Gentile direttore,
le chiedo ospitalità per sollevare alcune considerazioni che ritengo doverose vista la campagna elettorale che la città di Santa Maria Capua Vetere, la “mia” città, si appresta ad affrontare. Sottolineo mia perché negli ultimi anni qualcuno ha frainteso la disponibilità politica e l’ingiustificata ingenuità dei sammaritani, con un “infondato” diritto a dettare leggi su nomi e logiche che non appartengono ad una società civile vivace e, nonostante tutto, autosufficiente come la nostra. L’arroganza di Paolo Romano, l’ipocrisia di Nicola Cosentino, la presunzione di Giampiero Zinzi e il narcisismo di Raffaele Picaro stanno spingendo nel baratro una città già in ginocchio, priva di alternative e vittima della sindrome di Stoccolma e dunque quasi “innamorata” dei propri rapitori e, consentitemelo, anche un po’ rapinatori.
A chi pensa, come il “presidente” Mimì Zinzi, che non siamo in grado di sceglierci da soli il nostro sindaco dico di uscire allo scoperto e chiarire subito quali sono i reali obiettivi di un braccio di ferro che non ha precedenti e che mira solo a nomine ben più importanti dell’amministrazione di una città che lui nemmeno conosce. Ha già fatto molti guai tre anni e mezzo fa, sacrificando inutilmente e cinicamente l’illustre e compianto Alfonso Martucci, in una guerra che non avrebbe, in piena coscienza, mai vinto. Santa Maria Capua Vetere non è la sua Marcianise, dove è nato e cresciuto: la città del foro è ben nota ad un suo adepto, l’ex capitano della Polizia Municipale che oggi siede al suo fianco in Provincia e che, di fronte ad un onorario di oltre duecentomila euro annui, non può certo prendere le difese, in maniera anche ingrata, della terra che gli diete i natali e la possibilità di crescere nella formazione e nella professione. Sulla sua scia Zinzi jr, che si sente già “fatto” visto che si concede il diritto di calpestare dignità e lavoro di chi ogni cinque anni ci mette la faccia per rappresentarlo.
LETTERA FIRMATA