LE INDAGINI PARTONO DALL'ARRESTO DEL PERITO ALBERTO FICHERA
C’era una volta un avvocato amico dei giornalisti , ma secondo la procura antimafia anche amico dei clan . Michele Santonastaso è certamente un professionista , ma come tutti i professionisti seri aveva pronosticato anche una brutta figura, perché essere un avvocato di boss della camorra era ed è un rischio. Si spera che la giustizia in questo caso possa risolvere la matassa giudiziaria che si è ingarbugliata nel foro di Santa Maria Capua Vetere . Michele Santostaso non aveva paura , anzi , per molte volte era rimasto solo , anche se qualche avvocato anziano ha speso nei tempi remoti qualche parola nei suoi confronti di benevolenza . Non lo ha condannato la sua spavalderia di leggere un documento nell’aula dove si faceva riferimento a giornalisti “ prezzolati” come li definiva qualche boss della camorra , ma invece lo ha condannato quell’arresto del professor Alberto Fichera avvenuto in data 13 luglio 2009 . Le manette scattarono in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentito secondo i quali il docente Alberto Fichera avrebbe favorito il Clan dei Casalesi.
Il 13 luglio 2009 la Direzione Distrettuale Antimafia, personale dei Centri Operativi DIA di Napoli e di Catania aveva dato esecuzione all’Ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Alberto Fichera Alfio Natale, ingegnere e professore universitario dell’Univeristà di Catania ritenuto gravemente indiziato dei delitti di corruzione e falsa perizia aggravati ai sensi dell’art.7 d.l. 152/91 ( per aver agevolato il clan dei casalesi ed il clan Cimmino, operante nella città di Napoli).
Le indagini venivano avviate dalle dichiarazioni di più collaboratori di giustizia che riferivano che Aniello Bidognetti, Luigi Cimmino e Vincenzo Tammaro ( il primo esponente del clan dei casalesi e gli altri due rispettivamente capo e partecipe del clan Cimmino), non solo avevano organizzato ed eseguito il duplice omicidio in danno di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio avvenuto in Napoli il 28.4.1999 ma che, seppure ( in particolare il primo ed il terzo) intercettati durante le fasi preparatorie, contestuali e immediatamente successive al delitto, erano stati assolti a fronte di un versamento di denaro in favore del perito che aveva avuto incarico dalla Corte di Assise di Napoli di identificare coloro che avevano preso parte alle compromettenti intercettazioni.
In sostanza, quindi, secondo i collaboratori (tutti vicini, a vario titolo, agli imputati di quel processo) il perito corrotto aveva “aggiustato” il processo depositando una perizia nella quale falsamente attestava che le voci captate nel corso delle decisive intercettazioni telefoniche non corrispondevano a quelle degli imputati Aniello Bidognetti e Vincenzo Tammaro.
Tale Perito veniva identificato nell’attuale indagato Alberto Fichera Alfio Natale.
L’attività di riscontro partiva dall’acquisizione degli atti processuali relativi al duplice omicidio Ruffano -Consiglio il cui dibattimento era stato celebrato innanzi alla I^ Sezione della Corte di Assise di Napoli nell’ambito del procedimento penale nr.22/01 RG a carico di Bodognetti Aniello, Luigi Cimmino, Giuseppe Cristofaro e Vincenzo Tammaro.
Risultava che tutti gli imputati tratti a giudizio innanzi alla citata Corte di Assise, erano stati raggiunti da OCCC – confermata innanzi ai diversi organi giurisdizionali – che, come ricordato dai collaboratori di Giustizia, risultava, effettivamente, trarre il proprio fondamento dallo svolgimento di intercettazioni telefoniche nel corso delle quali venivano captate le voci di coloro i quali avevano organizzato ed eseguito il delitto.
La DDA già all’epoca, così come la stessa Polizia Giudiziaria, non aveva avuto dubbi sulla riconducibilità di quelle utenze e di quelle voci agli allora indagati Giuseppe Cristofaro, Bidognetti Aniello ( figlio del capo clan Francesco Bidognetti) e Tammaro e, conseguenzialmente, sulla sussistenza di gravi elementi indiziari anche a carico del CIMMINO, all’epoca capo dell’omonimo clan cui appartenevano il Tammaro ( esecutore del delitto) e stretto alleato dei Bidognetti. Stamattina l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare dove è accusato di corruzione al concorso in falsa testimonianza .La stessa ordinanza è stata notificata anche a Michele Bidognetti in carcere e a Luigi Cimmino che è in una casa-lavoro. Con l’aggravante dell’art.7 dl 152/91 per aver favorito il clan dei Casalesi fazione Bidognetti, il clan Cimmino e il clan La Torre..