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venerdì 1 aprile 2011

ENRICO MONACO - NO AI CLANDESTINI. SI AI RIFUGIATI” SI SENTE E SI LEGGE DA PIÙ PARTI. MA CHI DISCRIMINA? CHI VIGILA?

L’arrivo degli immigrati maghrebini nella tendopoli allestita all’interno della caserma “Andolfato” sta destando molta preoccupazione e non poca ipocrisia.

Salto le premesse di rito sulla necessità di aprire le porte d’ingresso delle nostre città e fare il massimo sforzo, perché chi vive una condizione disastrata in patria possa avere un suolo e un tetto, quanto meno fino a quando il ritorno ai propri affetti non potrà avvenire nella massima tranquillità; come pure, mi pare scontato il connubio solidarietà/legalità: già quarant’anni fa il grande Paolo VI ammoniva che nessuno deve avere per carità quanto non gli spetta diritto!

L’esercizio di ipocrisia è piuttosto negli slogan. “No ai clandestini. Si ai rifugiati” si sente e si legge da più parti. Ma chi discrimina? Chi vigila?

Usciamo dalle parole gridate a guardiamo ai fatti: le forze di Polizia vivono una condizione, come si legge sui giornali, di assoluto disagio, dimenandosi tra carenze di personale e di strutture e facendo leva solo sullo spirito di abnegazione dei propri addetti; la sanità sul territorio, con quanto anche in termini di profilassi era plausibile attendersi, vive giorni non certo felici; agli operatori tutti della giustizia non credo sia più possibile chiedere un solo sforzo in più.

La caserma “Andolfato” insiste in una zona di periferia, che come tutte le zone di periferia ha dinamiche e problematiche particolari: siamo sicuri che non si stia alimentando un altro esercizio di macelleria sociale?

Basta con le chiacchiere: noi dobbiamo vivere la solidarietà e non si discute. Ma le istituzioni come contribuiscono? Se fosse vera la boutade sulle tasse dei lampedusani, perché noi dovremmo restare fuori da possibili incentivi? Soprattutto, possiamo conoscere la tempistica delle operazioni?

Speriamo sia pubblicato presto l’elenco di tutti i siti destinati all’accoglienza dell’onda umana (profughi o clandestini poi si vedrà) che parte dall’Africa, perché sarebbe oltremodo grave se solo il sud dovesse farsene carico.

Intanto mi auguro che S. Maria C.V. non sia soltanto l’ennesimo palcoscenico. Venga pure il Presidente a comprare anche da noi una casa. Forse non l’ha capito: di questi tempi è rimasto tra i pochi a poterselo permettere!