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giovedì 21 gennaio 2010

FAVORì SETOLA - REVOCATA L'ORDINAZA A ANTONIO PISANO

Aversa


In attesa della definizione del processo, giunge la revoca della misura per Antonio Pisano. L'uomo, arrestato lo scorso anno con l'accusa di aver favorito la latitanza del pericoloso boss Giuseppe Setola, venne arrestato su disposizione della DDa di Napoli. Dopo un periodo di detenzione in carcere, su richiesta dei difensori, i penalisti Enzo Guida, Massimo D'Errico e Paolo Cacciapuoti, ottenne la scarcerazione, rimandendo, però, la sottoposizione all'obbligo di dimora nel comune di residenza, vale a dire a Teverola. Misura che è rimasta in atto sino all'altro giorno, quando il Tribunale del Riesame di Napoli, ha accolto l'appello dei difensori, revocando questa misura di natura non custodiale.

Ora si attende la discussione dei difensori e la sentenza, che dovrà essere emessa dal Gup del Tribunale di Napoli.

Il processo è in programma per il prossimo 8 febbraio, dopo che si sono stati una serie di rinvii, a causa dell'astensione degli avvocati.

La requisitoria del Pm già c'è stata, con la richiesta di condanna a quattro anni di reclusione per Iuliano Giovanni e due anni e sei mesi per Antonio Pisano. Queste le richieste del Pm della Dda per i due soggetti accusati di aver favorito la latitanza di Setola.

Ad eseguire l'ordinanza furono i carabinieri del reparto territoriale di Aversa, agli ordini del tenente colonnello Francesco Marra, coadiuvati dai militari del nucleo operativo, coordinati dal tenente Fedele, e del nucleo radiomobile, coordinati dal tenente Domenico Forte.

Secondo l'accusa Pisano, avrebbe preso in affitto l'immobile a Trentola, ove Setola si rifugiava e dal quale, poi, scappò attraverso la rete fognaria.

Fallito il blitz, Setola fu arrestato dopo due giorni.

Le indagini consentirono, però, di verificare che per l'immobile dove si nascondeva il pericoloso latitante era stato stipulato un contratto di locazione regolare proprio da Pisano. All'allestimento del covo, secondo l'accusa, avrebbe contribuito pure Giovanni Iuliano, che avrebbe fatto da intermediario con i proprietari dell’immobile.