“Le Province non vanno abolite, né tantomeno vanno svuotate, così come prevede il decreto approntato dal Governo Monti. Esse, infatti, sono un punto di riferimento per il territorio, un ottimo strumento di raccordo tra i Comuni e la Regione”. Così è iniziato l’intervento del presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, pronunciato nel corso del Consiglio Provinciale straordinario sul futuro dell’Ente che, su proposta dell’Upi (Unione province italiane), si è celebrato nella giornata odierna in tutte le province d’Italia. Il Consiglio, che è iniziato con un minuto di raccoglimento in memoria del Presidente Emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, scomparso domenica scorsa, ha visto gli interventi del presidente del Consiglio, Giancarlo Della Cioppa, e dei consiglieri Francesco Bortone, Filippo Mazzarella, Antonio Mirra, Domenico Ragozzino, Angelo Piccolo e Giuseppe Stellato.
A concludere è stato il presidente Zinzi, che ha sottolineato con forza la necessità di difendere l’Ente Provincia, aderendo all’iniziativa intrapresa dall’Upi e quindi ricorrendo alla Corte Costituzionale contro il provvedimento adottato dal Governo. “Le Province - ha spiegato Zinzi - rappresentano l’ 1,35% della spesa pubblica complessiva del Paese. Nonostante ciò sono state scelte come capro espiatorio, come simbolo degli sprechi della politica. Tutto ciò è falso, soprattutto in considerazione del fatto che, con lo svuotamento delle Province, le competenze dovrebbero essere trasferite ad altri enti, con il conseguente trasferimento anche di risorse umane e con risparmi, quindi, che sarebbero irrisori. Come testimoniato da un autorevole studio dell’Università “Bocconi” di Milano, con l’abolizione della Province i risparmi sarebbero inesistenti, ma si priverebbe solo la cittadinanza di un Ente importante, che negli ultimi anni ha assunto competenze di rilevanza sempre maggiore. Inoltre, va ricordata la differenza tra i costi della politica e i costi delle istituzioni. La Provincia è un’istituzione e i costi legati al personale politico, fra l’altro, costituiscono una parte minoritaria della spesa”. “Un’idea più ragionevole, per ottimizzare al meglio il funzionamento delle istituzioni, sarebbe quella di accorpare le Province più piccole, evitando che possano esistere realtà provinciali rappresentative di 70 o 80mila abitanti. In tal modo – ha proseguito Zinzi - si continuerebbe a garantire ai territori una adeguata rappresentatività, evitando, però, gli sprechi.
Inoltre, andrebbero aboliti quegli enti strumentali inefficienti, le cui funzioni possono essere svolte dalle strutture interne della Provincia. Le Province non sono enti inutili in sé, ma diventano tali se male amministrate”.
Il Consiglio Provinciale ha approvato (31 voti su 32 presenti; l’unico voto contrario è stato del consigliere Ragozzino di Sinistra e Libertà) l’ordine del giorno dell’Upi, nel quale si richiede alla Regione di promuovere i ricorsi alla Corte Costituzionale per far dichiarare l’incostituzionalità del decreto legge 201/2011. Si propone, poi, un accorpamento delle Province più piccole, una ridefinizione e una razionalizzazione delle funzioni delle Province, l’eliminazione degli enti intermedi strumentali, l’istituzione delle città metropolitane e il riordino delle amministrazioni periferiche dello Stato, legato al riordino delle Province.