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martedì 27 marzo 2012

CAMORRA E GIORNALISMO .PALMESANO DENUNCIA

Il giornalista Enzo Palmesano chiede che “si indaghi sui soggetti che a Pignataro Maggiore orchestrano puntualmente campagne contro la utilizzazione dei beni confiscati alle cosche”. Una denuncia in tal senso è stata depositata in data 27 marzo 2012 alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e inoltrata, altresì, alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, al Prefetto di Caserta, al Presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e al Ministro della Giustizia. La stessa denuncia era stata in precedenza indirizzata, in data 26 marzo 2012, ai consiglieri comunali di Pignataro Maggiore.

Ecco di seguito il testo integrale della denuncia di Enzo Palmesano.

“Io sottoscritto (…) giornalista professionista, espongo quanto segue.

All’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore di martedì 27 marzo 2012 vi è, tra l’altro, una proposta di deliberazione per chiedere che la sede del Giudice di Pace non sia accorpata alla struttura centrale di Santa Maria Capua Vetere, ma resti appunto a Pignataro Maggiore.

La proposta di deliberazione – indicando quale sede del Giudice di Pace quella attuale di via Vittorio Veneto – rappresenta una marcia indietro rispetto alla precedente proposta fatta pubblicamente, più volte, dal sindaco Raimondo Cuccaro (anche in occasione di un convegno per la presentazione del libro del giudice dott. Raffaello Magi) tendente al trasferimento dell’ufficio giudiziario locale in un bene confiscato alle cosche camorristico-mafiose in località Torre dell’Ortello, nel territorio del Comune di Pignataro Maggiore. Mentre l’attuale immobile di via Vittorio Veneto, anch’esso di proprietà comunale, era intenzione del sindaco destinarlo – gratuitamente, disse – a sede della Stazione dei carabinieri.

E’ appena il caso di sottolineare che destinare a sede del Giudice di Pace di Pignataro Maggiore l’immobile di Torre dell’Ortello – confiscato ai fratelli Angelo e Ciro Nuvoletta, ma che sarebbe appartenuto in realtà al capo storico dei “corleonesi”, Luciano Liggio – avrebbe rappresentato un fatto di grande rilevanza per dimostrare la volontà dell’Amministrazione comunale e delle Istituzioni in generale di utilizzare al meglio i beni confiscati alle cosche in una città tristemente come la “Svizzera dei clan”. In più, destinare l’immobile di via Vittorio Veneto a sede della Stazione carabinieri avrebbe consentito allo Stato di risparmiare i tanti soldi attualmente versati per l’affitto.

E’ quindi, a mio avviso, incomprensibile la marcia indietro dell’Amministrazione comunale, la cui volontà precedentemente espressa dal sindaco è stata archiviata senza alcuna pubblica spiegazione. Nel frattempo, però, si è scatenata una furibonda battaglia contro la utilizzazione quale sede del Giudice di Pace dell’immobile confiscato ai Liggio-Riina-Nuvoletta ad opera degli stessi soggetti che avevano fatto di tutto – ma allora fallendo nel loro intento – per evitare che lo stabile di via Ferdinando IV di Borbone confiscato alla famiglia Ligato-Lubrano (attuale Polo civico “Franco Imposimato”) fosse adibito a sede dei vigili urbani al primo piano e, al piano terra, come Aula consiliare. Come si ricorderà, mentre si sviluppava la campagna – si fa per dire – “politica” contro la utilizzazione dell’immobile confiscato ai Ligato-Lubrano in via Ferdinando IV di Borbone, altri personaggi portavano a termine una serie sintomatica di furti ai danni dell’esercizio commerciale di proprietà della madre del Comandante dei vigili urbani. Certe cose non avvengono mai a caso, né per la “politica” né per la criminalità organizzata. E troppo indigesto sarebbe stato per la cosca Nuvoletta e i suoi alleati – che imperano pesantemente (pure) nella zona di Torre dell’Ortello – vedere dalle loro tenute un ufficio giudiziario (appunto il Giudice di Pace) nell’immobile confiscato. Un immobile che si sarebbe potuto, per esempio, intitolare a Placido Rizzotto, il coraggioso sindacalista assassinato da Luciano Liggio, o a valorosi magistrati vittime dalla mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Tanto premesso e narrato e sottolineando una volta di più il mio disappunto per la inspiegabile e finora non spiegata marcia indietro del sindaco e dell’Amministrazione comunale – e me lo posso permettere perché lo scandalo dei beni confiscati, e insabbiati a Pignataro Maggiore, emerse nel maggio del 2000 da una mia inchiesta giornalistica –, vogliano i consiglieri comunali valutare ogni utile iniziativa per trasferire la sede del Giudice di Pace nello stabile di Torre dell’Ortello, dando così un duro colpo alla capacità delle cosche locali di imporre veti, utilizzando complicità e sintonie nel mondo della politica, delle professioni e dell’informazione asservita.

Voglia, infine, l’Autorità giudiziaria competente – a disposizione della quale mi tengo fin d’ora, non potendo qui elencare specifici fatti a mia conoscenza, essendo questo documento diffuso al pubblico – valutare se avviare ulteriori indagini sulle gravissime vicende dei beni confiscati a Pignataro Maggiore. E in particolare sui soggetti che, puntualmente, orchestrano campagne contro la utilizzazione dei beni confiscati”.