1. Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta e della Compagnia di Casal di Principe hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio GIP presso il Tribunale di Napoli su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di nove soggetti:
- il capo-clan SCHIAVONE Nicola cl.’79 (figlio di Francesco detto SANDOKAN) ed altri indagati ben inseriti nell’organizzazione del clan “dei casalesi” (Bianco Franco, Ciervo Michele, Morelli Carmine, Russo Massimo, Salzano Francesco e Vargas Pasquale Giovanni) accusati di aver partecipato, con ruoli diversi, al duplice omicidio di SALZILLO Antonio e PRISCO Clemente, in Cancello ed Arnone (CE) il 6 marzo 2009;
- una coppia di coniugi di Cancello ed Arnone (ARRICHIELLO Ernesto e MASSARO Teresa), ritenuti responsabili di aver ospitato consapevolmente il commando omicida (composto anche da due soggetti all’epoca latitanti), offrendo loro il vitto e l’appoggio logistico necessario al fine di agevolarli nella commissione del delitto; per la “disponibilità” manifestata veniva loro regalata da SCHIAVONE Nicola un’autovettura Mercedes classe A.
2. I provvedimenti traggono origine da un approfondimento investigativo condotto attraverso l’incrocio e l’analisi di attività d’indagine svolte nell’immediatezza del fatto, con le dichiarazioni di attuali c.d.g., i quali hanno fatto emergere le dinamiche ed il movente che determinò il duplice omicidio, da individuarsi nella riaffermazione della leadership del gruppo Schiavone nelle zone assoggettate al proprio controllo e nel punire, con la morte, SALZILLO Antonio - nipote di Antonio BARDELLINO, capo dell’organizzazione camorrista casertana, assassinato in Brasile nel maggio 1988, come è stato accertato definitivamente nel processo “Spartacus” - che dopo anni di “esilio” non solo era rientrato in Cancello Arnone senza l’autorizzazione dei vertici del clan di quel periodo (SCHIAVONE Nicola e RUSSO Massimo alias paperino), ma aveva anche iniziato a gestire un’attività commerciale (vendita di autovetture usate). Ma la circostanza che più di tutte ha decretato irrevocabilmente la sua condanna a morte è stata quella di aver osato disprezzare il simbolo dei “casalesi” vincenti SCHIAVONE Francesco detto Sandokan; nello specifico, noncurante della nota vicinanza di CATERINO Salvatore (attualmente collaboratore di giustizia) al gruppo RUSSO, gli riferiva testualmente: “CASALE ERA UNA ZONA BELLISSIMA E QUELLA MERDA DI SANDOKAN L’HA ROVINATA”. Il CATERINO, appresa tale offesa dal SALZILLO, non perse tempo a riferirla a RUSSO Massimo. La reazione fu immediata: in particolare, dopo che RUSSO incontrò SCHIAVONE Nicola e gli raccontò del rientro non autorizzato del SALZILLO e della frase offensiva dallo stesso indirizzata alla famiglia SCHIAVONE, i due ne decretarono la condanna a morte.
L’omicidio fu organizzato d’urgenza in pochissimi giorni, con il coinvolgimento di pochi intranei al gruppo Schiavone, tra cui anche gli allora latitanti VARGAS Pasquale e RUSSO Massimo. La preparazione dell’agguato, infatti, fu tenuta all’oscuro sia di IOVINE Antonio che di ZAGARIA Michele, poiché in altre occasioni si era tentato di ammazzare il SALZILLO ma questi era sempre sfuggito all’attentato, per cui – in base a quanto deciso da SCHIAVONE Nicola – si doveva procedere nella massima segretezza.
Infatti, a distanza di pochi giorni dalla sentenza di morte, il commando armato di Kalashnikov e pistole semiautomatiche, a bordo di un’Audi SW con targa clonata [RUSSO Massimo, VARGAS Pasquale Giovanni, LAISO Crescenzo (deceduto) e MORELLI Carmine, alla guida], una volta allertato della presenza della vittima da parte dei due specchiettisti a bordo di una Toyota Yaris (CATERINO Salvatore e BIANCO Franco), dopo un breve inseguimento affiancò l’autovettura BMW condotta dal SALZILLO e con a bordo PRISCO Clemente (assassinato solo perché si trovava per sua sfortuna in compagnia del SALZILLO); in tale frangente, RUSSO Massimo armato di un Kalashnikov sparò una prima raffica all’indirizzo del SALZILLO, il quale perse il controllo dell’autovettura finendo nel canale per la raccolta delle acque reflue adiacente alla via Santa Maria a Cubito, ove il commando esplose altri colpi d’arma da fuoco terminando quindi la missione.
