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lunedì 25 luglio 2011

Fissata dal Gip l'udienza per l'incidente probatorio. Saranno sottoposti al test del Dna gli indagati per l'omicidio di Serena Mollicone. Gli indiziati di Teano ( padre e figlio ) si difendono:”Siamo innocenti”. ,

Cassino – ( dal nostro inviato Ferdinando Terlizzi ) – E’ stato fissato per mercoledì, 27 luglio, l’incidente probatorio chiesto dal Procuratore Capo del Tribunale di Cassino Mario Mercone, “per l’espletamento della perizia specialistica medico legale di natura genetica per l'accertamento dei profili genetici rintracciabili sugli indumenti indossati dalla vittima Serena Mollicone”. Un atto discusso e ricercato, soprattutto dalle difese. Ma spesso, come in questo caso anche dalla pubblica accusa.

Intanto mercoledì si conoscerà anche la facoltà universitaria che affiancherà i Ris nelle operazioni di prelievo e comparazione. Oggi si cerca di sfruttare le nuove tecniche di investigazione ( certamente più sofisticate di quelle del 2001 ) e spesso ci si rivolge ad Istituti di genetica medica che dispongono dei mezzi idonei per chiarire dubbi di tracce anatomiche o ematiche o di altro genere. Il tutto potrebbe iniziare dal sacchetto di cellofan del supermercato Eurospin che – si presume – abbia soffocato la povera ragazza.

Per “incidente”, nel linguaggio processuale, si intende qualunque evento che interrompa il regolare svolgimento del procedimento; “probatorio”, attinente alla prova, che ha valore di prova. Si tratta, pertanto, di un meccanismo di assunzione di un prova durante la fase delle indagini preliminari. Ricordiamo che il procedimento penale si articola, schematicamente, in tre fasi: a) indagini preliminari; b) udienza preliminare; c) dibattimento. Durante la prima fase, quella, appunto, delle indagini preliminari, i soggetti legittimati (p.m., persona sottoposta alle indagini, persona offesa) possono chiedere al Giudice per le indagini preliminari (Gip) che si proceda con incidente probatorio.

Ma il “caso” di Serena Mollicone è un libro aperto ad ogni ipotesi. “Non ci si dimentichi che si potevano evitare dieci anni di stallo investigativo-giudiziario sulla morte della ragazza e 17 mesi di ingiusto carcere al carrozziere Carmine Belli” - dice il criminologo Carmelo Lavorino, ( noto criminalista che insegna al Formed di Caserta e faceva parte della difesa del Belli che ha anche scritto un libro “Il delitto di Arce”).

“Con molto ritardo - prosegue Lavorino - si comincia a fare luce sull’assassinio di Serena Mollicone, tentando d'illuminare la foresta nera dei poteri occulti e delle strane connivenze. Ancora una volta risultano determinanti l'armonia delle scienze criminalistiche, crimonologiche e investigative e l'analisi seria e scientifica della scena del crimine, delle tracce criminali e del profilo criminale del soggetto ignoto. Auguriamoci che le tracce biologiche repertate e decodificate sugli indumenti della vittima appartengano all'assassino o ai suoi complici. Ricordo che all’interno del nastro adesivo che legava e stringeva le gambe di Serena vennero repertati due frammenti di impronte digitali, indicati come reperti 15.a e 15.b, di cui uno con ben dodici punti caratteristici: dodici punti non sono certezza di compatibilità assoluta, ma sono un ottimo indizio investigativo”.

“Ora è giunto il momento – ha concluso Carmelo Lavorino - “di chiedere definitivamente scusa a Carmine Belli, il carrozziere di Arce che venne ingiustamente sospettato e incarcerato del delitto, che venne assolto in primo grado, in appello e in cassazione grazie alle attività del sottoscritto, del CESCRIN, dei consulenti dott. Enrico Delli Compagni, Marco Lilli, Giusy Ruffo e Dante Davalli ed ai legali Avv.ti Silvana Cristofaro, Romano Misserville (primo grado) ed Eduardo Rotondi (appello e cassazione). A suo tempo proponemmo un profilo criminale dell’ignoto autore dell’omicidio che ne definiva sia le caratteristiche di possibilità, di opportunità, di conoscenza dei luoghi e della vittima e di capacità; sia le caratteristiche psicologiche, comportamentali, tecniche, organizzative, logistiche ed esecutive per fare quello che a Serena venne fatto: cattura, morte, trasporto, ferocia imbalsamatoria, composizone del corpo e della scena; sia gli scenari omicidiari con movente, intento primario, contesto, territorio e circostanze. Finalmente gli inquirenti hanno deciso di sbucciare le bucce mai sbucciate”.

Due sono – finora - i fronti dell’ipotesi accusatoria della Procura di Cassino, quello dell'ex maresciallo, Franco Mottola, con suo figlio Marco ( ora vivono a Teano, il figlio ha una attività commerciale in Provincia di Caserta ) e il carabiniere Francesco Suprano e l'altro, dove c'è l'ex fidanzato, Michele Fioretti e sua madre, Rosina Partigianoni.

C'è poi un ignoto, fra le persone indicate nel registro degli indagati; non è esclusa la presenza di una sesta persona, dunque. E’ il mistero sul quale, in questi giorni, si concentrano le maggiori attenzioni. Appartiene all'Arma? Si chiedono in molti? Ha una attinenza con il profilo del brigadiere dei carabinieri, Santino Tuzi, morto suicida nel 2008? E ancora l’attento esame da parte della Procura delle due lettere anonime arrivate nei giorni scorsi alla redazione di un giornale locale da parte di un “corvo” che pare molto informato, sia sulla dinamica del delitto, che sulla tecnica di investigazione.



“Sono esterrefatto, sbigottito”. Con queste parole il carabiniere Francesco Suprano (difeso dagli avvocati Emiliano Germani e Eduardo Rotondi, quest’ultimo già difensore del Belli) ha voluto esprimere il suo profondo sconcerto e disappunto alla luce della sua iscrizione nel registro degli indagati per l’omicidio di Serena Mollicone. Anche l’ex maresciallo Franco Mottola e suo figlio Marco, respingono

con veemenza l’odiosa accusa e sono disponibili a sottoporsi a qualsiasi indagine per fugare ogni dubbio sul loro coinvolgimento in questa orribile e squallida vicenda.