordato di un episodio di omicidio-suicidio. Per questi motivi tra i due carabinieri c'erano dissapori per motivi di servizio. Erano rientrati da un servizio di pattugliamento effettuato in zona e una volta giunti in caserma avrebbero avuto un diverbio sfociato poi in tragedia. Uno dei due, a qunato si apprende , avrebbe puntato l’arma di ordinanza verso l’altro. Una volta fatto fuoco si è tolto la vita la vita. Sul posto sono accorsi i carabinieri del reparto operativo di Caserta e un pm della procura di Cassino.
POLIZIA DI STATO - Squadra Mobile di Caserta - Omicidio di NOVIELLO Domenico - esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti del gruppo stragista di SETOLA Giuseppe.
E’ in corso un’operazione della Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, finalizzata all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura Antimafia partenopea, per i reati di omicidio, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso e dal fine di agevolare il clan dei CASALESI, nei confronti di altrettanti componenti del gruppo stragista di SETOLA Giuseppe. La misura cautelare si riferisce ad uno dei più efferati delitti consumati dalla frangia capeggiata dall’allora latitante: l’omicidio dell’imprenditore NOVIELLO Domenico, consumato a Castel Volturno (CE) il 16 maggio del 2008. NOVIELLO Domenico, titolare di una scuola guida nel comune domitio, alcuni anni prima aveva denunciato un tentativo di estorsione da parte di esponenti del clan dei CASALESI, consentendone l’arresto e la successiva condanna. Per tale motivo, SETOLA Giuseppe ne ordinò l’uccisione, che seguì di pochi giorni quella del padre di un collaboratore di giustizia, al fine di imporre un clima di terrore nel territorio controllato dal clan dei CASALESI-gruppo BIDOGNETTI, di cui era divenuto reggente, e riaffermarne il potere criminale.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, che si terrà questa mattina presso la D.D.A. di Napoli, a cui parteciperanno il Procuratore COLANGELO ed il Procuratore Aggiunto CAFIERO DE RAHO.
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martedì 19 giugno 2012
SANTA MARIA CV - IL BLU COLORE DELL'AMORE , E' DIVENTATO IL COLORE DEL TERRORE - ADESSO SE LA PRENDONO ANCHE CON LA CHIESA
“Nel blu dipinto di blu felice di stare con te” . Il ritornello della canzone scritta da Domenico Modugno è diventata con il passar del tempo un vero e proprio grido d’amore di tutti i giovani , anziani ed addirittura club dei tifosi calcistici delle squadre di serie A e b, Ma a Santa Maria Capua vetere invece il ritornello ha le sembianze di una disfatta economica commerciale . Già proprio così , il blu che dovrebbe essere il colore vivo , in città rappresenta il terrore degli automobilisti e di coloro che vorrebbero portare un po’ di produttività di reddito alla città spendendo quei soldi necessari a far vivere quella economia di Santa Maria Capua vetere. E’ assurdo, anzi è fuori luogo che addirittura la tolleranza esistente in tutte le città, si trasforma a Santa Maria Capua Vetere in una vera e propria dittatura stradale prendendola addirittura come si dice in gergo “ Con la chiesa “ . Si perché qualche poliziotto municipale è giunto in Piazza San Pietro , chiamato non si sa da chi , ma scopriremo molto presto perché ha che fare con qualche palazzo che affaccia sulla strada, ma non è residente in quella piazza, animato da spirito americano compiendo un vero e proprio scempio contro la regola del vivere felice multando operatori che addirittura stavano svolgendo il proprio lavoro nella chiesa. Siamo sempre alle solite in una città dove per molti anni il parcheggio ed addirittura la sosta su scritte blu è stata gestita da una cooperativa che guarda caso ha avuto l’interdittiva antimafia dal prefetto di Napoli. E che fine fanno tutte quelle multe firmate da parcheggiatori che sono in possesso di blocchetti della polizia municipale ancora oggi . Chi dovrebbe controllare tutto questo ?? In questi ultimi anni Santa Maria Capua Vetere è stata presa d’assalto da personaggi poco chiari, vedi addirittura l’arresto di un assessore ai lavori pubblici del comune qualche anno fa, adesso la cooperativa che gestiva i parcheggi insieme al comando vigili . In una città che rispetta i cittadini, la polizia municiple deve prevenire.
