In una nota diffusa dal commissario dell’ASL di Caserta, Gambacorta, si legge che i tetti di spesa da lui imposti alle prestazioni sanitarie, incluse quelle per la radioterapia degli ammalati di cancro, sarebbero stati avallati dai medici di famiglia.
Nulla di più falso.
Lo SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) ribadisce la sua estraneità alla decisione, e conferma la sua contrarietà, espressa tra l’altro nella seduta del Comitato Aziendale del 06/06/2010, unitamente alle altre sigle sindacali.
Anzi, il Sindacato approfitta dell’occasione per ricordare a Gambacorta, qualora l’avesse dimenticato, che in quella sede i medici di famiglia avevano proposto altre modalità di controllo dell’appropriatezza prescrittiva, modalità che non è stato possibile discutere, vista la sua determinazione a proseguire nonostante i pareri contrari, andando avanti sulla approvazione della scheda budget proposta dai dirigenti dell’ASL, e bocciata dal Comitato Aziendale.
Per quanto riguarda la regressione tariffaria, che induce spesso molte strutture accreditate a sospendere l’attività alle porte dell’autunno, il Commissario non può certamente imputarne la colpa ai medici di famiglia, ma farebbe bene a sollecitare e motivare le strutture aziendali ad aumentare la produttività, riducendo così il ricorso alle strutture esterne.
Da smentire, poi, categoricamente, è l’affermazione del Commissario della non perentorietà dei tetti assegnati alla radioterapia e alla dialisi: se un 2% di sforamento sembra al Gambacorta una non perentorietà, ci chiediamo quale sarebbe il concetto di “perentorio” che ha il nostro amministratore.
Tra l’altro, basta leggersi la delibera 815 del 30/06/2010, a firma del nostro, per rendersi conto della realtà.
Il suo generico affermare, sulla stampa, che “per la radioterapia e la dialisi i tetti non sono perentori e le ASL in caso di sforamento stipuleranno appositi contratti integrativi”, non toglie nulla alla gravità di quanto deliberato, anzi rende del tutto inconsistenti le pretese di rigore del suo operato.
Possiamo solo renderci conto, alla luce di quanto sta succedendo, di quanto grave sia la situazione sanitaria nella nostra provincia, situazione sicuramente aggravata dalla mancata nomina dei Direttori generali, che potrebbero meglio sentire le esigenze del territorio, ascoltando anche i sindacati e le organizzazioni della società civile, per una sanità dal volto più umano e attenta ai bisogni reali della popolazione, pur nell’ottica di un’appropriatezza delle cure.
I medici di famiglia dello SNAMI continueranno, comunque, ad assistere i propri pazienti, senza farsi intimidire.