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mercoledì 11 aprile 2012

AVEVANO PERSO AD UNA SLOT MACHINE CIRCA DUECENTO EURO , HANNO FORZATO LA MACCHINETTA CAMBIA SOLDI E SI SONO IMPOSESSATA DELLA SOMMA PERSA . fERMATI DUE GIOVANI CASALESI FIGLI DI PERSONAGGI DEL LUOGO

Nel primo pomeriggio, la Squadra Mobile di Caserta ha eseguito un’O.C.C.C. emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura Antimafia partenopea, in relazione ai reati di tentata estorsione e rapina, aggravati dal metodo mafioso, nei confronti di SCHIAVONE Emanuele Libero, nato a Napoli il 22.01.1991, res. a Casal di Principe (CE), figlio di Francesco Sandokan, e di DIANA Gaetano, nato a Napoli il 27.04.1991, res. a Casal di Principe (CE), nipote di SCHIAVONE Francesco alias Cicciariello e figlio di Elio, pregiudicato, divenuto, nell’ultimo periodo, il reggente del clan SCHIAVONE, a sua volta colpito, nel novembre 2011, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa. La misura è l’epilogo di una minuziosa attività d’indagine coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli e avviata dalla Squadra Mobile di Caserta all’indomani dello scorso Natale, a seguito di una rapina perpetrata nei confronti del gestore di un bar di Casal di Principe, mai denunciata dalla stessa vittima, evidentemente intimidita dalla personalità dei due giovani responsabili, membri di una delle più temute famiglie del clan dei casalesi. Infatti, secondo la ricostruzione di magistrati e poliziotti, il 24 dicembre 2011, i due giovani, dopo avere perso alcune centinaia di euro alle slot machine installate presso il suddetto locale ricettivo, intimavano al gestore di aprire la cassetta blindata di una macchinetta cambiamonete, con il proposito di sottrarne il contenuto e rifarsi della perdita. Poiché l’uomo era impossibilitato ad effettuare l’operazione, in quanto l’apparecchio era di proprietà della società di noleggio dei video giochi, lo SCHIAVONE e il DIANA, si munivano di un palo di ferro e di un flex e lo forzavano, impossessandosi di 200 euro circa. Poiché SCHIAVONE Emanuele Libero e DIANA Gaetano agivano alla presenza di numerosi testimoni, rimasti inermi di fronte al plateale gesto, avvalendosi così della forza di intimidazione e delle conseguenti condizioni di assoggettamento derivanti dalla loro notoria appartenenza alle temute famiglie camorristiche, è stata applicata nei loro confronti l’aggravante del metodo mafioso. Infatti, lo stesso titolare del bar è stato denunciato per favoreggiamento, poiché, di fronte alle contestazioni degli investigatori, ha ostinatamente negato le responsabilità dei due giovani, affermando di avere dato loro il denaro spontaneamente.