Caro sindaco ci siamo candidati e tu hai vinto le elezioni perché volevamo una svolta. Abbiamo partecipato perché abbiamo creduto in un progetto, ma lo stesso tarda a venire. Svegliati prima di cadere in una trappola!!!
NAPOLI SCANDALO ASIA - LA PROCURA PARTENOPEA E GUARDIA DI FINANZA E DIGOS METTONO LE MANI SUL BUSINESS ILLECITO - 16 ARRESTI
Nella mattinata odierna, a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli (Gruppo Tutela Spesa Pubblica) e personale della Polizia di Stato (D.i.g.o.s. della Questura di Napoli) hanno eseguito — in varie localita della Campania, della Puglia e del Veneto — 16 ordinanze di custodia cautelare, di cui 9 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli nei confronti di imprenditori, professionisti, funzionari di un istituto bancario veneto, di un dirigente sindacale e di ex dipendenti della società Enerambiente Spa, azienda che dal 2005 al 2010 ha gestito il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani in parte rilevante della citta di Napoli. Sono altresì stati posti in esecuzione numerosi, decreti di perquisizione emessi da questo Ufficio per l’acquisizione di ulteriori prove documentali. L’ordinanza cautelare oggi eseguita documenta l’esito degli ulteriori sviluppi delle indagini preliminari complessivamente riferite alla drammatica crisi della gestione dei servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città e nella provincia di Napoli realizzatasi nel 2010-2011. Le investigazioni partono, infatti, nel settembre 2010, a seguito della devastazione dell’aut0parco di Enerambiente S.p.A. (società privata appaltatrice del servizio di raccolta per affidamento fatto da Asia s.p,a) a opera di lavoratori delle cooperative sub affidatarie del medesimo servizio; per quei fatti, allo stato oggetto di separata trattazione in fase dibattimentale, furono applicate misure cautelari personali nei confronti di sei persone (tutte legate a DAVIDECO SCARL, la cooperativa di lavoro interinale che con Enerambiente aveva stipulato una "convenzione di servizio" per la fornitura di manodopera) per i reati di estorsione, devastazione, incendio, porto illegale di materiale esplodente, interruzione di pubblico servizio. Si accertava nella fase delle indagini preliminari che i lavoratori avevano instaurato un violento "braccio di ferro" per costringere Enerambiente a proseguire nel rapporto contrattuale, altresì accedendo alle proprie rivendicazioni economiche. Come si ricorderà, la violenza delle condotte e la portata dei danni prodotti aggravarono ulteriormente lo stato di crisi del servizio di raccolta. L’Indagine prosegui. Le captazioni di comunicazioni telefoniche, telematiche ed ambientali autorizzate dal giudice e le complessive acquisizioni investigative hanno cosi consentito di svelare un quadro di relazioni e comportamenti illeciti assai più ampio e variegato, certo condizionanti la travagliata gestione del servizio pubblico di raccolta dei rifiuti solidi urbani che vede impegnati, da un lato, il Comune di Napoli —e per esso ASIA S.p.A. (società in house oggi deputata ad assolvere direttamente a tutta la gestione del servizio)- e, dall’altro lato, società private appaltatrici (ciò almeno fino al marzo di quest’anno) come Enerambieme S.p.A., a loro volta collegate appunto ad altri soggetti “f0rnitori" di manodopera (cooperative o società di lavoro interinale). Sinteticamente, i diversi profili di illiceità delle condotte attuate nelle diverse fasi di fornitura del servizio sono state accertate nei termini seguenti:
1) violazione del capitolato e del divieto di subappalto, occultato sotto diverse forme contrattuali viziate da simulazione, nel rapporto Asia/Enerambiente;
2) illecita gestione del rapporto tra società partecipata, società appaltatrice e cooperative di lavoro interinale, con condotte estorsive in danno delle cooperative e in favore degli "intermediari" privati e corruzione di funzionari pubblici, dei quali é ancora in corso la identificazione;
3) comportamenti violenti e intimidatori da pane dei lavoratori del settore (ne sono riprova le devastazioni del 2010, ma anche le gravissime tensioni fomentate da spregiudicati sindacalisti e dall’appa1tatrice Enerambiente in danno di Asia e del Comune di Napoli, nei mesi di novembre/dicembre 2010, in piena emergenza rifiuti, di cui si dirà in seguito), finalizzati a ottenere indebiti benefici a discapito sia del servizio sia delle casse • di Asia S.p.A., e in ultima analisi del comune di Napoli che quelle casse alimenta. ln tale specifico ambito investigativo, le acquisizioni probatorie avevano già consentito l’adozione di misure cautelari personali attraverso due successive ordinanze giudiziali:
