Undici milioni di euro sottratti al Fisco, di cui 8,5 mln di imposte dirette e più di 2 mln di Iva, con il classico sistema della “frode carosello”. È quanto emerso dalla complessa operazione antievasione messa a punto dall’Ufficio Antifrode della Direzione Regionale delle Entrate della Campania nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti informatici.Nel corso della verifica gli “007” dell’Agenzia delle Entrate campana hanno riscontrato l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti interposte negli scambi commerciali con fornitori comunitari e nazionali. L’obiettivo era sottrarsi agli obblighi fiscali relativi all’Iva e alle Imposte dirette, vantando falsi crediti nei confronti dell’Erario.La giostra delle società fantasma - Dall’esame dei rapporti commerciali intercorrenti tra la società verificata e i fornitori, emerge lo schema tipico della “frode carosello”. C’è un fornitore straniero (A) che vende prodotti a una società “cartiera” italiana (B), di fatto inesistente, la quale a sua volta li cede a una “società-filtro” (C), per il passaggio finale all’azienda italiana (D) che commercializza la merce. La società filtro, caratterizzata da gravi irregolarità (sede non in uso, assenza di attrezzature e di personale, di mezzi adatti al trasporto dei prodotti nonché di insegne o segnaletica indicante la sede), fa quindi da “schermo” tra le attività fraudolente e la vita operativa del vero soggetto economico interessato, dotato invece di una struttura effettivamente esistente e formalmente in regola dal punto di vista fiscale.Il meccanismo della frode - Questo, in sintesi, il meccanismo fraudolento ricostruito dai funzionari del Fisco:
Poiché la società cartiera (B) non versa l’Iva a debito delle cessioni effettuate, in quanto a monte ha acquistato da un fornitore straniero in regime “intracomunitario”, l’operazione risulta vantaggiosa per tutti i partecipanti. Grazie, infatti, alla nazionalizzazione di acquisti intracomunitari e all’utilizzo di fatture inesistenti emesse negli scambi commerciali, le società coinvolte hanno potuto non solo evadere le imposte, ma anche operare in regime di concorrenza sleale, immettendo sul mercato prodotti a prezzi altamente concorrenziali, a danno delle imprese corrette.I soggetti autori della frode sono stati segnalati all’autorità giudiziaria competente per i risvolti penali della vicenda. “Siamo soddisfatti – dichiara il direttore regionale Enrico Sangermano – dei risultati raggiunti. Grazie alla professionalità dei nostri funzionari e agli strumenti di indagine sempre più sofisticati a disposizione dell’Amministrazione, l’azione di contrasto all’evasione ha registrato, nel 2010, un trend di crescita molto significativo. Proseguiremo in questa direzione – aggiunge Sangermano – convinti che l’azione dell’Agenzia delle Entrate, insieme ad un cambiamento culturale nella società civile nei confronti del fenomeno dell’ evasione fiscale, favorisca ad una progressiva riduzione dei comportamenti fiscali non corretti da parte dei cittadini, a vantaggio dell’intera collettività”.