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sabato 19 febbraio 2011

ESTORSIONI AD UN CASEIFICIO - FERMATO BUONPANE

Nel pomeriggio di ieri, la squadra mobile diretta dal vice questore dr. Angelo Morabito, a seguito di ininterrotte e meticolose indagini, finalizzate all’individuazione dell’autore di un tentativo di estorsione verificatosi nelle scorse settimane in danno del titolare di una ditta di casagiove (ce), ha individuato e successivamente eseguito il fermo di indiziato di delitto, emesso dalla procura antimafia di napoli, a carico di Michele Buonpane nato a santa maria c.v. (ce) l’11.01.1972, con precedenti di polizia e ritenuto affiliato al clan belforte, operante nel comprensorio di marcianise (ce), responsabile di tentata estorsione aggravata dall’art. 7 l. 203/91. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il 10.02.2011, il Buonpane si sarebbe recato presso l’azienda dell’imprenditore, in compagnia di un altro uomo, non ancora identificato, e dopo avere fatto riferimento all’incendio di un capannone avvenuto alcuni anni fa, gli ingiungeva “…quando pensate di mettervi a posto con marcianise? …a marcianise vogliono una risposta”, alludendo in modo gergale ma non equivoco al pagamento di una somma a titolo estorsivo.

La vittima, pur denuniando il fatto, non era in grado di fornire elementi per l’identificazione dl malvivente. Ma attraverso la visione delle immagini riprese da alcune video camere installate nella zona, individuavano il tipo di vettura con cui lo stesso si era allontanato. Pertanto, venivano avviati ininterrotti servizi di appostamento nei pressi dell’azienda presa di mira, sino al pomeriggio di ieri, allorchè i poliziotti intercettavano il buonpane, a breve distanza della sede dela ditta dell’imprenditore minacciato, a bordo della vettura sospetta. Buonpane, pregiudicato ritenuto affiliato al clan belforte, pertanto veniva tratto in arresto in esecuzione del provvedimento di fermo emesso immediatamente dalla procura antimafia di napoli che condivideva integralmente le risultanze delle indagini della squadra mobile di caserta, contestando l’aggravante del metodo mafioso, poiché le modalità della condotta e la rievocazione del “mettersi a posto con marcianise” costituiva la tipica espressione utilizzata per avvalersi della intimidazione del clan camorristico sul territorio e contiene una richiesta di denaro, nel gergo comunemente utilizzato dai camorristi nei confronti degli imprenditori.

L’uomo, che e’ difeso dall’avvocato Antonio mirra del foro di s. Maria c.v., e’ stato condotto presso la casa circondariale di s. Maria c.v. A disposizione della procura della repubblica.