a) nell’aprile 2011, nei confronti di Cigliano Dario ed altri, per il reato di cui art. 377-bis c.p., configurato in relazione alle gravi pressioni ed alle offerte illecite (di denaro e opportunità di lavoro) effettuate nei confronti della moglie di Fiorito Salvatore (uno dei soggetti arrestati per le devastazioni del settembre 2010), affinché non rivelasse all’Autorità giudiziaria quanto a sua conoscenza in ordine al sistema di assunzioni con finalità politico—clientelari gestito dalle cooperative sociali affidatarie di servizi interinali nel settore dei R.S.U., assunzioni che avvenivano in particolare su indicazione dei fratelli Cigliarro, Dario (consigliere comunale e poi provinciale) e Corrado (dipendente di Enerambiente e fulcro della gestione dei cantieri delle cooperative sub affidatarie);
b) successivamente, nei confronti di Faggiano Giovanni (avvocato brindisino, già amministratore unico di Enerambiente) e di Cigliano Corrado (dipendente di Enerambiente), per fatti di estorsione in danno delle cooperative e di corruzione di funzionari di Asia s.p.a., come tali incaricati di pubblico servizio. Si accertava infatti che l’AD di Enerambiente costringeva le cooperative a consegnargli somme indebite per garantire loro il mantenimento del rapporto contrattuale; altresì, che parte di tali somme erano utilizzate dal Faggiano per pagare funzionari di Asia s.p.a. (tuttora non identificati in termini probatoriamente affidabili), per garantirsi a sua volta l’aggiudicazione delle gare d’appalto, L’affidamento in assenza di gara di servizi cc.dd. extrawork e soprattutto per assicurarsi l’assenza di effettivi controlli sulla efficienza e correttezza del servizio prestato dalla società privata, la rinuncia a muovere serie contestazioni per i gravi disservizi e la rapidità dei pagamenti. La materia e oggetto di attuali approfondimenti e di ulteriori verifiche investigative.
Le successive investigazioni hanno consentito di raggiungere due ulteriori, significativi risultati probatori;
- da un lato, ricostruire e riscontrare i gravissimi fatti di mala gestio riconducibili all’opera degli amministratori, di fatto e di diritto, di Enerambiente S.p.A. e dai loro collaboratori, fatti inseriti peraltro in un complesso di condotte tali delineare una vera e propria stabilita di strutture e programmazione di obiettivi di tipo propriamente associativo (il fallimento dichiarato dal Tribunale di Napoli lo scorso 22 febbraio si richiesta di questo Ufficio, ha per presupposto uno stato di insolvenza incontestabile, con passivo al momento valutato in oltre cinquanta milioni di euro);
— dall’altro di raccogliere la prova del pieno, fattivo, coinvolgimento di Gavioli Stefano (patron di Enerambiente e soprattutto capo di una potente holding che gestisce partecipazioni in numerose e importanti società operanti in diversi settori industriali, dalle costruzioni di imbarcazioni, alla siderurgia, alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti in diverse parti d’Italia) nelle attività illecite, estorsive e corruttive, già oggetto di contestazione a Faggiano Giovanni (fatti peri quali quest’ultimo é stato arrestato, 1mitamente al già menzionato Corrado Cigliano).
L’indagine, infatti, si sviluppava soprattutto sul versante societario ed ecomico— finanziario, mediante: acquisizioni documentali (con numerosi accessi presso sedi di società, istituti di credito, pubbliche amministrazioni), l’estrapolazione e l’analisi di dati contenuti nella memoria dei computers caduti in sequestro, l’analisi, supportata dal contributi di qualificate consulenze tecniche, della contabilità societaria, ufficiale e occulta, la progressiva raccolta di informazioni testimoniali (da clienti, fornitori, bancai, dipendenti) e un’organica ricognizione dei flussi
finanziari hanno, infatti, consentito di giungere alla ricostruzione di numerose e gravi condotte illecite poste in essere da Enerambiente S.p.A. (e, in particolare, da Stefano Gavioli e dal gruppo di dirigenti e di consulenti a lui legati da intensi vincoli fiduciari, quali Paolo Bellamio, Enrico Prandin, commercialisti, e Giancarlo Tonetto, avvocato) e della vasta ed articolata rete di relazioni collusive e di aperta complicità che per anni ha sostenuto la reiterazione di condotte fraudolente e di bancarotta tributaria orientate dalla ricerca del massimo profitto e dallo sprezzo per le regole poste a tutela del mercato e della pubblica amministrazione.
