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domenica 29 gennaio 2012

ANNO GIUDIZIARIO 2012 - PROMOSSO IL TRIBUNALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE - MA SI APRE CON LA MASSIMA DELL'ILLUMINISTA MARIO PAGANO DEL 1787

“Dove l’uomo non è ne sicuro, ne tranquillo, ivi ne industrie , ne ricco, né saggio esser potrà giammai. La civile coltura e grandezza è una sublime e vasta pianta, di cui la radice è la libertà civile , l’opulenza è il tronco, le scienze e le arti sono i rami che al tronco ed alle radici rendono pur coll’ombra loro quel vigore che da esse ritraggono . E cotesta libertà civile vien custodita dalla criminale legislazione e da’ pubblici giudizi, l’oggetto più principale e più interessante di quella . Il criminale processo , stabilendo la forma de pubblici giudizi, è la custodia della liberta’, la trincea contro la prepotenza l’indice certo della felicità nazionale”

E’ con questa massima trascritta nell’opuscolo della relazione dell’anno giudiziario 2012 che il presidente della corte di appello di Napoli Antonio Bonajuto ha letto ciò che è stato fatto nel corso del 2011 . Peccato però che la manifestazione è stata resa alquanto chiacchierata dalla legittima protesta degli avvocati del foro di Napoli i quali hanno protestato con il decreto liberizzazioni .

Si è parlato , nella relazione del presidente della corte di appello molto dell’operatività del tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Il presidente si è soffermato come la procura della repubblica diretta dal Dottor Corrado Lembo e dai procuratori aggiunti Raffaella Capasso e Luigi Gay abbiano adottato iniziativa per privilegiare le cosidette indagini di scenario , traendo origini da notizie di reato al mod.21 e Modello 44, in modo da vere una visione più allargata del fenomeno criminale e malavitosi nella provincia . Ma c’è da affermare che al tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stata riconosciuta la conclusione dei processi a carico di Michele Orsi e della strage di Castelvolturno , meritano particolare menzione era scritto nella relazione . Ci sono, però, ancora pendenti nei sei collegi circa 746 processi di 124 proveniente dalla Dda di Napoli , ma in compenso è stato riconosciuto anche che sulla base delle iscrizioni sono diminuiti i delitti di estorsione – 24%, omicidio volontario -57,14, ma sono aumentati i delitti di associazione camorristica + 75%, la bancarotta fraudolenta +228,57, usura +45%, rapina + quasi 30 %, e furto in abitazione.

La situazione in materia civile, nonostante ci sia una buona produttiva , la segnalazione procapite dei processi assegnati ai magistrati rimane ancora alta. Dai 1200 ai 1500 procedimenti-procapite,ma salgono le iscrizioni in materia di lavoro e previdenza . C’è, in ogni caso, un gradevole riconoscimento all’operato del presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Andrea Della Selva nonostante le sue segnalazioni agli organi componenti della situazione che verte il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

CHI E' MARIO PAGANO
Nato a Brienza, piccolo centro della Basilicata, da una famiglia di notai, si trasferì all'età di dodici anni a Napoli, presso lo zio Nicola, ultimandovi gli studi classici e iscrivendosi alla facoltà giuridica.Divenne allievo del Genovesi il cui insegnamento fu fondamentale per la sua formazione e fu amico di Gaetano Filangieri con cui condivise l'iscrizione alla massoneria.Ebbe la cattedra di etica (1770), poi quella di diritto criminale (1785) all'Università di Napoli, distinguendosi come avvocato presso il tribunale dell'Ammiragliato (di cui diventò poi giudice) nella difesa dei congiurati anti-borbonici della Società Patriottica Emanuele De Deo, Vincenzo Galiani e Vincenzo Vitaliani pur non riuscendo ad evitarne le messa a morte (1794).Tra il 1796 e il 1798 fu incarcerato in seguito ad una denuncia presentata contro di lui da un avvocato condannato per corruzione che lo aveva accusato di essere un anti-monarchico; liberato, riparò a Roma prima e a Milano poi, facendo ritorno a Napoli il 1º febbraio 1799, divenendo uno dei principali artefici della Repubblica Partenopea.Importanti in questo periodo furono i suoi due scritti La legge feudale (in cui si mantiene su posizioni più moderate rispetto a quelle di Vincenzo Cuoco) e il Progetto di Costituzione della Repubblica Napoletana che prevedeva tra l'altro il decentramento amministrativo della città e che rimase inapplicato a causa della restaurazione borbonica.Con la caduta della Repubblica, Pagano, dopo aver imbracciato le armi che difesero strenuamente gli ultimi fortilizi della città assediati dalle truppe borboniche, venne messo a morte per impiccagione in Piazza Mercato (29 ottobre 1799) assieme ad altri patrioti come Domenico Cirillo, Giorgio Pigliacelli e Ignazio Ciaia.