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martedì 22 giugno 2010

VENERDI’ 25 GIUGNO PRESSO LA MONDADORI PINA PARISI PRESENTA IL SUO LIBRO “LUCIDA FOLLIA”

Dialogheranno con l’autrice il Dr. Raffaele Ceniccola, Avvocato Generale presso la Procura della Corte di Cassazione e il giornalista Ferdinando Terlizzi autore del libro “Il delitto di un uomo normale” –
Nell’ambito degli incontri con l’autore, venerdì 25 giugno alle ore 18,30, presso la libraria Mondadori al Corso Trieste Pina Parisi presenterà il suo libro “LUCIDA FOLLIA”. Interverranno nel dibattito il Dr. Raffaele Ceniccola, Avvocato Generale presso la Procura della Repubblica della Corte di Cassazione e il giornalista Ferdinando Terlizzi, autore del libro “Il delitto di un uomo normale”.

Abbiamo chiesto all’autrice Parisi di illustrarci in sintesi il suo libro.

“E’ un romanzo a metà strada tra un thriller e un noir” – ha esordito - “infatti come nota caratteristica del noir c’è l’ambientazione che a differenza dei noir americani ambientati in squallide periferie o sobborghi malfamati, è affidata alla penisola sorrentina, da sempre località amena e meta di un turismo internazionale che, però,dietro una patina di folclore e genuinità nasconde intrighi, segreti e un omicidio mai risolto; mentre del thriller ha il ritmo serrato, l’intersecarsi delle storie dei vari personaggi, apparentemente così distanti gli uni dagli altri ma sorprendentemente legati ad un unico destino che, simile ad un burattinaio folle, manovra le loro vite con crudeltà. Ma è anche e soprattutto una storia di sentimenti, che vengono sviscerati in maniera diretta, senza filtri e, forse per questo, colpiscono per la loro intensità. Lo scenario incantato offerto da Sorrento fa da sfondo a storie d’amore che abbracciano l’arco di un trentennio. Ed è proprio questo sentimento che prevale, in tutte le sue più svariate sfaccettature e proprio per la sua veste di unicità e totalitarietà quando è mal gestito può trasformarsi, fino a diventare malato, perverso generando passioni pericolose e, a volte, folli”.

“I protagonisti – ha proseguito Pina Parisi - “a dispetto di una cultura che per quegli anni, siamo nel 1986, moralistica e bacchettona, nonostante i 14 anni di differenza che li separano, si innamorano, anche se Giuliana, proprio a causa di quel divario anagrafico, inizialmente sarà tormentata da mille dubbi. Giuliana è un insegnante quarantenne che decide di trascorrere qualche giorno di vacanza a Sorrento. Ha bisogno di allontanarsi da Roma, la città dove vive, perché deve prendere una decisione importante: da anni infatti è sentimentalmente legata a Marcello e quando questi le chiede di sposarla lei tentenna e prende tempo. Nonostante nutra nei suoi riguardi una tenera passione, non si sente pronta per il matrimonio, forse perché nel suo passato aleggia ancora l’esperienza di una precedente storia che l’ha segnata nel profondo. Così parte credendo di trovare la serenità per definire una volta per tutte il suo futuro e invece si imbatte in Fabio, giovane e affascinante playboy che ben presto riuscirà a farla capitolare. Però la loro passione, consumata sotto gli occhi di tutti, farà riemergere antichi fantasmi. Vecchi rancori mai metabolizzati torneranno a galla in tutta la loro devastante potenza e la follia, generata da quel deserto affettivo in cui sempre più spesso versa la condizione umana, obbligata dagli stereotipi a modelli di perfezione e realizzazione ben difficili da raggiungere se non a discapito dei valori umani e familiari, emergerà in tutta la sua devastante potenza. Ed è in questo scenario dove l’affermazione del sé, del proprio benessere e della propria realizzazione tenta di prevalere, andando a cozzare con la coscienza sociale con i suoi dogmi e i suoi stereotipi così troppo definiti, incasellati e rigidi che nascono le nevrosi, figlie dei conflitti interiori che logorano: basti pensare all’amore che da sempre è considerato il più nobile in assoluto, quello tra madre e figlio”.