Dunque: e stato possibile non soltanto dimostrare - condotte di bancarotta fallimentare fraudolenta:
a) patrimoniale, con sottrazione di denaro contante compiutamente "alIacciato” attraverso gli accertamenti bancari, nonché con plurime distrazioni attraverso l’utilizzo di risorse per fini estranei all’attività di impresa, compreso il pagamento delle corruzioni, di dispendiose spese personali di Gavioli e della sua famiglia, nonché pagamento di mutui gravosissimi per personali investimenti immobiliari; con cessioni strumentali di attività in favore delle società, cc.dd. "good companies" che avrebbero proseguito l’attività delle società destinate invece allo svuotamento patrimoniale ed alla successiva dismissione; con elargizioni indebite di somme (per prestazioni mai effettuate, e con la copertura della falsificazione contabile) in favore dell’imprenditore napoletano Giovanni Altieri e del sindacalista Vittorio D’Albero; con esportazione illecita all’estero di capitali per investimenti personali di Gavioli;
b) documentale: con falsificazione reiterata della contabilità;
c) preferenziale: con pagamento, in particolare, di alcuni debiti verso la Banca del Veneziano, in frode agli altri creditori;
— di falso in bilancio e in altre comunicazioni sociali, soprattutto al fine di coprire i fondi occulti destinati alle corruzioni e le altre illecite sottrazioni di attività della società in devozione
- di ricorso abusiva al credito e di truffa aggravata in danno di istituti di credito sotto questo profilo é emerso un quadro di gravissime connivenze con esponenti del sistema di credito cooperativo Veneto. Allo stato, gli accertamenti hanno consentito di individuare le personali 'responsabilità di alcuni “quadri" diri§enziali e direttivi della Banca di credito cooperativo del Veneziano (quali gli indagati Arzenton, Zavagno e Furlan), residuando la necessita di ricostruire la complessiva rete di contributi causali alle accertate condotte delittuose. In ogni caso, emerge, allo stato delle acquisizioni, che Gavioli ha ottenuto dal 2007 al 2010 flussi finanziari continui (fino a una esposizione per 15 milioni di euro) dalla predetta Banca del Veneziano (istituto di credito cooperativo, e dunque funzionale al credito delle piccole e medie imprese e caratterizzato appunto da finalità mutualistiche), in assenza non solo di qualsiasi garanzia di solvibilità, ma soprattutto sulla base di false rappresentazioni di crediti verso terzi (non soltanto ottenendo anticipazioni bancarie sulla base di fatture per operazioni inesistenti, ma addirittura sulla base della presentazione di fatture magicamente "clonate", cioè portate più volte allo sconto senza alcun controllo). Sotto tale proiilo si segnala come un importante contributi conoscitivo sia venuto anche dagli esiti dei controlli ispettivi condotti nel 2010 da Bankltalia, i cui risultati sono stati opportunamente acquisiti; - di bancarotta da concordato preventivo e di mercato di voto: sotto tale profilo é emerso, in sintesi, che Gavioli e i suoi collaboratori, nel periodo di massimo allarme per la gravissima crisi di liquidità in atto, abbiano tentato di architettare una manovra per evitare la scoperta degli illeciti commessi (il che sarebbe accaduto con il fallimento), costruendo una proposta di concordato preventivo (presentata dapprima al Tribunale di Napoli e poi a quello di Venezia) avente ad oggetto un piano di liquidazione fondata su dati del tutto falsi (bilanci falsi, stime immobiliari false, asseverazioni di piano false, etc.): in relazione a tali profili sono indagati anche tre professionisti napoletani, nei riguardi dei quali non e stata ritenuta la sussistenza delle esigenze cautelari poste a fondamento della richiesta di questo Ufficio di adozione di misure interdittiva). Complessivamente, ne risulta la commissione di fatti di bancarotta da concordato preventivo ed altresì ulteriori condotte illecite (cd. mercato di voto) poste in essere per assicurare il voto favorevole della banca nell’adunanza dei creditori (dal che sarebbe dipeso in gran parte l’esito positivo del piano concordatario), attraverso illeciti accordi ed illecite operazioni negoziali (con le quali, tra 1’altro, il credito della banca é magicamente diminuito da 15 milioni a poco piii di l milione di euro);
