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mercoledì 14 aprile 2010

AGENZIA ENTRATE : BOTTO DA 20 MILIONI EURO.Vittoria in contenzioso per l’Agenzia delle Entrate in Campania

Mentre la Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre personaggi legati al comune di Pignataro Maggiore di cui un avvocato pr ordine della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere , l'Agenzia delle Entrate della Campania e per esso il Direttore Regionale delle Entrate della Campania Enrico Sangermano ha vinto una battaglia giuridico-tributaria fondata sulla conoscenza delle norme . "Questa vittoria – afferma il Direttore Regionale delle Entrate, Enrico Sangermano, dimostra l’alto valore delle strategie difensive dell’Agenzia dinnanzi agli organi competenti, nonché la legittimità della pretesa erariale”. Ma andiamo ai fatti .



Con sentenza favorevole all’Agenzia delle Entrate della Campania, la Commissione Tributaria Regionale di Napoli ha accolto la tesi dell’Amministrazione risolvendo una controversia scaturita in seguito alla notifica di un avviso di accertamento da parte dell’Ufficio di Nola, (Ufficio "fondato" dal direttore Mattia Barricelli sammaritano doc, da Vincenzo Valletta casertano purosangue) con il quale si contestava ad una società l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di Iva pari a 20 milioni di euro.



Nel corso delle indagini è emerso che due società avevano posto in essere un sistema di compravendita simulata attraverso la stipula di un preliminare di vendita non registrato, avente ad oggetto rispettivamente l’impegno a vendere - da un lato - e ad acquistare - dall’altro - un generico gruppo di immobili, fissando un termine per la stipula del contratto definitivo.



A fronte del contratto preliminare, nella contabilità ufficiale non risultava registrata la fattura di acconto, la cui imposta non era né dichiarata, né, tanto meno, versata all’erario.



La seconda società, invece, registrava la fattura nel registro Iva acquisti del 2003, portando in detrazione l’importo dell’Iva indicato in fattura. I riscontri contabili e documentali hanno permesso di accertare che le due società non hanno mai stipulato il contratto definitivo e che, a fronte dell’importo indicato in fattura, a titolo di acconto non è stato effettuato alcun esborso di denaro. L’attività di intelligence, messa in atto dall’Agenzia delle Entrate, ha svelato un tentativo di frode fiscale, connotato da una serie operazioni cartolari e contabili concepite, sullo sfondo di gravi irregolarità, dai soggetti titolari delle società, il cui obiettivo era, da un lato, l’omesso versamento dell’Iva dovuta, dall’altro l’indebita detrazione dell’imposta, per un importo pari a 20 milioni di euro.