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martedì 5 luglio 2011

OPERAZIONE LAVORO ATTO TERZO - RAFFAELLA CAPASSO " A SANTA MARIA AGIVA UNA CONSORTERIA CRIMINALE - LEGGI IL COMUNICATO DEI MAGISTRATI INQUIRENTI

Questa mattina, i Carabinieri della Stazione di Grazzanise, coadiuvati dai militari della Compagnia di Santa Maria C.V., hanno eseguito un’ordinanza con la quale il GIP di Santa Maria Capua Vetcre, su richiesta di questa Procura, ha disposto l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di alcuni soggetti .Le persone nei cui confronti sono state eseguite le misure cautelari sono:

a) un ispettore del lavoro in servizio presse il Dipartimento di Prevenzione dell’allora ASL CE/2 di Santa Maria C.V. (custodia cautelare in carcere);

b) due liberi professionisti operanti nel campo della sicurezza sul lavoro (custodia cautelare in carcere),

c) due dirigenti del Comune di Capua: uno responsabile del Settore Lavori Pubblici e l’altro del Settore

Affari Generali, Personale e Politiche Sociali (divieto di dimora in Provincia di Caserta per entrambi).

Per tutti il GIP ha ritenuto sussistenti gravi indizi dei reati di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e falso ideologico.

A) La precedente indagine

Le investigazioni che hanno portato all’emissione della suddetta ordinanza cautelare hanno avuto origine da altra più ampia indagine, svolta anche questa dalla Stazione Carabinieri di Grazzanise, che nel 2010, avevano accertato l’esistenza di una consorteria criminale costituita appunto da ispettori del lavoro in servizio presso il Dipartimento di Prevenzione ASL CE/2 (allora di Santa Maria C.V.) e da tecnici professionisti.

Alcuni ispettori del lavoro - abusando della qualità di ufficiali di polizia giudiziaria nell’esercizio delle loro finzioni ed esercitando illegalmente i poteri ispettivi e di prescrizione conferiti loro dalla legge - nel corso di controlli sui cantieri edili erano soliti preannunziare ai titolari dei cantieri stessi sottoposti ad accertamento pesanti sanzioni pecuniarie (con riferimento a presunte 0 effettive violazioni riscontrate), sequestri giudiziari dei cantieri e delle aziende, con conseguente blocco dell’attività lavorativa, ove essi si fossero rifiutati di ottemperare alle richieste degli indagati.

In particolare, essi prospettavano ai titolari dei cantieri le suddette serie conseguenze nel caso in cui questi ultimi non si fossero rivolti a consulenti - complici degli stessi ispettori - per ottenere il rilascio, a prezzi elevati, di falsa documentazione inerente alla propria impresa edile. La falsità consisteva nella data apposta sui documenti (antecedente a quella del controllo) e nell’attestazione di aver effettuato verifiche preliminari alla redazione del Documento di valutazione dei rischi sui luoghi di lavoro (che, di fatto, non erano state mai svolte).

In sostanza, gli ispettori infedeli, malgrado apparentemente operassero solo al fine di applicare le prescrizioni della normativa antinfortunistica, in realtà imponevano agli imprenditori scelte di organizzazione aziendale (come la nomina di determinati responsabili del servizio di prevenzione e protezione che, altrimenti, i titolari dei cantieri non avrebbero nominate), ovvero richiedevano che tali imprenditori si munissero — con esborso di ingenti somme di denaro — di Documenti di Valutazione dei Rischi sui luoghi di lavoro che essi stessi procuravano loro (per il tramite di consulenti del lavoro collusi con gli ispettori) riportanti "data certa" falsificata, nonché imponevano l’acquisto di attestati in materia di formazione e informazione dei lavoratori, riportanti anche questi date false.Per rendere più stringenti le loro imposizioni, gli ispettori millantavano stretti collegamenti con gli uffici giudiziari, oppure facevano riferimento a fantomatiche e inesistenti deleghe dell’ autorità giudiziaria stessa prospettavano, infine, agli imprenditori concussi la passibilità di risolvere ogni problema grazie, appunto, all’ausilio dei professionisti sopra indicati. In tal mode essi si procuravano ingenti profitti derivanti dalla riscossione — e spartizione - delle somme estorte agli imprenditori pari complessivamente a circa 600.000 euro,cagionando cosi ingenti danni erariali alle casse e al bilanci della citata Azienda Sanitaria Locale. A questa, infatti, venivano versati gli importi di danaro corrispondenti alle sanzioni amministrative che si sarebbero dovute comminare agli imprenditori effettivamente inottemperanti agli obblighi di legge. Le suddette indagini svolte nel 2010 culminavano con una di ordinanza cautelare emessa dal GIP di Santa Maria Capua Vetere (ed eseguita nel settembre del 2010) nei confronti di alcuni ispettori dell’ASL.

L’odierna misura cautelare e il frotte dell’ulteriore sviluppo delle indagini relative all’attività criminale sopra evidenziata e ha tratte occasione da un infortunio della dipendente del Comune di Capua, Antonietta Ragozzino, avvenute in data 22/2/2010.

In seguite a detto infortunio, i consulenti del lavoro Marcello predisponevano, su incarico dei pubblici funzionari TURRIZIANI e GRECO documentazione (falsa) grazie alla interposizione dell’ispettore del lavoro Aldo NUZZOLO, deus ex macchina dell’intera operazione e capo indiscusse della consorteria criminale. Costui, recatesi presse il Comune di Capua a seguito dell’infortunio alla lavoratrice, aveva fatte partire la complessa macchina organizzativa volta a mettere apparentemente in regola la documentazione relativa alla sicurezza sul lavoro dei responsabili del Comune di Capua, assolutamente carente presse dette Ente.Nel corse delle indagini, invero, si e evidenziate come presse il comune di Capua non si fosse precedute a numerosi e doverosi adempimenti relativi alla normativa antinfortunistica: non era state redatto e vidimato il documento di valutazioni dei rischi imposte già dal D. Lgs 626/94; non si era preceduto ad alcuna attività di formazione e informazione antinfortunistica a favore dei lavoratori dipendenti; non erano stati forniti i dispositivi di protezione individuale, non si era procedute alle prescritte nomine del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, e neppure del medico competente . A fronte di tali macroscopiche violazioni, gli indagati si erano accordati tra loro ed avevano in esse in moto un’attività illecita tesa a fermare atti e documenti (sia amministrativi, sia relativi a presunte ottemperanze alla normativa antinfortunistica) totalmente falsi, con retrodatazione degli stessi al settembre 2009. Essi avevano precedute, in particolare, a redigere una falsa nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione a favore del consulente Luigi MARCELLO; avevano prodotte, inoltre, decine di falsi attestati di formazione e informazione a fini antinfortunistici, nonché falsi documenti di valutazione dei rischi. Ciò, del resto , veniva fatto utilizzando illegalmente fondi pubblici (ammontanti a circa 20.000 euro), per pagare i citati MARCELLO Antimo e MARCELLLO Luigi, e per evitare le responsabilità penali derivanti dalle accertate (ma mai sanzionate) violazioni alla normativa antinfortunistica riscontrabili a carico dei dirigenti comunali TURRIZIANI e GRECO, rispettivamente responsabile del settore dei lavori Pubblici e del Settore Affari Generali, Personale e Politiche Sociali.