— di associazione per delinquere: per la chiara inquadrabilità delle condotte su indicate in un contesto associativo, stabilmente organizzato in funzione della commissione di una serie indefinita di reati dei generi appena indicati. Risulta poi comprovato il coinvolgimento di Stefano Gavioli, Pina Totaro (strettissima collaboratrice di Gavioli e “quadro" direttivo di Enerambiente legato ad ambienti politici e sindacali napoletani), D’Albero Vittorio (dirigente di potente organizzazione sindacale di settore) e Vio Stefania (dipendente di Enerambiente, in particolare capo dell’ufficio finanziario del gruppo) nelle ‘ vicende e corruttive estorsive commesse da Giovanni Faggiano ai danni delle cooperative utilizzate per il servizio di raccolta, e a favore di non ancora identificati intranei alla P.A. (in particolare della partecipata del Comune di Napoli, Asia S.p.A.) finalizzate al mantenimento del contratto, pur a Home di ripetute violazioni contrattuali e manifesti inadempimenti, dannosi per l’efficienza del servizio e per le casse di ASIA. In tale contesto, si inquadra l’estorsione tentata ai danni di Asia s.p.a. e del comune di Napoli per la vendita del parco automezzi di Enerambiente durante le fasi critiche dell’emergenza rifiuti. E stato possibile accertare che, nel pieno della emergenza rifiuti dell’autunno 2010, Gavioli ' ed alcuni dei suoi collaboratori (fra i quali Totaro e Tonetto),hanno tentato di mettere nell’angolo l’amministrazione napoletana attraverso il grave ricatto di lasciare la città affogare nei rifiuti strumentalizzando la situazione emergenziale e la protesta dei lavoratore del settore (da essi stessa alimentata) per costringerla a cedere a infondate ed anche inusitate pretese economiche. In particolare, essendo stata Enerambiente chiamata da ASIA s.p.a. ad assicurare temporanea prosecuzione della raccolta in regime di proroga dell’appalto ormai scaduto ed in attesa dell’avvio dei cantieri corrispondenti ai lotti nei quali era ripartito il servizio secondo la nuova procedura d’appalto nuovi, Gavioli e i suoi collaboratori sfruttarono la situazione di grave ed impellente emergenza per costringere ASIA ad accettare di concludere una complessa trattativa finale, in condizioni di pratica soggezione di fronte alle proprie richieste economiche, utilizzando la concreta minaccia di pratica paralisi della raccolta dei rifiuti, essendo tale rischio volontariamente accresciuto non soltanto strumentalizzando ma anzi incentivando le proteste degli addetti alla raccolta (in quei giorni si captarono conversazioni raggelanti, come quella nella quale Gavioli imparti l’ordine di non impegnare altri lavoratori né imporre straordinari per affrontare la situazione emergenziale perché tanto, a suo dire, proprio a causa dell’emergenza, nessuno se ne sarebbe accorto, ricevendo pronta assicurazione di gia avvenuta attuazione di tali scelte, realizzate nell’ambito di una strategia fondata anche sulla strumentale volontà di acuire le tensioni e la conflittualità sindacale come arrna di pressione su Asia s.p,a. e sul Comime di Napoli). Le indagini sono state delegate dapprima alla D.i.g.o.s. e poi anche al N.P. . di Napoli della Guardia di Finanza. assicurandosi il coordinamento complessivo delle rispettive attività, anche nel rapporto con le altre A.G. interessate da indagini collegate (quali le procure di Catanzaro, soprattutto, ma anche di Venezia, l’Aquila, Brindisi, Nola), poiché comunque riferite alle attività illecite di Enerambiente s.p.a. e dei suoi amministratori, nonché con la Procura regionale presso la Corte dei Conti, con riguardo alla complessiva gestione dei servizi affidati (ancora in mancanza di .stabile regolamentazione contrattale) alla società in house del Comune di Napoli.
Le indagini si sono avvalse anche della preziosa collaborazione istituzionale dell’Unita informazioni Finanziarie e della Vigilanza della Banca d’Italia, Infine, va segnalato che le indagini hanno germinato "tiloni" investigativi affidati, previo stralcio, ad altre procure (Catanzaro, Brindisi, Nola, prossimamente ariche Roma) ed altri ancora oggetto di indagini ancora in corso.