“In questo romanzo è trattato a tutto tondo. Flavia, madre di Fabio, personaggio principale della storia, vive da sempre con questo unico figlio un rapporto ambivalente:amore, si, ma anche risentimento, egoismo, possesso. L’amore materno, che ci piaccia ammetterlo oppure no, non è mai solo amore allo stato puro e ogni donna che ha generato un figlio prova, in momenti diversi, quest’alternanza di emozioni ed è allora che al più sublime dei sentimenti si sovrappone il rifiuto e, a volte, l’odio, e quando quest’ultimo ha il sopravvento ci troviamo di fronte a quei casi di infanticidio di cui purtroppo la cronaca ci riferisce sempre più, lasciandoci stupefatti e destabilizzati. Ma come è possibile? Ci viene spontaneo chiedersi, che una madre che ha dato la vita al proprio figlio riesca a commettere azioni tanto ignobili? Sorge il conflitto: tra quello che è giusto, umano, etico e il sacrificio che ogni figlio chiede a sua madre: sacrificio del suo corpo, del suo tempo, del suo spazio del suo sonno e ancora: dei suoi affetti, del suo lavoro, della carriera e perché no? A volte anche di altri amori. Se poi, come nel nostro caso, il figlio è generato nell’illegalità o nel tradimento o è visto come il mezzo, se non addirittura come il fine ultimo per il raggiungimento di altri scopi che altrimenti non si otterrebbero, allora il conflitto raggiunge livelli di parossismo che scavano nel profondo dell’anima solchi incolmabili. La consapevolezza che quel figlio tanto amato, che ha chiesto e ottenuto a gran voce tutto di noi stesse è comunque dissimile dal modello prefigurato, lontano dai sogni e dalle aspirazioni coltivate, scatena reazioni imprevedibili e folli”.

“Quest’ambivalenza del sentimento materno non va condannato ma riconosciuto e accettato come cosa naturale. D’altro canto non è possibile scindere nettamente i sentimenti positivi da quelli negativi, illudendosi che essi non si sono mai incontrati e affratellati. L’amore e l’odio sono solo due facce di un unico prisma, così come il dolore e il piacere, la luce del giorno che si stempera nel buio della notte, perché alla base di tutte le cose c’è un intreccio sottile ma resistente, una disarmonia che unisce e salda. In definitiva nulla è cambiato nel corso dei secoli nei rapporti tra madre e figlio, basti pensare a Medea che, nella tragedia di Euripide uccide i figli che ha generato esercitando il potere di vita e di morte che ogni madre sente dentro di sé e che gli uomini ci invidiano, fino ai giorni nostri, perché questo è la natura del sentimento materno, e a nulla serve soffocarla sotto la cenere della retorica dei buoni sentimenti. Ma in questo romanzo non esiste soltanto la conflittualità del rapporto di cui abbiamo ampiamente parlato”.

“Nel corso della lettura ci imbatteremo in altre figure che resteranno impresse nella nostra memoria per la loro intensità. Vincenzo ad esempio, il pescatore che, malato d’amore, decide di mettere fine alla propria vita uscendo in mare a bordo della sua barca nonostante la burrasca in arrivo, è un’altra figura di grande impatto. Uomo fiero e coraggioso, all’avanguardia per quegli anni, coltiva per oltre 30 anni una passione per una donna che appartiene ad uomo completamente diverso da lui, ricco affascinante brillante. Nonostante l’evidente divario combatterà fino ala fine la sua battaglia e quando tutto sembrerà perduto il destino, restituendolo alla vita infermo e malandato, comunque gli regalerà la gioia più grande, anche se questo gli costerà l’orrore di una scoperta terribile. Annetta, giovane donna legata a Vincenzo fin dall’adolescenza, resterà fedele ai suoi sentimenti anche quando sarà ripudiata da Vincenzo in favore di una rivale bella quanto spregiudicata che usa il proprio corpo come merce di scambio per ottenere una vita agiata. In un momento di grande dolore Annetta accecata dalla gelosia, userà la menzogna per sconvolgere le esistenze di molte persone dando una mano al destino che, mescolando le sue carte, rimetterà in discussione tutto quello che sembrava definito, delineato, certo. Infine, ci imbatteremo in Martina, adolescente bellissima e inquieta, smaliziata e fragile, innamorata di un balordo dedito allo spaccio di droga e alla prostituzione. Ben presto si troverà coinvolta, suo malgrado, in quello che inizialmente sembra un gioco ma che si trasformerà in qualcosa di molto pericoloso”.

“I personaggi di questo romanzo” - ha concluso Pina Parisi – “restano nel cuore del lettore per la forza intrinseca che trasmettono. Sono anime tormentate che cercano il riscatto da una vita che non è stata generosa, attraverso l’amore. Ognuno ha la sua storia, il suo dramma personale e sul palcoscenico della vita tutti saranno attori protagonisti”.