Nelle prime ore di questa mattina, i finanzieri del comando provinciale di napoli hanno eseguito una “ordinanza di applicazione di misure cautelari” emessa dal gip presso il tribunale di padova nei confronti di 40 persone, delle quali 18 indagate per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
Nel dettaglio, il giudice ha disposto la misura cautelare:
- Della custodia in carcere nei confronti di 9 soggetti napoletani;
- Degli arresti domiciliari nei confronti di 13 soggetti;
- Dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti dei restanti 18 soggetti.
L’ordinanza rappresenta l’epilogo di articolate indagini di polizia giudiziaria, dirette nella prima fase dalla dda partenopea e successivamente transitate nella competenza dell’a.g. di padova in relazione al primo caso accertato di bancarotta fraudolenta.
Sin dall’inizio, l’attivita’ investigativa e’ stata eseguita dal gico di napoli, nel periodo maggio 2010 - novembre 2011, nei confronti del cd. “gruppo catapano”, con sedi in milano e napoli, costituito da una serie di societa’ operanti nei settori della finanza, consulenza aziendale, editoria, compravendite immobiliari e merchant banking, facenti capo ai fratelli catapano giuseppe e carmine vincenzo ed a catapano gerardo antonio, figlio di giuseppe.
Le imprese italiane erano, a loro volta, collegate a:
- Due societa’ di diritto anglosassone, “victoria bank ltd” e “telegraph road ltd”, entrambe aventi sede in un box office situato in un ufficio postale di un villaggio della contea sud-orientale di surrey, risultate essere delle semplici societa’ di domiciliazione, inattive, prive di qualsiasi struttura organizzativa e non autorizzate a svolgere attivita’ bancaria e/o finanziaria ne’ in italia ne’ nel regno unito;
- Due associazioni non riconosciute, dichiarate al fisco come onlus senza averne titolo giuridico, denominate “i.e.c. (istituto europeo commerciale)” con sede in napoli, e “o.p.e. (osservatorio parlamentare europeo)”, con sedi in napoli, roma e bruxelles.
Proprio quest’ultima veniva utilizzata da catapano giuseppe, in qualità di presidente, per accreditarsi presso imprenditori e rappresentanti di istituzioni locali e nazionali, che incontrava impiegando normalmente un autista con autovettura blu dotata di lampeggiante in uso alle forze di polizia.
La famiglia catapano, originaria di ottaviano (na), in associazione con altre persone riconducibili ai clan camorristici “gionta” di torre annunziata (na) e “la torre” di mondragone (ce), offriva una sorta di “prestazione di servizio” a titolari ed amministratori di societa’ in difficoltà finanziaria e/o sull’orlo del fallimento, attraverso condotte criminose consistenti:
- Nel rapido svuotamento dell’attivo patrimoniale dell’azienda in crisi (costituito perlopiu’ da beni mobili, valori, terreni edificabili e crediti), fatto confluire in società, soprattutto estere, create ad hoc;
- Nella cessione dell’azienda ormai svuotata (con i debiti verso fornitori e verso l’erario) a società non operative, aventi sedi fittizie e rappresentate da prestanomi, vanificando, in tal modo, sia le pretese dei creditori sia la procedura di riscossione coattiva delle imposte iscritte a ruolo in capo all’azienda debitrice, per importi anche considerevoli;
- Nella distruzione della documentazione amministrativo-contabile della societa’, rendendone impossibile la ricostruzione del volume d’affari.
Complessivamente, all’esito delle attivita’ investigative, sono stati accertati 18 episodi di bancarotta fraudolenta e 13 di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avvenuti nel periodo luglio 2009 – luglio 2011, per un totale di 146 persone a vario titolo coinvolte.
Sono stati ricostruiti analiticamente gli importi:
- Delle distrazioni patrimoniali, per un ammontare di 9,5 milioni di euro;
- Delle sottrazioni di imposte al fisco, per un ammontare di 5,5 milioni di euro;
- Dei proventi conseguiti dall’organizzazione, a fronte del “servizio” reso (consistente nella messa a disposizione della “scatola vuota” societaria e del prestanome) per un importo di oltre 24 milioni di euro. Tali compensi, giustificati formalmente come prestiti partecipativi o quali corrispettivi per consulenze ed intermediazioni finanziarie, venivano poi dirottati verso le due societa’ inglesi “victoria bank ltd” e “telegraph road ltd”.
In particolare, l’associazione a delinquere operava attraverso l’elaborazione di un “piano di ristrutturazione” che consentiva di separare le “attività” dalle “passività”.
Le attività venivano fatte confluire, attraverso fittizie cessioni di quote, fitti di rami d'azienda e costituzioni di societa’ di diritto anglosassone o di appositi gruppi economici di interesse europeo (cd. “geie”) in altre societa’ (“good company”) spesso con sede all’estero. Invece, le passività (debiti verso erario e verso fornitori) venivano lasciate nelle stesse societa’ (“bad company”) poi intestate, poco prima del fallimento, a prestanomi pregiudicati e nullatenenti, reclutati nelle aree di influenza dei clan camorristici “gionta”, operante a torre annunziata (na) e “la torre”, egemone sul litorale domizio casertano.