BANCAROTTA FRAUDOLENTA - GUARDIA DI FINANZA E PROCURA STRINGONO IL CERCHIO SU DUE SOCIETà CASERTANE -
LA SQUADRA DI CORRADO LEMBO E LUIGI GAY ARRESTA 4 PERSONE
ln data odierna, a conclusione di attivita di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di S.M. Capua Vetere — Sez. Reati Finanziari e Societari, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito quattro misure cautelari personali emesse dal G.l.P. di questo Tribunale, nei confronti di;
- Sorrentino Antonio e Uliano Pietro, per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata e di bancarotta documentale (artt, 110 e 117 cp. E 216, co. 1, nn. 1) e 2), e 219 Iegge fallimentare);
- Migliaccio Giustino e Pezone Saverio, per i reati di bancarotta patrimoniale aggravata (artt. 110 e 117 c.p. e 216, co. 1, n. 1) e 2), Iegge fallimentare).
Si procede a piede libero nei confronti degli altri tre indagati. E stato, altresi, disposto il sequestro preventivo della societa Costruzioni Generali S.r,l. per un valore di 4,5 mln di €, corrispondente all‘entita del patrimonio distratto. Le suddette ordinanze sono state eseguite, nelle province di Napoli, Caserta, Ravenna e Rimini, a seguito di articolate indagini che hanno consentito di accertare plurimi fatti di bancarotta fraudolenta patrimoniale, posti in essere prima del fallimento e durante lo stato di decozione della Case Preziose S.r.l., da parte dell'amministratore della fallita, Uliano Pietro — gia dipendente della medesima societa - e di Sorrentino Antonio, socio e dominus dell‘operazione attraverso simulati atti societari, gli autori della bancarotta cedevano il ramo d‘azienda ed in principali asset della fallita, in favore della Costruzioni Generali S.r.l., soggetto economico all'uopo costituito ed amministrato da Migliaccio Giustino, lasciando la societa Case Preziose come una "scatoIa vuota". ln particolare, é stato accertato che il citato ramo d‘azienda della Case Preziose S.r.l. e stato ceduto alla Costruzioni Generali S.r.l., soggetto artatamente costituito solo tre mesi prima del trasferimento, per un prezzo fissato di circa 350.839,00 €, pagando solo 37.500,00 €, a fronte di un valore di avviamento stimato daIl'Agenzia delle Entrate di circa 4,5 milioni di €. ll depauperamento della fallita veniva, inoltre, aggravate da ulteriori rilevanti distrazioni. Venivano, infatti, effettuati, a vantaggio della Edilizia Pe.Sa. S.r.I., amministrata da Pezone Saverio, pagamenti non spettanti per circa € 1.000.000,00, senza che nessuna fattura o formale rapporto contrattuale li giustificasse. Una volta portato a termine il fine illecito, la societa veniva messa in liquidazione e poi definitivamente sciolta. Le descritte distrazioni patrimoniali venivano celate dagli esponenti della Case Preziose S.r.l. attraverso un artificioso impianto contabile del tutto inadeguato a rendere possibile la ricostruzione a posteriori delle operazioni societarie compiute e dei pagamenti preferenziali operati, tanto da integrare anche la fattispecie di bancarotta fraudolenta documentale.
domenica 17 giugno 2012
FAVOLETTA DELLA SERA - DALL'INFERNO DI DANTE AL GRAN CASATO DI RE TRAVICELLO
Chi parla e' Francesca da Rimini ,mitico personaggio dell'inferno dantesco
Ma la caina che cos'e'?
Ci troviamo nel nono girone dell'inferno, dove il fiume cocito diventa una palude
Ghiacciata destinata ad ospitare a vita i traditori. Essi vi sono immersi a testa in giu e, poiche' vi sono diverse specie di tradimenti, l'area si divide in 4 zone: caina, antenora, tolomea e giudecca.
La caina ospita coloro che in vita tradirono i loro parenti, antenora ospita coloro che in vita tradirono la loro patria, tolomea ospita coloro che in vita tradirono i loro ospiti, ed infine la giudecca ospita coloro che tradirono in vita i loro maestri ed i loro benefattori.