I killer, subito dopo l’esecuzione del duplice omicidio, si recarono presso l’abitazione di BIANCO Franco in Casal di Principe, che quale compenso per la sua “ospitalità” ricevette la somma di 1.500 euro.
CIERVO Michele è accusato di aver partecipato alle fasi preparatorie e organizzative dell’omicidio, fornendo la sua disponibilità per agevolare l’esecuzione dell’azione delittuosa e provvedendo a nascondere l’autovettura utilizzata per commettere il delitto, autovettura incendiata alcuni giorni dopo da CATERINO Salvatore e BIANCO Franco.
Secondo le dichiarazioni di uno dei c.d.g., SCHIAVONE Nicola, soddisfatto dell’operato dei suoi killer, avrebbe regalato a ciascuno di essi 50 gr. di cocaina e 10.000 euro.
Dalle dichiarazioni di altro collaboratore di giustizia emerge la strisciante contrapposizione fra Michele ZAGARIA e Nicola SCHIAVONE. In particolare il motivo del contrasto fra SCHIAVONE Nicola e ZAGARIA Michele risiedeva nella circostanza che i maggiori guadagni del clan erano gestiti da ZAGARIA Michele, che aveva i contatti con gli imprenditori più importanti e gestiva i lavori più grossi. Michele ZAGARIA, inoltre, avrebbe autorizzato il ritorno nella provincia di Caserta di SALZILLO Antonio, che era sospettato da Nicola schiavone di essere stato incaricato dallo stesso Michele ZAGARIA di assassinare il medesimo SCHIAVONE Nicola per divenire il leader incontrastato dei “casalesi”. Nel suo progetto criminale, ZAGARIA avrebbe poi assassinato anche il SALZILLO.
3. La fazione SCHIAVONE, nel periodo del duplice omicidio SALZILLO-PRISCO, è stata particolarmente attiva e forte, capace di utilizzare con apparente semplicità il proprio predominio territoriale. Ha ampliato la sua zona di influenza, progressivamente estesasi sia verso il mare, nella direttrice Casal di Principe - Villa Literno - Castelvolturno, di tradizionale influenza bidognettiana, a seguito del progressivo indebolimento della fazione facente storicamente capo a BIDOGNETTI Francesco, sia nei Comuni sui quali un tempo erano egemoni IOVINE Antonio e ZAGARIA Michele. Proprio in relazione a ZAGARIA, come sopra evidenziato, non sono mancati momenti di gravi tensioni. SCHIAVONE Nicola inizia a rivendicare la propria leadership intorno al 2005 (poco dopo l’arresto di suo zio SCHIAVONE Francesco di Luigi alias “Cicciariello”) anche in quei Comuni ove gli imprenditori più facoltosi spesso si rivolgevano direttamente ai “vecchi” del clan, ZAGARIA Michele e IOVINE Antonio. In tale contesto, SCHIAVONE Nicola intende consolidare la propria supremazia sul territorio non solo con l’attività estorsiva ma anche a mezzo di azioni cruente eclatanti con uso spietato della forza (al duplice omicidio SALZILLO-PRISCO, seguirà due mesi dopo – maggio 2009 – il triplice omicidio PAPA-BUONANNO-MINUTOLO).
4. La forte pressione investigativa e giudiziaria ha determinato numerosi arresti e, con essi, diverse collaborazioni con la giustizia.
5. I destinatari della misura cautelare sono: SCHIAVONE Nicola cl.’79 detenuto, BIANCO Franco cl.’77 detenuto, MORELLI Carmine cl.’78 detenuto, RUSSO Massimo cl.’74 detenuto, VARGAS Pasquale cl.’66 detenuto, CIERVO Michele cl.’78 di San Cipriano d’Aversa ed i coniugi ARRICHIELLO Ernesto cl.’64 e MASSARO Teresa cl.’65 di Cancello Arnone.
Al nono destinatario del provvedimento, SALZANO Francesco cl.’73, accusato di aver preso parte alle fasi preparatorie dell’omicidio, il 10 febbraio 2011 è stato tratto in arresto in Fortaleza (Brasile), perché accusato di aver commesso in concorso il triplice omicidio di PAPA Giovanni Battista, MINUTOLO Modestino e BUONANNO Francesco, sequestrati e uccisi nel maggio 2009 in Villa di Briano (CE).