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venerdì 7 gennaio 2011

La coda di veleni che si accompagna all'uscita di scena di Giudicianni lancia ombre inquietanti sulla breve stagione ribaltonista, orchestrata da Campochiaro e Romano, e conferma che avevamo visto giusto, come PD e come opposizione, a denunciare quotidianamente la pochezza di un tentativo di accaparrarsi l'amministrazione in nome solo di un accordo di potere. C'è dignità anche nello sgomberare il campo con misura. Evidentemente l'arroganza con la quale ci si crede padroni del vapore proprio non fa scendere al re di essere rimasto nudo. Abbiamo appreso dalla stampa che Giudicianni è stato ascoltato in
Procura e che avrebbe reso dichiarazioni in ordine alle posizioni di Cioffi, Scirocco e D'Addio. Bene, se fossi stato io il magistrato avrei sicuramente rivolto allo stesso alcune brevi e scontate domande: se i tre si sono ribellati per non aver avuto quanto chiesto, cosa hanno avuto quelli che sono rimasti? Cosa era stato  promesso a Giudicianni per mettere il suo nome sotto un'operazione, il ribaltone, politicamente infamante? Ancora prima: chi aveva autorizzato i tre a chiedere? Sinceramente penso che il colpo di coda di Giudicianni, dettato evidentemente da livore e poca sensibilità istituzionale, sia stato un autogol: credo, a questo punto, che la magistratura non possa esimersi dal passare al setaccio tutti gli atti, di indirizzo e gestionali, dei ribaltonisti, venuti fuori da uno scenario poco rassicurante, se è vero quanto riferito dall'ex sindaco. Per parte nostra siamo assolutamente tranquilli e, anzi, abbiamo con sincera convinzione espresso solidarietà in particolare al presidente Scirocco, ma anche a tutti gli altri soggetti chiamati in causa da Giudicianni, perchè convinti che nessun reato sia stato da essi commesso. Siamo veramente alla frutta: una politica che non sa fare altro che fare ricorso ai magistrati, invece che prendere atto della propria sconfitta, fa veramente piangere. Cosa pensano di ottenere quei signori: di essere rimessi in sella manu militari, dopo avere già umiliato la cittadinanza, della quale è stato buttato alle ortiche l'orientamento espresso tre anni fa? Cosa ci attende come PD, intanto, nel breve termine? Credo che il tutto possa sintetizzarsi in tre semplici mosse: strutturazione del partito e formazione delle liste elettorali; elaborazione di un programma serio di rinascita, morale e amministrativa, della nostra città, articolato su pochi punti, realizzabili e certi; confronto con i partiti e le liste che si riconoscono nello schieramento di centro sinistra. All'esito di tutto ciò discuteremo come partito e come coalizione, quando il quadro si sarà definitivamente delineato, di come allargare la base di consenso, aprendo anche ad altri che condividano la nostra impostazione programmatica. Tra noi non ci sono capi e capetti e,
perciò, tutto sarà realizzato con un confronto costruttivo al nostro interno e nella  coalizione. E' il bello della politica ed il sale della democrazia la fatica quotidiana della dialettica per la ricerca di una sintesi, che raccolga il meglio delle proposte di tutti. Quello che vogliamo fortemente evitare è che si miri solo ad arrivare alla meta per allungare le mani sull'amministrazione. Il potere per il potere non serve: Giudicianni, almeno in questo, docet!

Avv. Enrico Monaco - portavoce cittadino del PD