Ed ora veniamo a noi . Va da se' che al griso, il capo degli scagnozzi di palazzo gran casato di re travicello , tocca di diritto la giudecca.
Lui c'entrava nella politica come pilato c'entra nell'ave maria, e da solo oltre puccianiello non sarebbe certo arrivato. L'incontro con il"gran vecchio" della politica e' stata la sua vera salvezza. Alla sua ombra e sotto la sua guida ha cominciato a farsi conoscere. Era un perfetto sconosciuto e, grazie al suo maestro e benefattore, ha potuto farsi strada. Avra' anche lavorato, e' vero, ma sempre con l'unica finalita' di trovarsi nel momento giusto al posto giusto. Ebbene costui che ti fa?
Ottenuto lo scranno di assessore, volta le spalle al suo maestro e benefattore. Bell'esempio di coerenza morale!
Dice ariosto:"miser chi, mal oprando, si confida che ogn'or star debba il maleficio occulto!"
PLAY OFF ECCELLENZA : GLADIATOR-MESSINA DALLA BEFFA ALL’ORGOGLIO – GRAZIE GENNARO IEZZO - LE TRATTATIVE SONO QUASI CONCLUSE
Nessuno poteva mai immaginare che dopo il risultato beffa dello scontro diretto fra Gladiator e Messina valevole per la promozione in serie D, la sconfitta potesse tramutarsi in una manifestazione d’orgoglio e cioè quella della compravendita di un titolo di serie d proprio per non far rimanere con le mani in mano i tifosi sammaritani . Il Gladiator è in corsa , se non ha già chiuso le trattative per far capolino in serie D comprandosi il titolo dal Nuvla San Felice società nolana che è stata iscritta fino a quest’anno nel campionato nazionale di serie D dove guarda caso Gennaro Iezzo ex portiere del Napoli ed ora direttore tecnico del Nuvla San felice ha annunciato la vendita del titolo in una telefonata privata a fine gara con un professionista amico suo, il quale dopo averlo telefonato gli ha ribadito anche di fare in fretta . In due parole tentiamo di spiegare ciò che potrà accadere . Siccome la serie D è diventata troppa dispendiosa il Nuvla ha rimesso il titolo in Federazione , ma i dirigenti federali hanno sancito delle clausole, il titolo può essere venduto anche ad una delle società in provincia di Caserta che è ubicata nei comuni limitrofi della società venditrice. Ciò significa ed è questo fatto acclarato che il titolo può essere venduto alla società del Gladiator che ne può usufruire l’anno prossimo. Così i tifosi possono star tranquilli che la beffa è stata tramutata in un atto di orgoglio. Non a caso dopo la telefonata la notizia non è stata smentita neanche da qualche dirigente sammaritano del Gladiator che ha asserito anche che il direttore tecnico Simonetti e il presidente Luce hanno già chiuso o addirittura sono in procinto di concludere con la firma il business calcistico sammaritano . Un atto dovuto anche nei confronti dei tifosi sammaritani i quali sono stati composti fino a quando il numero 7 del gladiator Bizzarro dopo aver subito un fallo si catapultava verso il giocatore del Messina eseguendo un fallo di reazione , inevitabile l’esplusione poiché la norma recita che il fallo di reazione è punita con la fuoriuscita indeterminata dal campo di gioco . E’ stato proprio in quell’istante che il Gladiator ha perso la testa ed ha accusato il colpo accusando al rete dello svantaggio . E’ lì che i tifosi del Gladiator si sono imbestialiti, con seri problemi di sicurezza . Eppure Bizzarro non è un giocatore da terza categoria e in una match così delicato le mani doveva stare apposto. Speriamo che il gladiator l’anno prossimo giocherà in serie D . Caro presidente Luce quello che è successo in campo in una partita così delicata non doveva accadere perché i suoi giocatori hanno dimostrato immaturità : Vede presidente Luce Lei che ha tanto fatto per la città di Santa Maria Capua Vetere, queste critiche non giungono daun giornalista di quarta serie , ma da un professionista dello sport , perché il sottoscritto ha partecipato alla conoscenza della Città di Santa Maria Capua Vetere in campo nazionale ed in campo europeo. Non a caso sono stato dirigente accompagnatore di un squadra di pallanuoto di Serie A1 e A2 Volturno Sporting club e Caserta Nuoto essendo il biglietto da visita di due società sportive per l’accoglienza dei giocatori stranieri , la maggior parte campioni del mondo olimpionici ed europei. Abbiamo prtestato la nostra opera per girone eliminatori femminile di coppa dei campioni e finale coppa coppe maschile con il Barcellona e dulcis uin fundo abbiamo partecipato alle finali nazionali allievi per la conquista del trofeo e il Volturno è giunto secondo . Perciò presidente, cerchi di far giocare il Gladiator in serie D
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MUORE IL SENATORE RENDINA - L'INVENTORE DELLA PRIM ARADIO LIBERA A SANTA MARIA CAPUA VETERE - RADIO CAPYS
Se devo essere sincero, ho preferito prima far pubblicare il ricordo da parte di alcuni colleghi del senatore ed avvocato Pompeo Rendina., ma adesso c’è il mio ricordo .
