Nel pomeriggio di ieri la Squadra Mobile di Caserta, coadiuvata da quella di Latina, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso ed dal fine di agevolare l’organizzazione criminale denominata “Clan dei Casalesi”, COPPOLA Michele, nato a Casal di Principe (CE) il 7.10.1964, res. a Latina, pregiudicato, cognato di SCHIAVONE Walter, fratello del capo clan SCHIAVONE Francesco, alias Sandokan.
Il provvedimento restrittivo si riferisce a due tentativi di estorsione perpetrati da COPPOLA Michele al fine di recuperare un credito vantato da un imprenditore edile per la costruzione di alcune villette a Grazzanise.
Questi, non riuscendo ad ottenere dall’acquirente il saldo del prezzo convenuto, corrispondente alla somma di 50 mila euro per il quale venivano emesse delle cambiali, cedeva i titoli ad un suo amico, affinchè intercedesse per recuperare la somma, che sua volta li consegnava a COPPOLA Michele affinchè provvedesse alla riscossione.
Questi, prima, si rivolgeva al debitore per ottenere la somma, minacciandolo che, in caso contrario, avrebbe fatto “una brutta fine” e, allorchè l’uomo si accordava direttamente con l’imprenditore, pretendeva da questi la somma di trentamila euro per il disturbo ed “il tempo perso”.
COPPOLA Michele nella circostanza non esitava a rivelare le sue parentele alle vittime, presentandosi come il cognato di SCHIAVONE Walter noto esponente del “clan dei casalesi”, fratello di Francesco “Sandokan”.
Il COPPOLA, per gli episodi in argomento, era stato già destinatario di misura cautelare l’11.12.2009, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, a seguito di indagini condotte, anche con il supporto di intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalla Squadra Mobile di Caserta e coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli.
La misura restrittiva, però, era stata successivamente annullata dal Tribunale per il Riesame.
Contro tale decisione, la Procura Antimafia proponeva motivato ricorso per Cassazione, accolto con rinvio al Tribunale di Napoli che emetteva l’odierna misura restrittiva.