Alberto Ogaristi è come il personaggio di Alberto Sordi nel film che fece storia nella nostra nazione, era un detenuto in attesa di giudizio. Già perché i due Alberto l’uno veritiero l’altro invece falso, per certi versi si assomigliano. I due infatti anche se in maniera diversa partono da due considerazione di fatti accaduti per i quali non possono dare spiegazioni. Già perché Alberto Ogaristi chiuso in una cella dove sconta la massima pena dell’ergastolo è divenuto un personaggio scomodo perché un collaboratore di Giustizia tale Oreste Spagnuolo ex braccio destro di Giuseppe Setola, ha sconfessato un cittadino albanese Quoqu Telat lo aveva accusato di essere stato il killer insieme a Luigi Grassia dell’omicidio di un certo Amato. Ma ha sconfessato anche il più grande narratore della camorra campana Roberto Saviano che con il suo libro ha venduto tante copie, sfruttando con il suo racconto anche la famiglia Berlusconi.Oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo ha oggi condannato l'Italia per non aver concesso un «equo processo» ad Alberto Ogaristi, pregiudicato, ritenuto presunto affiliato al «clan dei casalesi» e condannato all'ergastolo per omicidio nell'ambito di una faida tra due gruppi.. Ogaristi, spiega la Corte europea, è stato condannato all'ergastolo solamente sulla base di quanto dichiarato da un testimone che gli avvocati della difesa non hanno mai potuto interrogare. Secondo i giudici di Strasburgo che hanno stabilito che al presunto camorrista, poi riconosciuto innocente, dovranno essere versati 15 mila euro perché ha subito «un torto morale certo», il modo più appropriato di rimediare alla violazione è di sottoporre l'uomo a un nuovo procedimento giudiziario, «in tempi utili e rispettando le regole di un equo processo». Che Alberto Ogaristi sia ingiustamente in carcere, perché innocente, lo hanno accertato le stesse autorità italiane che nel 2009 hanno arrestato i veri colpevoli dell'omicidio e tentato omicidio avvenuti, in un agguato, la sera del 18 febbraio del 2002 a Villa Literno. Tuttavia, la Corte d'Appello di Perugia, l'ultima a cui è stato domandato di pronunciarsi in merito alla riapertura del processo, ha stabilito che ciò non potrà avvenire fino alla condanna definitiva dei veri colpevoli.