Il senatore Pompeo Rendina oltre ad essere stato un faro per il gruppo del partito comunista italiano è stato anche un valido avvocato e fin qui l’anno pubblicato tutti, ma che in compagnia di un'altra persona ha dato il la a mandare nell’etere il primo messaggio di un radio libera questo se lo ricordano in pochi . Già. l’avvocato e senatore Pompeo Rendina è stato il sammaritano a fondare una radio libera a Santa Maria Capua Vetere :si chiamava Radio Capys era il 1975 ed aveva sede proprio nel palazzo dove risedeva insieme alla sua famiglia. Aveva pensato bene perché aveva istaurato un valido apporto con i giovani avendo più due figli maschi che in quel frangente studiavano all’università : Giovanni , oggi noto avvocato penalista , Massimiliano noto architetto insieme al padre avevano formato quel connubio radiofonico che li ha portati ad essere una costola di una Santa Maria Capua Vetere : Non a caso li muovevano i primi passi Ferdinando Terlizzi, Lucio Martinelli, Giacomo De Felice , Antonio Cassino, Donato Di rienzo prima di passare a Teleradio Volturnia: Insomma quel palazzo di via Roma dove ha vissuto fino ad ieri è stato la cucina di persone e giovani che lottavano per un mondo migliore .
SVILUPPO: IN PROVINCIA TAVOLO TECNICO PER IL RILANCIO DEI BENI RIENTRANTI NEL TERRITORIO DEL “PARCO REGIONALE DELLE ACQUE”, CHE COMPRENDE DIVERSI COMUNI DELL’ALTO CASERTANO.
Un’iniziativa che si propone di rivitalizzare e rilanciare i beni rientranti nel territorio del Parco Regionale delle Acque, che comprende alcuni Comuni dell’Alto Casertano. Con questo obiettivo si è svolto, presso la Sala Giunta del palazzo della Provincia di Caserta, un incontro al quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Provincia, Domenico Zinzi, il sindaco di Riardo, Angelo Izzo, e il vicesindaco del comune di Vairano Patenora, Stanislao Supino, oltre a dirigenti e funzionari dei Settori tecnici dei diversi Comuni dell’area interessata.
L’idea è quella di creare un percorso che veda i Comuni sul cui territorio insistono risorse legate alle acque minerali e termali protagonisti di un’attività di rilancio produttivo e turistico di quella parte della provincia dotata proprio di tali risorse. Ciò deve passare necessariamente attraverso lo sfruttamento e la valorizzazione delle risorse già esistenti, ma anche di quelle potenzialmente utilizzabili in altri Comuni della provincia. In molte località, infatti, c’è da registrare la presenza di acque calde termali non sfruttate. Tali attività di rilancio potrebbero essere espletate attraverso la costituzione di un consorzio intercomunale, sotto la guida della Provincia, cui sarebbe affidato un ruolo di coordinamento.
“Al momento il territorio della provincia di Caserta – ha spiegato il Presidente Zinzi – è praticamente escluso dalle attività relative alla produzione industriale delle acque minerali. Le aziende, infatti, per quel che concerne le autorizzazioni e le concessioni, fanno capo esclusivamente alla Regione. E’ impensabile – ha aggiunto Zinzi – che attività così rilevanti non lascino nulla sul territorio, e che i titolari delle aziende preferiscano investire, anche in termini di marketing, fuori provincia e, spesso, anche fuori regione. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare le risorse naturali, sia sfruttando le possibilità potenziali che le attività esistenti, legandole al territorio e favorendo un processo di sviluppo economico che abbia ricadute concrete e positive sulle popolazioni di Terra di Lavoro”.