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martedì 16 febbraio 2010

RITORNA AGLI ONORI DELLA CRONACA “IL MOSTRO” DEL PANTANO DI SESSA AURUNCA - BOLLATO COME “MOLESTATORE” DELLA CANTANTE LAURA PAUSINI FU CONDANNATO A 10 MESI DI CARCERE


Fattosi progettare un caseggiato da un professionista non ha pagato le parcelle – Rischia la vendita all’asta dei suoi beni. Il procedimento al vaglio del Tribunale di S. Maria C.V. – La difesa ha proposto la “conversione” in denaro dei beni – Il giudice si è riservato -

     S.Maria C.V. ( di Ferdinando Terlizzi ) –    Giuseppe Andreucci è un pastore che vive sulla Domiziana (al bivio di fronte il cartellone per la baia domizia) nel comune di Cellole ove è nato  (anche se le cronache riportano che egli risiede nel frusinate, ciò non è vero, risiede stabilmente a Cellole alla località Pontoni, e solo anagraficamente a Picinisco. Dopo essersi preoccupato di costruirsi il locale per la trasformazione e vendita dei prodotti lattiero caseari, ha  trascurato di saldare i debiti con l’impresa e i vari tecnici e professionisti che aveva incaricato per i lavori.
     Si ha notizia anche  di alcune azioni legali pendenti nei suoi confronti per il recupero dei crediti, e anche di un pignoramento immobiliare ai danni della sua proprietà resosi necessario per recuperare i debiti che il pastore ha trascurato di saldare. Uno di questi creditori, un professionista incaricato dall’Andreucci,  si è dovuto rivolgere a un noto legale della zona, all’ Avv. Giuseppe Monarca, per ottenere giustizia dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere, Sezione distaccata di Carinola,  presso il quale è stata  pubblicata una sentenza di condanna a carico dell’Andreucci.
     Con la predetta azione esecutiva  si  accertava il credito per prestazioni tecniche e professionali che l’Andreucci si ostinava a ritenere inesistenti, poi risultate veritiere e consacrate in una sentenza passata in giudicato. Persistendo l’inadempimento dello stesso, il procedimento, è, poi, approdato innanzi la sezione esecuzioni civili del Tribunale di S. Maria Capua Vetere,  ove si attende l’esito della procedura attivata per il pignoramento di alcuni beni del debitore.  
     Forse qualcuno ricorderà di avere trovato un gregge spesso per le strade della Domiziana che ostruiva il transito delle automobili: era il suo gregge, da lui condotto. (Lui aveva sempre un ampio cappello di paglia sulla testa e un bastone e una camminata basculante).  Apparentemente faceva una vita tranquilla. Aveva anche costruito un casotto per la trasformazione e vendita dei prodotti latteo caseari (vendeva la ricotta di pecora sulla Domiziana, ove viveva in un primo momento con la madre che poi è andata  via dopo le vicende giudiziarie)  ma, dietro questa apparente tranquillità vi era un aspetto oscuro della sua personalità, poi sfociato in quella che si è trasformata in una vera e propria persecuzione ai danni della cantante Laura Pausini.  
     Il pastore Giuseppe Andreucci  è ribaltato nelle cronache giudiziarie  di tutta Italia, perché è stato additato come il molestatore della cantante Laura Pausini e, come si ricorderà fu condannato  dal Tribunale di Faenza a 10 mesi di reclusione. Pena poi  scontata  nel carcere di Cassino. La ricostruzione di questo fatto,  a cura degli inquirenti dell’epoca – ha dei risvolti “paranormali”. Il comportamento dell’Andreucci è stato,  infatti,  definito dai giornali dell’epoca “borderline”. Sembra che il pastore abbia effettuato diversi appostamenti presso l’abitazione ove risiedono i familiari della Pausini vicino Ravenna; abbia tempestato di telefonate la cantante; abbia bussato più volte al suo campanello e inoltrato fiori alla stessa con un biglietto scritto “tuo marito”.  Non si conoscono bene i dettagli di come sia venuto in possesso degli elementi per poter appostare la  “Star” e, addirittura, poter telefonare a lei o a qualcuna delle persone alla stessa vicine.
     Da questo comportamento, tuttavia,  si può presumere che il pastore abbia preso una vera e propria fissazione per la cantante. Probabilmente si tratta di una personalità… diciamo… poco aderente alla realtà, evidentemente minata dalla lunga permanenza solitaria nei campi del cosiddetto “pantano” a governare le pecore, senza alcuna distrazione. Ma di più non si sà della sua personalità, se non che, pare, che  in precedenza abbia avuto contatti con un’agenzia matrimoniale non della zona sessana.   
     L’Andreucci raggiungeva il colmo della  sua passione per la cantante dedicandosi sovente alla  visione di molte videocassette che riproducevano i concerti della cantante cui il pastore assisteva solitario a casa propria, in religiosa contemplazione dei video, non prima di essersi cambiato d’abito e indossato l’abito buono delle cerimonie. Qualcuno dei pastori che lavorava con lui ha raccontato  questi particolari.
     Si vocifera anche che il pastore abbia pagato ingenti somme di denaro per procurarsi qualche numero di telefono vicino a quello della cantante Laura Pausini. Ed in molti non si spiegano come sia rimasto senza un soldo poiché la sua attività era abbastanza avviata e quello che ha costruito - laboratorio per produzione e vendita di ricotta -  lo ha fatto con finanziamenti statali e non aveva, apparentemente, spese particolari.  In ogni modo, preso dalla passione per la cantante, il pastore ha poi trascurato i propri affari e, soprattutto, i pagamenti che doveva fare per saldare le spese occorse per la propria azienda.
     Poi la nota vicenda giudiziaria, allorquando  il tribunale di Ravenna revocò  il decreto di sospensione dell'ordine di carcerazione ai danni di Giuseppe Andreucci, 42 anni,   pastore originario di Cellole (Caserta), condannato per molestie nei confronti di Laura Pausini. Come è noto la villa della cantante a Castelbolognese, nel Ravennate, era stata infatti oggetto di continui  'pellegrinaggi' e appostamenti da parte del pastore, residente in Ciociaria, da anni fan sfegatato di Laura. Tanto da dedicarle le sue trasferte in territorio romagnolo, per poterla vedere anche solo per un attimo presso la sua abitazione. La prima condanna, emessa dal Tribunale di Faenza, prevedeva 10 mesi di reclusione con sospensione della pena, revocabili attraverso una richiesta di pena alternativa che l'imputato avrebbe dovuto presentare. Non avendo provveduto, Andreucci e' stato incarcerato e tradotto presso il carcere di Cassino